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MISURE ANTI MUCCA PAZZA
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Comunicato 
29 gennaio 2001 0:00
 


E' COLPEVOLE LA COMMISSIONE UE O L'INEZIA DEL MINISTERO ITALIANO DELLA SANITA' CHE NON HA FATTO L'INTERESSE NAZIONALE MA HA SOLO ASPETTATO BRUXELLES? CHIEDIAMO UN CHIARIMENTO AL PRESIDENTE GIULIANO AMATO: NE VA DELLA CREDIBILITA' DEL POTERE ESECUTIVO.

Firenze 23 gennaio 2001. La Commissione europea ha fatto sapere che le critiche giunte al suo operato da parte del ministro italiano delle Politiche Agricole sono sbagliate, perche' l'attuale crisi non e' stata originata dalla mancanza di misure, ma dalla loro scarsa attuazione: alcuni Paesi della Ue si sono ritenuti liberi dal contagio di mucca pazza, per cui solo lo scorso giugno (dopo quattro anni che la proposta originaria fu presentata dalla Commissione al Consiglio dei Quindici) e' stato adottato il provvedimento di rimozione e distruzione dei materiali a rischio.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Non possiamo non ricordare le dichiarazioni pubbliche delle autorita' italiane (ministri delle Politiche Agricole e Sanita' in testa) che solo pochi mesi fa davano per sicure le carni italiane, che potevano essere consumate senza alcun pericolo. Gia' allora avevamo evidenziato che erano affermazioni incoscienti, perche' la sicurezza nasceva solo dalla mancanza di controlli, ma faceva piu' spettacolo la salubrita' tricolore della ritrovata unita' nazionale (la stessa che abitualmente si manifesta quando la nazionale di calcio vince qualche partita), che non la certezza sperimentata di cio' che si diceva.
Ed oggi ci ritroviamo in questo scambio di accuse tra il ministro Pecorario Scanio e la Commissione, dove non sappiamo chi aveva ragione e non sappiamo chi l'abbia oggi.
E' importante saperlo, perche' da questo se ne dedurrebbe se al ministero della Sanita' (che e' certamente piu' responsabile che non quello delle Politiche Agricole) c'e' solo gente che fa fare al ministro Veronesi quelle rassicurazioni sulla salubrita' della carne italiana che poi sono risultate non-vere o persone con le mani legate da una Commissione Europea tesa solo a salvaguardare i propri equilibri di potere. E' su queste cose che si registra la credibilita' di un ministero della Sanita' che, pur nelle sue numerose e lodevoli iniziative e prese di posizione su vare questioni, ci sembra che sull'argomento (per eredita', gestione della stessa e iniziative nuove in materia) sia succube delle decisioni e pratiche comunitarie.
Il Consiglio dei Quindici e' una sorta di forca caudina delle decisioni della Commissione, perche' vi si riscontrano e si scontrano tutti gli interessi delle singole nazioni, a cui sono sottomesse le decisioni (alla faccia del federalismo e dell'unione europea). Il ministero italiano della Sanita' ha solo seguito pedissequamente queste indicazioni o, in materia, ha sviluppato una sua ricerca, analisi e peculiarita'? Ha, cioe', fatto l'interesse nazionale (per cui giura anche davanti al presidente della Repubblica) oppure ha solo aspettato Bruxelles?
In pratica: chi ha ragione? E i documenti che comprovavano le rispettive ed opposte ragioni, cosa dicono e dove sono? La Commissione li ha messi in circolazione con la sua presa di posizione odierna, con tanto di procedura insolita che evidenzia l'emergenza di dire per bene come stanno le cose rispetto a precise accuse. Perche' il Governo italiano dice il contrario? Con quale documentazione e motivazioni? Non e' che si sta cercando di coprire la propria inezia e i propri ritardi?
Lo chiediamo al ministero della Sanita' e delle Politiche Agricole, che' ha sollevato il problema. Ma e' evidente che e' una domanda la cui risposta deve arrivare dal presidente del Consiglio dei ministri, perche' coinvolge tutto il potere esecutivo italiano.
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