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PREZZO DELLA BENZINA E SCONTO FISCALE
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Comunicato 
12 settembre 2000 0:00
 


QUESTO SCONTO CONTINUA AD ESSERE UNA TOPPA, MENTRE DOPO LA CONDANNA DELL'ANTITRUST A PETROLIERI E STATO/PETROLIERE, IL CARTELLO CONTINUA AD AMMAZZARE IL MERCATO. LA FISCALITA' DEVE SCENDERE AL 20%. ALTRIMENTI, SULLA SCIA DI QUANTO SUCCEDE OLTRALPE, ESPLODERA' LA RIVOLTA.

Firenze, 12 Settembre 2000. Mentre dovrebbe aumentare la produzione dei barili di petrolio (che, in teoria, dovrebbe portare alla riduzione dei prezzi del greggio), il prezzo alla pompa delle benzine e' sempre in aumento, e le categorie piu' direttamente coinvolte, come i camionisti, stanno cominciando a mettere a ferro e fuoco la tranquillita' stradale e politica dei rispettivi Stati.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Abbiamo quindi una polveriera che sta cominciando a dare i primi segnali di esplosione, con l'aperitivo di Francia e Belgio. Siamo cioe' in una situazione dove si puo' ancora intervenire per evitare il peggio, che gia' lo abbiamo sperimentato nello scorso mese di giugno, e che e' terminato non grazie ad una politica piu' parsimoniosa ma con l'elargizione di privilegi a chi aveva fatto voce grossa.
Il ministro del Lavoro, Cesare Salvi, sembra vivere sulla luna, perche' per lui, essendo un problema comune a tutta l'Europa, non ci sono "particolari allarmi" rispetto all'aumento del prezzo del petrolio: un ragionamento che va bene a chi governa in termini di corporazioni da difendere e su cui far valere diritti indipendentemente da cosa questo provochi nel resto della comunita'; anche se, probabilmente, il ministro Salvi non pensa alle corporazioni ma al primato dei lavoratori sul resto (cosa che, comunque, gli e' confortata dalla Costituzione, che fonda la Repubblica per l'appunto sul lavoro e non, per esempio, sulla liberta').
Da un'altra parte c'e' chi, non lunatico come il ministro del Lavoro, come il segretario della Cisl, Sergio D'Antoni, vorrebbe portare lo sconto fiscale dalle attuali 50 a 80 lire: una toppa un po' piu' consistente, ma pur sempre toppa, ascrivendosi a pieno titolo nella politica paternalista dello Stato ancora aduso a concedere, e non a farsi da parte, lasciando al mercato.
Una situazione che non portera' a niente, fidando comunque sul fatto che i consumatori non avranno alternative e continueranno a comprare benzina presso pompe dove la differenza tra una e l'altra e' solo ridicola.
Dove sono finite le buone intenzioni per far si' che la benzina sia venduta nei supermercati, o perche' i rivenditori non abbiano vincoli merceologici? Crediamo che siano finite nella spazzatura, perche' tra Governo e sindacati non si sta cercando una politica di riduzione fiscale drastica, ma solo giustificativi e stimoli per la promozione delle proprie posizione di potere.
Inoltre, dopo la condanna dell'Antitrust ai petrolieri e allo Stato/petroliere, si deve solo aspettare la pronuncia del Consiglio di Stato, consentendo che il cartello rilevato in prima condanna continui ad essere tale condizionando il mercato? I piu' elementari testi di Diritto e Giustizia, ci hanno insegnato che un condannato in prima istanza -pur aspettando la sentenza d'Appello- se pericoloso perche' continua a fare cio' per cui e' stato riconosciuto reo, va messo in condizioni di non nuocere con la sospensione di questa sua attivita' … ma questo sembra non valere per lo Stato/petroliere e i suoi alleati dell'Unione Petrolifera.
Stante la situazione, quindi, si sta solo preparando il terreno a vere e proprie rivolte che, anche solo per l'effetto fotocopia d'oltralpe, ci sembrano inevitabili. Per intervenire occorre solo l'intelligenza di farlo li' dove si va alla radice del problema: la fiscalita' eccessiva, che tocca quasi il 70%, e che, a nostro avviso, potrebbe tranquillamente scendere al 20%: cosi', almeno, i nostri governanti sarebbero piu' credibili quando danno esclusiva colpa all'Opec.
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