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PREZZI DELLA BENZINA
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Comunicato 
11 marzo 2000 0:00
 


UNA CONTINUA RINCORSA TRA PREZZO DEL BARILE E ARTEFIZI DEL GOVERNO, DOVE IL PRIMO E' INCONTROLLABILE DAL NOSTRO GOVERNO, E I SECONDI SONO INCONTROLLABILI DA PARTE DEI CONSUMATORI.
FORSE E' MEGLIO CHE LA BENZINA VADA A 5000 LIRE AL LITRO, E FORSE CONSUMATORI, DETTAGLIANTI E PRODUTTORI DI MOTORI A BENZINA SI PORRANNO VERAMENTE IL PROBLEMA DEL RICATTO A CUI SOTTOSTANNO DA PARTE DI PAESI PRODUTTORI E GOVERNI ASSETATI DI TASSE.

Firenze, 11 marzo 2000. Il bollettino quotidiano della guerra della benzina e' in continuo aggiornamento. Ogni giorno un nuovo record, alla produzione e al dettaglio. Un balletto che ha due protagonisti: produttori e Governi. I primi rispondono a dinamiche di potere internazionale dove il nostro Governo non ci mette neanche il naso vista la sua incidenza zero sulle politiche energetiche mondiali. I secondi -il Governo- sfugge a qualunque sollecitazione, interna o esterna alla sua maggioranza, dei consumatori come dei raffinatori e dei dettaglianti: va avanti per conto suo, guadagnandoci sopra con l'aggiunta delle beffe delle lirette di sospensione fiscale che ogni tanto prendono posto nei discorsi e nei provvedimenti dei suoi ministri. 50 lire di qua, 100 lire di la', ma intanto -al prezzo che sale- aumenta il suo introito di fiscalita' percentuale.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
I consumatori, inoltre, stimolati da rottamazioni e massicce campagne pubblicitarie, continuano a dilapidare i loro patrimoni in automobili sempre piu' raffinate e con consumi sempre maggiori, con prestazioni che servono solo ad alimentare la loro fantasia e status symbol, perche' norme del codice della strada da una parte, e condizione della rete viaria dall'altra, non consentiranno mai lo sfruttamento completo delle prestazioni per cui un'automobile e' stata acquistata.
A questo punto occorre non rendersi complici e, come i saggi orientali, mettersi in un angolo ad osservare e aspettare che il "cadavere passi lungo il fiume". Le nostre voci sono non solo inascoltate, ma foriere di tutti gli artifizi che il Governo si inventa per guadagnare piu' soldi facendo credere di essere un benefattore delle tasche degli italiani.
Non partecipare a questo gioco al massacro, significa aspettare che la benzina arrivi a costare 5000 lire al litro, e forse tutti -consumatori, dettaglianti e produttori di motori a benzina- cominceranno a porsi il problema in modo piu' drastico. Non avremo neanche da difendere la produzione dell'azienda italiana per eccellenza -la Fiat- dietro alle cui scelte (private) sono organizzate tutte le politiche di consumo energetico (pubbliche), perche' ormai e' in declinio: non c'e' piu' un suo uomo al vertice di Confindustria, e in Borsa e' tranquillamente affiancata da aziende nate anche negli scantinati di isole che una volta davano solo manovalanza per le sue fabbriche del nord Italia: la ricchezza d'Italia e per l'Italia sta andando altrove, anche ed essenzialmente come tipo di produzione.
Con la benzina a 5000 lire gli scenari potrebbero essere piu' chiari: sempre meno consumatori disposti a farsi mettere i piedi in testa, alleati anche dei produttori di mezzi di trasporto. Non per fare una rivolta contro il petroliere cattivo e il suo alleato Governo altrettanto cattivo, ma semplicemente per indirizzare i consumi del settore in altra direzione, grazie anche a nuove aziende che -fiutando il mercato- potrebbero fare proposte alternative convertendo i propri sistemi di produzione.
Provocazione, fantasia, o consigli lungimiranti?
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