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LIBRI SCOLASTICI
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Comunicato 
24 agosto 2000 0:00
 


RIAPRE LA SCUOLA DELL’OBBLIGO E RICOMINCIA IL SALASSO DEI TESTI SCOLASTICI E NON SOLO

Firenze, 24 Agosto 2000. Ultimi giorni prima dell’inizio della scuola e, al rientro delle vacanze, bisogna cominciare a fare i conti con il salasso obbligatorio per le famiglie italiane che, non solo sono costrette a mandare i loro figli alla scuola che lo Stato vuole, ma, oltre le tasse, devono anche pagare i libri di testo. Per un ragazzo della scuola media, la spesa per il triennio si e’ di 966 mila lire (sono stati fissati i tetti di 528.000 per la prima, 204.000 per la seconda e 234.000 per la Terza), che sono grosso modo gli stessi dell’anno scorso.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il non aumento dei tetti massimi, pero’ non ci deve fa rasserenare rispetto al fatto che dal portafogli delle famiglie non saranno estratti piu’ soldi, perche’ se andiamo a vedere il capitolo di spesa "istruzione" dei dati statistici elaborati dall’Istat per fissare l’andamento dei prezzi al consumo, notiamo che la percentuale di aumento (per luglio 2001 rispetto a luglio 2000) e’ tra le piu’ alte, cioe’ il 3,3%, rispetto ad una media complessiva dei prezzi del 2,9%. E troviamo la stessa percentuale di aumento (3,3) anche per le altre spese a cui si deve andare incontro (diario, quaderni, penne, cartella, etc, cioe’ quelle voci che, sotto la dizione "articoli di cancelleria per la scuola", fanno parte del capitolo di spesa "Ricreazione, spettacolo e cultura" sempre del paniere Istat).
Inoltre l’Associazione italiana editori ha fatto sapere, per restare all’esempio della scuola media, che i libri di testo aumenteranno solo del 2,28%. Se si considera che, grazie ad una legge di questa primavera, lo sconto massimo che i librai possono applicare e’ del 15%, non e’ che questo contenimento del 2,28 (al di sotto del livello inflazionistico, come trionfalmente sottolineano gli editori) sia gran cosa, perche’ con questa legge sono stati espulsi dal mercato tutti coloro che potevano fare offerte interessanti, e gli editori controllano meglio il mercato e si possono concedere il "lusso" di aumentare minimamente i prezzi; e’ la solita musica, con il consumatore finale che viene penalizzato a vantaggio di produttori, distributori e venditori al dettaglio.
Logica vorrebbe che se qualcosa e' obbligatorio, i libri fossero inclusi nell'obbligo. Ma non e' cosi'. Non solo, ma anche se ci si volesse avvalere di nuovi mezzi di distribuzione come Internet (dove un giorno si’ e l’altro pure ci decantano i vantaggi economici del suo uso, perche’ taglierebbe, per esempio, il costo dei distributori/grossisti), la situazione sarebbe peggiore per l’aspetto fiscale: il ministero delle Finanze, a suo tempo, e’ stato molto esplicito: i prodotti editoriali venduti attraverso Internet non possono avvalersi dell’aliquota Iva ridotta al 4%, ma devono applicare quella del 20. Che e’ come riaffermare che, di riffa o di raffa, gli editori e il loro apparato hanno stabilito che devono guadagnare un tot, e per farlo devono essere esenti dal presunto pericolo del mercato.
Alle famiglie italiane non resta che continuare a pagare questo obbligo scolastico con altrettanto obbligo di spesa.
Il mercato, la concorrenza, la liberta’ di scelta (e di conseguenza la qualita’) sono altro rispetto alla scuola italiana.
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