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HANNIBAL DA PROIBIRE?
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Comunicato 
8 febbraio 2001 0:00
 


CHE LO DECIDA OGNUNO PER CONTO PROPRIO E NON SIA LO STATO A DEFINIRE COSA E' GIUSTO E COSA E' SBAGLIATO PER LA CULTURA DI UN GIOVANE MINORENNE.

Firenze, 8 Febbraio 2001. Appena arrivato in circolazione, il film americano Hannibal di Ridley Scott e' diventato il teatrino delle pruderie sanfediste e censorie dei soliti "vietare e' bello e istruttivo" della cultura e della politica italiana.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' triste e vergognoso il fatto che una vera e propria "commissione censura" (eufemisticamente ribattezzata "Commissione di revisione cinematografica") debba analizzare il film per dirci se lo possiamo vedere o meno nella sua integrita' e se va vietato o meno ai minori di questa o quell'altra eta'. E come se non bastasse questa considerazione da microcefalo delle capacita' intellettive e speculative di un italiano medio (maggiorenne o minorenne che sia), ci dobbiamo anche sorbire il "puro di turno", ovviamente difensore dell'infanzia e non delle sue specifiche paure e incapacita', per cui ci domandiamo se qualcuno di questi censori ha mai avuto 13 anni; se ne sanno qualcosa della capacita' di discernere e della curiosita' che si hanno a quest'eta', oppure sono nati dentro i loro vestiti da chierici ingessati, che non si levano neanche se dovesse capitargli (e glielo auguriamo …) di far l'amore con la persona che hanno sempre desiderato.
Ma qui -potrebbe obiettare il censore- siamo di fronte a veri e propri bambini che possono liberamente andare a vedersi scene di violenza e disgusto inaudito . Scomodando anche la massima "de gustibus disputandum est", per far capire di cosa stiamo parlando, basti per tutti l'esempio di come e' stato deciso di fare negli Usa: i ragazzi al di sotto di 17 anni possono andare a vederlo se accompagnati dai genitori, cioe' si e' deciso che non sia lo Stato a stabilire cosa far vedere o meno ad un soggetto minorenne, ma chi ne sta curando formazione ed educazione.
Qui la "commissione censura", che non ha nei suoi parametri e soluzioni quella decisa negli Usa, ha fatto cio' che e' nella sua prassi, quindi non ha messo alcun divieto. Ben venga, anche se ci sentiamo a disagio nel difendere l'operato di questa istituzione borbonica che ancora sopravvive nel ministero della Giovanna Melandri.
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