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RC-AUTO: TUTTO COME PREVISTO
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Comunicato 
16 maggio 2001 0:00
 


IL GOVERNO PASSATO CI HA PRESO IN GIRO E PASSA LA PALLA A QUELLO NUOVO. SE NE PARLA COME MINIMO DOPO L'ESTATE, MA FACCIAMO ATTENZIONE ALLE TENTAZIONI MONOPOLISTE E STATALISTE. SIAMO SICURI CHE L'OBBLIGO SIA LA COSA MIGLIORE?

Firenze, 16 maggio 2001. Tutto come previsto: il Governo formalmente in carica ha preso in giro gli italiani rinviando a dopo le elezioni "per motivi tecnici" le decisioni per un intervento sul mercato delle assicurazioni obbligatorie Rc-auto. Solo uno sprovveduto non ha capito che si e' trattato di un "rinvio politico", per non scontentare alcuno prima delle elezioni, e scaricare le decisioni sul prossimo governo.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Questo vuol dire che, tra adempimenti istituzionali, insediamenti, polemiche per questo e quell'altro ministro, tempi politici che rimandano tutto comunque a dopo i ballottaggi per i sindaci in citta' importanti come la capitale, e cosi' nuove polemiche, stanchezze diffuse, impegni piu' importanti che non la Rc-auto cosi' come da presunti contratti con gli elettori … un'agenda governativa che si rispetti non potra' che rimandare l'esame della questione a dopo le vacanze estive.
Le soluzioni fino ad oggi prospettate sono alchemiche, ed hanno considerato il rapporto con gli assicurati come quello tra sudditi e sovrano, e non sappiamo se i ministri economici e dell'Industria del nuovo Governo se la sentiranno di metter mano alla vicenda in questi termini. Bisogna non avere tentazioni monopoliste e stataliste, che sono state la caratteristica fino ad oggi.
Per noi ci sono due punti fermi, e su questo va "aiutato" il settore: la multa di 700 miliardi che l'Antitrust ha comminato alle compagnie assicurative e il carico fiscale.
Nel primo caso significa che, oltre ad arrivare al pagamento, bisognera' che si vigili perche' cio' non si ripeta, con particolare attenzione all'azione di quella vera e propria corporazione che l'Ania ha mostrato di essere. Nel secondo caso bisogna decidere se il 27% di carico fiscale deve continuare ad esser tale: il ministro Vincenzo Visco che aveva posto il veto a toccare queste percentuali non c'e' piu', ma si apprestano ad essere ministri delle persone che hanno fatto della riduzione del carico fiscale uno dei loro cavalli di battaglia elettorali (Giulio Tremonti in testa): cosa si deve fare di quel 10,5% di ulteriore contributo al servizio sanitario nazionale, dopo che tutti vi contribuiamo attraverso altre ritenute? E perche' si deve pagare un'imposta del 12,5% su qualcosa che e' un obbligo? E la deducibilita' fiscale dei premi come avviene per altri rami assicurativi? L'unica quota di tasse che ci sembra abbia un senso e' il restante 4% per il fondo di garanzia per le vittime della strada.
E infine, siamo proprio sicuri che l'obbligatorieta' della stipula sia il metodo migliore, a fronte del fatto che i venditori di polizze non sono unici, come nel caso del Servizio Sanitario o dell'infortunistica? Non e' forse su questo dato che c'e' un esplicito invito alle compagnie perche' speculino sui consumatori, prendendoli per il collo?
Noi aspettiamo risposte a queste domande, sperando di non essere presi in giro come ha fatto il vecchio Governo, e, nel frattempo, continuiamo a prestare assistenza e consigli ai consumatori che cercano di farsi mettere i piedi in testa il meno possibile. Ma sia chiaro che la situazione non puo' durare, perche' cosi' com'e' oggi, si sta solo dando fiato alla clandestinita', ai falsi e alle truffe.
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