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MORTI PER DROGA A PERUGIA
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Comunicato 
26 marzo 2001 0:00
 


SONO VITTIME DI LEGGI CHE ALIMENTANO CLANDESTINITA' E PERICOLI, NON SOLO PER CHI CONSUMA LE DROGHE

Firenze, 26 marzo 2001. Due morti e tre in ospedale: e' il bilancio della somministrazione di droga pesante tagliata in modo improprio su cinque ragazzi della provincia di Perugia. Che ha fatto piu' notizia del morto piu' o meno quotidiano in questo ambito, solo perche' si trattava di ragazzi che non erano mai stati segnalati in precedenza alle forze dell'ordine per consumo di droghe illecite.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Sono due morti che devono pesare sulla coscienza di tutti i legislatori che in questi anni non hanno mai voluto affrontare il problema droghe nell'unico modo possibile: legalizzando uso e produzione.
E' chiaro che ci saranno le solite sirene che diranno che invece e' vero il contrario, che se la repressione fosse stata piu' presente e precisa, questi giovani non avrebbero trovato chi gli vendeva quelle sostanze mortali, e che se la cultura e la scuola, fin da bimbi, gli avesse indicato come valore assoluto il binomio droghe=male, non ci avrebbero neanche pensato. Ma non e' cosi'! Il bene e il male sono solo categorie delle scelte individuali di ognuno in un contesto disciplinato da leggi che non possono dire cio' che e' bene e cio' che e' male, ma solo disciplinare la liberta' di ognuno su se stesso senza ledere quella degli altri. Insomma, non e' con le leggi che proibiscono che si riesce a convincere qualcuno a non fare qualcosa su se stesso: la diffusione delle droghe ne e' l'aspetto piu' eclatante e, come nel caso dei giovani perugini, drammatico. Noi non sappiamo se le droghe siano un bene o un male (e' una valutazione che lasciamo alla coscienza e alla scelta di ognuno), ma sappiamo con certezza che le droghe ci sono e fanno parte di tutte le culture (ognuna, poi, sceglie di legalizzare quelle che piu' si addicono ai propri "riti"), e perche' non diventino uno strumento per farsi involontariamente male, occorre conoscerle, sapere tutto; occorre affidarle ad un mercato legale che le tratti come sostanze legali, con le loro regole.
E che non si tratti di pericoli solo per chi consuma le droghe illegali, e' dimostrato da cio' che sono diventati gli angoli delle strade delle nostre citta': mercati clandestini a cielo aperto, dove si vende la morte come nel caso di Perugia, o dove, con la scusa di vendere qualche grammo di haschish o marijuana si cerca di rifilare un po' di cocaina o eroina per farsi clienti piu' affezionati e dispendiosi: il tutto gestito rigorosamente dalla malavita, con le forze dell'ordine esasperate che, non potendo militarizzare le citta', intervengono a singhiozzo o sotto la spinta dell'emotivita' di questo o quell'altro dramma.
E questo nonostante i vantati successi degli uffici Onu preposti, che, sotto la guida dell'italiano Pino Arlacchi, fanno periodicamente le liste dei campi di coltivazione della coca e del papavero che vengono distrutti nei Paesi produttori …. ma la "roba" in circolazione non diminuisce mai: qualcosa non torna, perche' essendo la domanda sempre molto alta, e' evidente che la materia prima, oltre a produrla altrove, subisce delle trasformazioni per cui, per esempio, non ha piu' bisogno dei campi afghani, boliviani, thailandesi, e colombiani, ma gli basta un piccolo laboratorio messo su con un manuale da "piccolo chimico" in qualunque scantinato di qualunque casa delle nostre citta' (con altrettante mani inesperte che preparano droghe che poi, proprio per la fatturazione approssimata, portano anche alla morte).
Aspettiamo i prossimi cadaveri?
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