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Prezzi benzina. L’aumento al dettaglio è un allarmismo senza giustificazioni. Giova solo a distrarsi dal fatto che le imposte sono circa i due terzi
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Comunicato di Vincenzo Donvito
18 settembre 2019 15:36
 
 Sembra scontato che dopo quanto accaduto in Arabia Saudita con gli attacchi di sabato scorso ai pozzi di petrolio, e relativo calo di produzione, ci debba essere un riflesso sulla vendita al dettaglio dei prodotti raffinati. Numerosi i commentatori in merito, più o meno catastrofisti, anche perché così si addice ad un’informazione che se non è “sull’allarme” non si sente tale. Ma scontato non è. Anzi. Infatti già oggi le autorità saudite fanno sapere che sono tornate alla normalità con forniture di petrolio ai livelli antecedenti gli attacchi alle installazioni petrolifere del regno. Al momento, quindi, le varie industrie che poi portano il petrolio sotto forma di carburanti nei nostri dispositivi di consumo, non se ne sono neanche accorti. E se dovessero accorgersene sarà tra diversi mesi e in modo molto limitato.

I carburanti, e la benzina soprattutto, sono però l’arma di tutte le politiche di prezzi e di bilanci. Per cui… perché rinunciare a farsi una ragione “dei mali oscuri che vengono dall’esterno del nostro sano sistema economico e produttivo” e cogliere l’occasione per prendersela – a scelta – coi cattivi arabi, i cattivi russi, i cattivi iraniani, i cattivi algerini, etc... insomma molti poco politicamente apprezzabili Paesi produttori di energie di nostro acquisto quotidiano con cui, però, i rapporti economici e politici sono molto stretti. Per quanto ci riguarda, questa è spazzatura! Al momento non ci interessa difendere, o accusare, nessuno di questi Paesi e mettere in discussione i rapporti del nostro Paese con loro, ma ci preme porre l’accento su quello che tutto questo significa per le nostre tasche:
QUALCUNO FA IL FURBO PER AUMENTARE I COSTI DELLE VENDITE ENERGETICHE AL DETTAGLIO; oppure: CAVALCARE LA TEMPESTA DEI FATTI ARABI PER MOSTRARE SAGGEZZA CON “SOLO” PICCOLI AUMENTI, SPACCIANDOLI PER SAGGEZZA.
Il meccanismo è quello classico: il sentito dire, l’opinione diffusa che diventano leve dei cambiamenti economici. E, sempre e ancora in modo spudorato, visto che i responsabili sono altrove, stranieri, far dimenticare i veri motivi dei nostri assurdi prezzi al dettaglio: le componenti fiscali. Che nessuno, ma proprio nessuno, prende mai in considerazione per modificarle.

Il costo medio della benzina al dettaglio è di circa 1,600 euro al litro. Determinato da un coacervo di balzelli fiscali che rappresentano quasi i due terzi del costo (1), e che solo a ricordarli ci si dovrebbe vergognare… se questo sentimento fosse utilizzato da chi governa e fa le economie di questo Paese. Ma invece si va avanti come se niente fosse.

Per capire se un Paese è civile, a nostro avviso ci sono due metodi di verifica: le condizioni delle carceri e il costo della benzina.
Qualcuno ci prenderà sul serio?

Qui un nostro recente articolo in materia

1 - per l’alluvione di Firenze, la guerra d’Etiopia, crisi del canale di Suez, terremoto Friuli, guerra in Libano, la strage del Vajont, etc…. Quasi tutti del secolo scorso, con il più recente (2012) per il terremoto dell’Emilia.
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