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IL PANIERE DEI PREZZI E DELLE BUFALE
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Comunicato 
3 febbraio 2001 0:00
 


PER L'ISTAT, CHE DAL PANIERE ESCLUDE TUTTE LE TASSE TRANNE QUELLA SUL POSSESSO DELLA TV, LA FAMIGLIA MEDIA ITALIANA DI OPERAI E IMPIEGATI HA UN TETTO ANNUO DI SPESA DI 74 MILIONI DI LIRE

Firenze, 3 Febbraio 2001. L'Istat, per capire il meccanismo di calcolo dell'inflazione, mette a disposizione scarsi dati: e' irreperibile l'elenco completo del paniere (circa 900 voci), mentre e' a disposizione un elenco per grandi voci (circa 200), e tra queste c'e la tassa sul possesso di un apparecchio televisivo, piu' nota come canone e/o abbonamento: l'unica del genere, perche' dal paniere sono esclusi i contributi obbligatori che i contribuenti versano allo Stato (Irpef, Iva, Ici, bollo auto/moto, multe, etc.).
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Abbiamo chiesto ad uno dei nostri consulenti commerciali, il rag. Roberto Rogai, di verificare, con l'uso dei parametri Istat, quanto la tassa Rai pesi sulla spesa media delle famiglie di operai e impiegati (che e' uno dei due indici -FOI- oltre quello della famiglia media -NIC- che l'Istat e' convinta -chissa' perche'- abbiano tetti e tipologie di spesa diversi).
Una premessa per meglio capire: la somma dei pesi dell'indice equivale a 1 milione di lire; ogni peso e' relativo a quanto un prodotto incide in questo milione, per cui per ogni milione di spesa la famiglia operaia/impiegata spende X lire per il pane, Y lire per biancheria intima da uomo, Z lire per la benzina, etc. Siccome la spesa annua media effettiva di una tale famiglia non e' un milione ma, piu' probabilmente, 25 o 30 milioni, la spesa annua per il pane sara' 25-30 volte X, la spesa per biancheria intima da uomo sara' 25-30 volte Y e cosi' via. Si tratta di dati medi, e quindi vale il paradosso di Trilussa del mezzo pollo a testa come media statistica tra chi mangia un pollo intero e chi il pollo non lo mangia per niente. Il consumo medio di carne risente dei vegetariani, quello di alcolici risente degli astemi (e degli ubriaconi) e cosi' via.
Vediamo quindi quanto incide quella anomalia (per il fatto di essere una tassa) che e' la tassa Rai.
Per ogni milione di spesa l'ISTAT fa pesare il canone per L.2.300. Se la spesa fosse 10 milioni (10 volte un milione) il peso sarebbe di L. 23.000 (10 volte 2.300). E qui sta il punto. Mentre per qualunque altro bene o servizio la spesa e' molto variabile da famiglia a famiglia in relazione ai gusti personali, al livello assoluto di reddito, all'ampiezza ed alla composizione del nucleo familiare, etc., per la tassa Rai chi ha il televisore deve pagare 179.000 lire fisse annue, e chi non ce l'ha non deve pagare niente. Visto che almeno il 95% delle famiglie ha il televisore, la spesa media e' il 95% di 179.000, cioe' lire 170.050.
E tale spesa media, secondo l'ISTAT, ha un peso di 2.300 lire su ogni milione di spesa.
Siccome la spesa effettiva e', mediamente, 170.050 lire, cioe' 74 volte 2.300, evidentemente l'ISTAT ipotizza che la famiglia media di operai e impiegati spenda ogni anno 74 volte un milione, cioe' 74.000.000. Sottolineiamo che si tratta di spesa per consumi, escludendo non solo imposte e tasse e balzelli vari, ma anche la quota di reddito risparmiato, per cui l'ISTAT pensa che il reddito medio netto di una famiglia di operai e impiegati sia intorno ai 100 milioni annui.
Oppure, piu' verosimilmente, il peso attribuito al canone Rai nel calcolo dell'indice dei prezzi e' largamente sottovalutato.
Se la spesa media annua di una famiglia di operai e impiegati fosse di 37 milioni, il canone dovrebbe pesare per 4.600 lire ogni milione di spesa; 6.900 lire se la spesa media fosse di circa 25 milioni.
Le conseguenze non sono soltanto matematiche, ma squisitamente politiche ed economiche. Se al canone Rai fosse dato il giusto peso, raddoppiando o triplicando quello attuale, i suoi periodici aumenti avrebbero un doppio o triplo impatto, con altrettanti riflessi sull'andamento generale dell'inflazione.
E quindi non sarebbe piu' possibile attribuire le colpe dell'aumento dei prezzi agli sceicchi (come avviene per la benzina) oppure ai sordidi speculatori (vedi mucca pazza), ma la responsabilita' sarebbe solo del Governo, che dispone i periodici aumenti del canone.
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