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OLIO DI OLIVA: COME SI UCCIDE UN MERCATO
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Comunicato 
16 maggio 2001 0:00
 



Roma, 16 maggio 2001. Quest'anno l'Italia ha prodotto 493mila tonnellate di olio, contro il milione della Spagna e le 400mila della Grecia. La domanda interna e' di 700mila tonnellate. Non ci preoccupiamo della quantita' -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- anche se rileviamo che la piccola Grecia e' meno della meta' dell'Italia, due terzi del suo territorio e' montuoso ma sta per raggiungerci, ma della qualita' e della diffusione di un prodotto tipico dell'area mediterranea ed in particolare dell'Italia. Possibile che non riusciamo ad affermarci sul mercato con oli di qualita'? La storia inizia nel 1993 quando la etichettatura degli oli cambia, su pressione degli industriali e connivenza del governo, da "prodotto e imbottigliato a..." in "confezionato a...". Tradotto significa che l'olio di oliva poteva essere indifferentemente fatto con olive italiane, spagnole, greche, turche, tunisine, algerine e marocchine. La scoperta, qualche anno fa nei ristoranti londinesi, di oli di oliva (2 su tre) classificati "toscani" ma contenenti anche oli spagnoli e greci, ha fatto il giro del mondo. Possibile che marchi conosciutissimi di oli pubblicizzano, con immagini, un olio italiano quando la provenienza e' perlomeno mediterranea? Meno male che l'Antitrust ha sanzionata tali comportamenti! Possibile che un prodotto, decantato dai dietologi, non riesca ad essere presente sui tavoli dei ristoranti e in tutte la case d'Europa? Colpa della grettezza dei nostri produttori, senz'altro. Ma soprattutto colpa dei nostri governanti che non riescono a vedere al di la del proprio naso, piegati agli interessi di parte in modo ignominioso. Siamo ancora in tempo per recuperare. Un compito che spetta al nuovo governo che verra'. Speriamo!
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