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MUTUI: IL FATTACCIO SI RITORCE CONTRO I CONSUMATORI
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Comunicato 
3 gennaio 2001 0:00
 


COL TASSO UNICO DI STATO, COSA FARE IN ATTESA CHE CI SIA CERTEZZA DEL DIRITTO.

Firenze, 3 gennaio 2000. Man mano che si sbolliscono i bollenti spiriti, e le dichiarazioni di guerra di chi si e' messo a capo di un inesistente popolo di risparmiatori truffati appaiono affogate nello champagne che ha salutato il nuovo anno, si delinea meglio la fregatura che e' stata messa in opera a danno dei consumatori.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ci troviamo nella situazione che, nei giorni in cui il decreto del Governo e' diventato operativo, nessuno puo' utilizzarlo, perche' e' cosi' indefinito e incerto il suo iter parlamentare (con componenti non secondarie della stessa maggioranza di Governo che hanno promesso fuoco e fiamme nelle aule parlamentari) che, qualunque iniziativa sarebbe velleitaria e suicida. Da parte delle banche e da parte dei consumatori, perche' dovrebbero mettersi d'accordo senza certezza di diritto, di causa e di effetto.
Non solo, ma per il consumatore -com'era scontato- la situazione e' peggiore anche rispetto al periodo precedente alla sentenza della Cassazione che ha scatenato il tutto: prima il tasso massimo di riferimento era quello indicato trimestralmente dalla Banca d'Italia grazie alla legge sull'usura (oggi 10,395%), ora il decreto lo fissa a 12,21% per le famiglie (12,71% per le aziende). Se consideriamo che il decreto non specifica che la rinegoziazione debba avvenire a costo zero per il consumatore (come era stato invece enunciato), e che le banche, non essendo opere di beneficenza ma societa' di lucro, in assenza di obblighi di legge, giustamente si faranno pagare il servizio che presteranno, e' evidente che e' tutto a svantaggio per il consumatore: perche' una banca dovrebbe rinegoziare col tasso della Banca d'Italia e non con quello del Governo? Concorrenza, mercato? Parole e pratiche sconosciute e ammazzate per bene dal decreto del Governo che ha stabilito il tasso fisso unico di Stato.
Quindi, in attesa che dal mostro giuridico ed economico partorito dal Governo nasca non sappiamo quale altro mostro da parte del Parlamento, cosa deve fare il consumatore?
* Se e' nella condizione di dover rinegoziare il mutuo, non puo' far altro che aspettare o, caso per caso -sempre che trovi la banca disponibile- verificare condizioni e tempi che gli vengono offerti: se sono tali da rendere conveniente la rinegoziazione.
* Se, sempre nella condizione di rinegoziazione, il consumatore volesse procedere con la strada giudiziaria aperta dalla sentenza della Cassazione, sarebbero soldi buttati via. Istruire una pratica con un avvocato (tranne il remoto caso di cause da intentare davanti al giudice di pace per importi inferiori ai due milioni, che consentono di stare in giudizio senza assistenza del legale) facendo fare tutti i conti dovuti al proprio commercialista o consulente (anche perche' le banche -che anche loro costano- non si presterebbero mai a farli in caso di contenzioso giudiziario), e' un aggravio economico che resterebbe li', perche' un giudice, in questa situazione indefinita, non potrebbe non attendere una precisa definizione legislativa che -tra l'altro- e' quasi certo che potrebbe ritenere inutile il ricorso giudiziale.
* Se e' nella condizione di dover accendere un nuovo mutuo, che lo faccia solo a tasso fisso, anche perche' -nel nuovo decreto- ci sembra che l'irremovibilita' dell'accordo economico pattuito tra le parti sia l'unica cosa certa, che non dovrebbe subire aumenti o diminuzioni rispetto a nuove leggi e -lo diciamo a ragion veduta- a mercato delle stesse. I tassi in questi ultimi mesi sono sempre cresciuti e non troviamo motivo per cui questo percorso dovrebbe invertirsi, per cui e' meglio la certezza di una programmazione di esborso che non un rischio paragonabile ad un investimento in Borsa a Rio de Janeiro.
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