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Olio tunisino. Un grande benvenuto e un futuro florido: nuove politiche in economia e migrazioni
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Comunicato di Vincenzo Donvito
11 marzo 2016 8:51
 
 Grande bagarre di sdegno, anche istituzionale (ministri nazionali in prima linea), per la decisione Ue di far arrivare l'olio d'oliva tunisino nei nostri mercati senza pagare i dazi, e coprendo una percentuale di mercato del 3 (del TRE). Bagarre del tipo “aumenteranno le frodi”, “Sminuisce la qualita' di una nostra eccellenza nazionale”, e altre critiche del genere. E questi critici ci dicono anche che va bene aiutare un Paese come la Tunisia, in quanto uno dei pochi sopravvissuti della cosiddetta primavera araba, ma non esageriamo....
Chissa' quale visione del mondo e dell'economia hanno tutti questi critici, ministri inclusi. Forse quella che aiutare un Paese in difficolta' economica e che sta pagando a caro prezzo -per se' e per tutti noi cosiddetti occidentali- la sua scelta di democrazia istituzionale ed economica (1), bisogna che se stiano a casa loro: si bevano i loro vini e condiscano col proprio olio e, al massimo, vengano come clandestini nel nostro Paese per fare quei lavori che gli italiani non vogliono fare (anche perche' molti sono “a nero”) o finiscano come soldatini della delinquenza organizzata che infesta le nostre strade di spacciatori di droghe illegali. Questi sono i tunisini che piacciono a chi alza la voce contro le facilitazioni per le importazioni dei loro prodotti (datteri esclusi, immaginiamo), perche' i tunisini, e tutti quelli come loro, dovrebbero servire solo a tappare i buchi oscuri del nostro sistema economico, giammai che ne possano essere protagonisti. Domanda del tipico protezionista: ma cosi' aumenta il pericolo di “inquinamento” di uno dei nostri prodotti tipici, l'olio d'oliva...
Ipocriti e falsi!!
Primo perche' “l'inquinamento” dei prodotti tipici e' all'ordine del giorno anche di blasonati produttori di olio di una delle piu' tipiche regioni che ne producono uno eccellente, come la Toscana (sono in corso dei procedimenti giudiziari) (che la “mescolanza” avvenga con l'olio pugliese o greco o spagnolo o tunisino, sempre frode e', o e' piu' grave la frode made in Tunisia?).
Secondo perche' non sarebbe una novita' che, oltre ad usare mano d'opera anche tunisina a basso costo per la raccolta delle olive per le produzioni doc, sia questo un metodo per tappare i buchi della propria disorganizzazione e incapacita' imprenditoriale: facile farsi ricchi sfruttando i poveri e i disgraziati (metodo non nuovo, e secolarmente diffuso in ogni dove, anche nei Paesi piu' protezionisti del Pianeta).
Terzo perche' si parte dal presupposto che il nostro e' un Paese incapace di mantenere l'ordine (controlli alimentari nella fattispecie) e di concepirlo come quotidianita' (l'occasione -l'olio tunisino nella fattispecie- fa l'uomo ladro), e questo vale sia per i cittadini/imprenditori che per le autorita' preposte a mantenere e controllare questo ordine... che e' come dire -estremizzando ma esprimendo bene un concetto- che siccome con un coltello si puo' uccidere una persona, e' bene che i coltelli siano vietati.
Quarto, e infine, tra tutti questi soloni del protezionismo economico e politico, c'e' qualcuno che e' in grado di dirci come dovremmo invece affrontare i rapporti con Paesi come la Tunisia, senza lasciarli in balia di quel terrorismo che -non a caso- nasce sempre dalla poverta' e dalla difficolt'a di rapportarsi alla pari con Paesi come il nostro (vale -anche e sempre- quanto riportato alla nota 1)?
Noi consumatori -attenti, consapevoli ed esigenti sotto tutti i punti di vista- siamo invece ben lieti di poter domani acquistare in un supermercato un olio con scritto “made in Tunisia” e che costera' meno di molte nostre eccellenze, piuttosto che cercare di interpretare etichette di oli d'oliva che, pur con marchi blasonati, ci lasciano perplessi nella lettura dell'origine dei prodotti.
Non e' forse l'abolizione di questi dazi uno strumento valido -almeno dove non vengono distrutte le citta' da bombardamenti- per aiutare e coinvolgere senza dover raccogliere il morto quotidiano nei mari di Lampedusa o dell'Egeo? Certo, stiamo parlando solo della piccola Tunisia, ma puo' essere un buon inizio di una politica diversa, in economia come sui migranti.

(1) e che -a nostro avviso- sarebbe opportuno facesse anche parte dell'Unione Europea 
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