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IL MITO DELL'AUTOVELOX E' D'ARGILLA
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Comunicato 
16 luglio 1999 0:00
 
. LA SUA PRESENZA, COSI' COM'E' OGGI, E' IRRILEVANTE RISPETTO AL DRAMMA DEGLI INCIDENTI STRADALI, E NON FA ALTRO CHE CREARE INCERTEZZA DEL DIRITTO E INDISPONIBILITA' DI COLLABORAZIONE DA PARTE DEGLI AUTOMOBILISTI.

Firenze, 16 Luglio 1999. Sembra che l'autovelox, tornato alle glorie delle cronache grazie ad un'azienda che sta facendo la sua fortuna con la vendita di strumenti che lo segnalerebbero in anticipo, sia la panacea dei mali del trasporto su gomma.
Cosi' interviene il presidnete dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ma il mito e' d'argilla, perche' puo' crollare al primo soffio di un giudice che voglia applicare la legge, e noi stiamo facendo di tutto perche' piu' giudici intervengano.
Nonostante le interrogazioni parlamentari che stimolano il legislatore a vietare i rilevatori di autovelox, e le generiche affermazioni estive dei responsabili del ministero dei Trasporti, c'e da ricordarsi che questo autovelox e' un vero e proprio pericolo pubblico: macchina di tortura degli automobilisti in mano a persone inesperte, con l'unico intento di prendere soldi al malcapitato di turno, e aiutare i bilanci del Comune che ha investito in questo acquisto
Gli strumenti oggi in dotazione ai vari copri di polizia sono un arcobaleno di tecnicita', senza alcun riferimento scientifico che serva per aver un unico parametro di riferimento. Una legge dello Stato (273/1991) prevede un sistema nazionale di taratura, e stabilisce anche che, per oggetti tipo l'autovelox, a farlo sia l'Istituto Galileo Ferraris di Torino, che -pero'- interpellato in materia si trincera dietro una ambigua riservatezza.
Di fatto, ogni volta che affrontiamo la questione in sede conciliativa e giudiziale, sollevando la legittimita' tecnica degli strumenti usati, le autorita' ci mostrano la sola omologazione, ma niente riguardo alla taratura, tant'e' che ogni posto di polizia decide di elevare contravvenzione dopo che ha applicato varie e bizzarre decurtazioni della velocita' rilevata, in base a percentuali d'errore stabilite in modo arbitrario.
Una situazione che non aiuta l'automobilista a riconoscere la sua colpa, e trasforma il tutore dell'ordine in un arrogante sanguisuga. Non sappiamo, percio', che cosa potra' inventarsi il legislatore per vietare produzione e vendita dei rilevatori di autovelox, in quanto la definizione tecnica dello stesso autovelox e' legislativamente inesistente.
La campagna che sta montando -perennemente in ritardo rispetto ad urgenze che non e' la prima volta che si manifestano in termini cosi' drammatici- ci da' l'impressione di essere piu' che altro fine a se stessa, per prendersi qualche gloria e non intervenire alla radice del problema. Non e' neanche una "toppa" in attesa di nuove norme piu' pratiche che limitino gli incidenti stradali. E' semplicemente un nulla che, in quanto tale, svolgera' la funzione di distrarre dalla centralita' del problema: mancanza di informazione degli automobilisti prima e durante i viaggi, carenza di sicurezza delle infrastrutture, incapacita' e lassismo delle forze di polizia nell'applicare le leggi sempre e in qualunque luogo, attenendosi alle norme scritte e non al "comune
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