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INFORMAZIONE ON-LINE E REGOLE DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI
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Comunicato 
3 maggio 2000 0:00
 


E' DIETRO L'ANGOLO IL SOLITO INTERNETTICIDA, COINVOLGENDO NUOVI LAVORI E LIBERTA'

Firenze, 3 maggio 2000. Il presidente dell'ordine dei Giornalisti del Lazio e Molise chiede al neo-ministro di Grazia e Giustizia un intervento urgente per regolamentare il settore dell'informazione on-line.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ci risiamo. Ecco l'internetticida di turno.
Una richiesta autoritaria, liberticida, destabilizzante le new-Economy e foriera di malgoverno. Questi sono i risultati che darebbero i consigli di Bruno Tucci, se il ministro Fassino gli desse retta, nel merito come nel metodo.
Non c'e' scritto da alcuna parte che per esercitare la professione di giornalista e per scrivere su un mezzo d'informazione, si debba essere iscritti all'ordine dei giornalisti. C'e' solo scritto, invece e purtroppo, che una testata giornalistica debba essere registrata in Tribunale con direttore responsabile iscritto all'ordine: su cosa significhi "testata giornalistica" nell'ambito di Internet, si potrebbe aprire un dibattito interminabile, dove le certezze non ci sarebbero neanche in presenza di sentenze della Corte Costituzionale.
Ma il direttore dell'ordine laziale le certezze ce le ha, perche' nella sua visione autoritaria di Stato, legge e lavoro, tutto cio' che e' affidato alla responsabilita' -anche giuridica- dell'individuo, e' una mina pericolosa che va eliminata, perche' potrebbe non essere controllata dalla sua gerarchia ordinatizia.
Un bel modo per impedire che la liberta' di Internet si sviluppi, alimentando creativita', curiosita' e ricerca in tutti i nuovi navigatori.
Non solo, ma per il nostro e' anche pericoloso che si sviluppino le new-Economy, che devono quasi tutto alla liberta' d'espressione e all'autoresponsabilizzazione degli attori. Le new-Economy sono flessibili, cangianti, agili, appassionanti e potrebbero -ed e' questa la iattura principale a cui il Tucci vuole porre rimedio- far capire che, lavorando, ci si puo' anche divertire: il perfetto contrario di cio' che lui fa con il suo Ordine e i suoi orari e ritmi lavorativi da miniera di carbonfossile.
Infine c'e' la richiesta di "intervento urgente", non al legislatore (il Parlamento), ma al ministro della Giustizia, neanche a quello delle Comunicazioni o al neo-sottosegretario all'editoria presso la presidenza del Consiglio dei ministri (che sembrerebbe piu' logico). Vuol dire che per il Tucci la situazione e' proprio grave, perche' richiedere che si reiteri il diffuso malgoverno che vede lo stesso Governo ormai sostituito al Parlamento nelle sue funzioni legislative, vuol dire che e' come se avessimo il nemico alle porte che sta corrodendo la salubrita' del nostro sistema d'informazione.
Per fortuna nostra, e dello stesso presidente laziale, il mondo sta procedendo in maniera diversa -e per questo fidiamo che il ministro Fassino si faccia una grande risata alla lettura della missiva del Tucci. Se cosi' non fosse, e si mettessero in essere i consigli del nostro, credo che le preoccupazioni che oggi abbiamo per l'arrivo degli immigrati, si stravolgerebbero: riprenderemmo noi ad essere emigranti, di braccia e di cervelli, verso quei Paesi che gia' in passato hanno svolto funzione di valvola di sfogo delle incapacita' economiche e governative del nostro Paese.
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