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REGIONE LAZIO: PILLOLA DEL GIORNO DOPO COME I LIBRI DI TESTO?
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Comunicato 
11 gennaio 2001 0:00
 


SPERIAMO DI NO, ANCHE PERCHE' POTREBBE PORTARE ALLA SUA LIBERALIZZAZIONE, VENDENDOLA ANCHE FUORI DELLE FARMACIE E SENZA RICETTA!
LA PAROLA AL MINISTERO DELLA SANITA'!

Firenze, 11 gennaio 2001. La Regione Lazio ha votato una mozione in cui, asserendo che la pillola del giorno dopo sarebbe abortiva, chiede che sia utilizzata secondo i criteri previsti dalla legge sull'aborto per la pratica dello stesso e che, di conseguenza, i farmacisti possano sollevare obiezione di coscienza per la sua distribuzione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
La Regione Lazio intende fare un altro scoop come quello sui libri di testo, che tanto ha appassionato nei mesi scorsi il dibattito cultural/politico dei mezzi di comunicazione e dei salotti culturali e politici? E' probabile e non ce ne doliamo: ognuno fa quel che puo', con i mezzi che ha a disposizione. Ma speriamo non finisca anch'essa in una bolla di sapone.
Per quanto ci riguarda non possiamo non sottolineare che in Italia questa pillola e' stata introdotta lo scorso mese di novembre e che per acquistarla occorre avere un certificato medico, mentre in Francia e in Gran Bretagna, viene distribuita nelle scuole anche alle ragazze minorenni. I francesi e i britannici un popolo di depravati, assassini di presunti zigoti? Non lo sappiamo, e lo lasciamo alle fantasie di chi si sta tanto impegnando per far venir meno questa liberta' della donna di decidere da se stessa sul suo corpo.
Il confronto se sia abortiva o meno e' aperto, ma abbiamo l'impressione che rimarra' eterno come quello sulla legge dell'aborto (vita o non vita dello zigote?), perche' e' malposto: non puo' essere come se la legge dovesse essere espressione di un convincimento religioso (lasciando all'asciutto chi la pensa in modo diverso rispetto a chi, maggioranza, la impone), ma perche' sia garantito a chiunque il diritto di seguire i propri convincimenti. E questo vale a maggior ragione quando il problema e' sollevato da un'istituzione che, pur se espressione di una specifica maggioranza, dovrebbe governare per tutti.
Per questo ci sembra che quando la mozione della Regione Lazio chiede il diritto all'obiezione di coscienza per i farmacisti, dica una cosa sbagliata da un punto di vista civico ed amministrativo: la pillola e' venduta solo in farmacia, e il servizio pubblico che si svolge in questo negozio verrebbe meno a fronte di un obiettore di coscienza. Il problema, pero' esiste, cioe' quello del diritto di chi vuole acquistare la pillola e quello di chi ritiene che vendergliela sia un atto eticamente riprovevole, e allora, come fare? Semplicemente creando le condizioni perche' la liberta' dell'uno non sia legata a quella dell'altro: levando il monopolio delle vendite della pillola alle farmacie e vendendola senza necessita' della ricetta, liberalizzandola cosi' come tutti quegli altri cosiddetti farmaci da banco che in molti altri Paesi si acquistano al supermercato.
Percio', se l'iniziativa della Regione Lazio ci portera' a questo, ben venga: ognuno avra' i suoi diritti rispettati. La parola al ministero della Sanita'!
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