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Comunicato 
2 febbraio 2001 0:00
 


IL MISTERO DELL'INFLAZIONE ITALIANA. MEGLIO NON FIDARSI!

Firenze, 2 Febbraio 2001. L'Istat ha presentato l'elaborazione dei suoi dati per il calcolo dell'inflazione del mese di gennaio. Sostanzialmente confermando le anticipazioni di alcune citta' campione, ma con piu' dovizia di particolari e, soprattutto, con la novita' dell'indice europeo armonizzato (Ipca).
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Registriamo tutto in aumento tranne il capitolo Comunicazioni (-2,8), probabilmente perche', a differenza degli altri capitoli, cio' che contano sono le dinamiche internazionali piu' che nazionali: e', cioe', un settore dove le scelte di politica nazionale non possono non seguire quello che e' il trend del mercato internazionale. Su tutto il resto -con la punta del 6,2 per abitazioni, acqua, elettricita' e combustibili- solo aumenti a raffica. Dovremmo sentirci incoraggiati da quel magro 0,2% in piu' di bevande alcoliche e tabacchi, ma le cronache di questi giorni ci dicono che e' solo "un incidente": non e' forse il ministro delle Finanze che in questi giorni, per "aiutare" i macellai in crisi mucca pazza, ha preannunciato per la categoria sgravi fiscali da recuperare, poi, con un aumento dei prezzi dei tabacchi?
Oltre al trend della nostra economia, pero', ci sono i dubbi sulla veridicita' di questi dati.
Se da una parte e' risaputo -e piu' volte da noi denunciato- che l'indice del costo della vita non include nei suo calcoli uno dei capitoli in cui le uscite dei contribuenti sono maggiori (bolli -tipo automobile e motorino- e accise varie), non ci convince l'analisi che ne fa l'Isae. L'Istituto di studi e analisi economiche esclude l'effetto mucca pazza rispetto a queste percentuali, perche' sarebbe troppo presto per valutarne gli effetti; eppure gli aumenti del 20-30% sui prodotti alternativi alla carne bovina, non sono di ieri, ma e' un trend che qualunque consumatore ha potuto verificare sui mercati gia' durante le feste di fine anno, e se questi dati si riferiscono a gennaio, perche' dovrebbero restarne fuori? Abbiamo l'impressione -e non e' una battuta- che l'esclusione di questi dati non sia tanto un fatto di tempi che devono maturare, ma di vera e propria esclusione. Siamo troppo drastici? Ci si consenta di esserlo dopo che da tempo (anni!) stiamo chiedendo all'Istat di fornirci l'elenco completo dei prodotti del paniere (circa 900), e ci viene detto che prima o poi saranno pubblicati e che, nel frattempo, dobbiamo accontentarci di un elenco di circa 200 voci generali. Sbagliamo a diffidare?
Inoltre l'Indice europeo armonizzato e' al 2,7% in quanto, dicono all'Istat, il capitolo "ricreazione, spettacoli e cultura", con il suo +3,1% non e' considerato in questo calcolo; cosi' come succede con il ticket sulle ricette da 3000 lire sui medicinali (che e' stato soppresso). Oltre a sapere quali sono le differenze di calcolo, pero', non ci viene detto il perche' di queste esclusioni. Forse perche' nella prospettiva dei costi europei non si calcolano i divertimenti? Si dice che il pachiderma Ue sia grigio, ma non credevamo si arrivasse al punto da escludere la considerazione del divertimento come componente della nostra vita. Sono ipotesi tra il serio e il faceto (ce ne rendiamo conto), ma visti gli strumenti che ci vengono messi a disposizione dall'Istat per capire e leggere, non abbiamo alternative; giungendo alla conclusione che di questi dati: non ci fidiamo!
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