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INTESE STATO/CONFESSIONI RELIGIOSE
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Comunicato 
22 gennaio 2000 0:00
 


IL CONTRIBUENTE COSTRETTO A PAGARE PER COSE CHE NON LO RIGUARDANO

Firenze, 22 gennaio 2000. Maretta nel Governo per l'avvio di trattative con i rappresentanti dei Testimoni di Geova, mentre tutto liscio per l'Unione Buddista Italiana. Il contendere e' sull'inserimento di queste confessioni tra le opzioni obbligatorie per la destinazione del contributo dell'8 per mille alle religioni.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
A parte il fatto che non capiamo perche' l'Unione Buddista Italiana sia riconosciuta come una chiesa religiosa (probabilmente -rispetto ai nostri governanti- abbiamo letto e studiato altro sul buddismo, piu' noto e praticato come filosofia che come religione), ma si sa che in fatto di contributi pubblici da ottenere, l'identita' diventa camaleontica. A parte anche la bagarre di alcuni ministri di culto cattolico apostolico romano che hanno usato l'occasione per ribadire il loro concetto di liberta' (religiosa o meno, poco importa, ma sempre liberta') scagliandosi con accuse da codice penale contro i Testimoni di Geova.
A parte questo, resta il fatto piu' determinante per noi contribuenti obbligati a pagare la religione (o giudicata tale come nel caso del buddismo) di altre persone.
Il processo di modernizzazione dello Stato ha, in questo modo, subito un'ulteriore frenata. Infatti il problema non e' che un contribuente decida di devolvere parte del suo reddito a questa o a quella confessione, ma che sia obbligato a farlo in una rosa di scelta stabilita' in modo gerarchico dallo stesso Stato, e se non vuole farlo, ci pensera' poi lo Stato a dividere il suo 8 per mille tra tutte le confessioni privilegiate, in modo proporzionale a come hanno scelto coloro che hanno indicato questa scelta.
Vecchia polemica? No, per niente vecchia. Attualissima, che torna alla ribalta con la maretta nel Governo e le decisioni di questi giorni. Per ora i Patti Lateranensi con la Chiesa cattolica apostolica romana ci sono, e quindi c'e' la religione di Stato, come c'e' il Concordato e -solo grazie alla volonta' vaticana- c'e' la distribuzione dell'8 per mille anche ad altre confessioni, dopo accordi con le stesse. Quindi lo Stato deve prendere anche un impegno economico. Ma perche' deve prenderlo con la beffa dell'8 per mille?
Perche' obbligare i contribuenti a scegliere tra una rosa di confessioni privilegiate o, in alternativa, a dare i soldi per iniziative dello Stato tipo missione Arcobaleno (!!!)?
Non sarebbe piu' semplice dare i soldi a loro discrezione, senza questa parodia della democrazia fiscale che, di conseguenza, ci porta ad ascoltare chi trasforma il buddismo dell'Unione buddista italiana in religione buddista, e chi fa virtu' della violenza monoteista della propria religione?
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