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LIBERALIZZAZIONI IN ITALIA
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Comunicato 
21 marzo 2001 0:00
 


I DATI DELLA BCE SVELANO IL BLUFF ITALIANO, SOPRATTUTTO NEL SETTORE ELETTRICO.

Firenze, 21 marzo 2001. La Banca Centrale Europea ha diffuso un rapporto dedicato alla ricaduta sui prezzi delle riforme in atto nei principali servizi: telecomunicazioni, elettricita' e gas.
Cosi' li commenta il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il dato generale che ne emerge e' di un sostanziale ritardo -se non assenza come nel caso dell'elettricita'- dell'Italia nella ricaduta dei benefici della politica di privatizzazione e liberalizzazione sui prezzi al consumo.
Se per le telecomunicazioni la diminuzione (nel periodo 1998-2000) media europea e' del 9,9%, quella italiana e' del 5,3%. E se per il gas siamo sostanzialmente nella media degli aumenti europei (11,9 l'Europa e 10,7 l'Italia), nell'elettricita' si evidenzia il fenomeno italiano: in Europa i prezzi, nel periodo 1999-2000, diminuiscono dell'1,3%, ma in Italia crescono dell'8,2%, considerando anche che il -1,3 europeo e' tale anche ed essenzialmente al contributo del +8,2 italiano, altrimenti avrebbe registrato una maggiore diminuzione.
Dati che confermano cio' che andiamo ripetendo da tempo in diverse occasioni: la via italiana a privatizzazione e liberalizzazione dei servizi cosiddetti ex-monopolisti, e' un bluff, perche' si stanno solo cambiando i nomi sulle targhette delle sedi legali di alcune aziende che, pur se sono delle societa' per azioni, il fatto di avere la maggiorparte del capitale di proprieta' pubblica o il potere di golden share dello Stato quando la partecipazione dello stesso e' minoritaria, non le introduce sul mercato; perche' lo stesso mercato e' finto in quanto condizionato dalla presenza di posizioni dominanti dello Stato, o da accordi dello stesso con cartelli di privati, fino a impedire qualunque concorrenza grazie alla formazione di duopoli.
Nel caso dell'elettricita', la situazione italiana invertita' rispetto a quella europea (e non di poco), e' la plateale dimostrazione che il lancio dell'Enel monopolista nel campo delle multiutilities si e' trasformato in una riedizione in peggio dell'Iri delle politiche degli anni '60: l'aggravante e' che, se l'Iri almeno dava un servizio a sudditi che prima ne erano sforniti (si era pur sempre nel periodo della costruzione industriale del Paese), l'azione dell'Enel ha effetti contrari su quello che viene chiamato consumatore finale, che di fatto e' un suddito che si vuole imbonire con l'illusione di essere un consumatore … ma se non puo' scegliere, che consumatore sarebbe? Il +8,2 italiano stride moltissimo con il -1,3 europeo, e urla tutto lo sfascio delle scelte politiche dei governi che hanno avvalorato e incrementato questo indirizzo.
Ma tutto questo, servira' di lezione a qualcuno, per esempio, nella campagna elettorale in corso? Ne dubitiamo, perche' di programmi e interessi dei consumatori, per il momento, se ne parla solo a frasi fatte e a rievocazioni come se "consumatore" fosse una parola magica. Ma i dati della Bce sono li' e, almeno questa volta, parlano per noi.
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