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REGOLAMENTAZIONE SCIOPERI NEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE
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Comunicato 
27 aprile 1999 0:00
 

COME AMMAZZARE IL DIRITTO DI SCIOPERO CALPESTANDO QUELLO DEGLI UTENTI

Firenze, 27 Aprile 1999, Le associazioni di categoria e i sindacati confederali hanno raggiunto un accordo nazionale che integra e modifica le precedenti regolamentazioni sul diritto di sciopero nell'ambito del trasporto pubblico locale. Si prevede un intervallo minimo di 10 giorni tra uno sciopero e l'altro; un preavviso di almeno 5 giorni per la revoca o la sospensione, salvo nei casi di raggiungimento di un accordo o di adesione all'invito di un'autorita'; obbligo, per le organizzazioni sindacali, di consultare un apposito osservatorio prima di proclamare uno sciopero; durata massimo di 4 ore il primo giorno e dell'intera giornata per quelli successivi.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ci sembra proprio un buon metodo per ammazzare il diritto di sciopero e calpestare quello degli utenti. Con l'obbligo di comunicazione dello sciopero all'Osservatorio si stabilisce il principio che gli scioperi possono essere fatti solo se promossi da organizzazioni sindacali; il singolo lavoratore, o il gruppo spontaneo aggregatosi per l'occasione, non hanno diritto. Inoltre si snatura la forza stessa dello sciopero, che e' quella di creare disagio per portare una questione all'attenzione di chi subisce questo disagio: nel momento in cui tutto e' programmato, il disagio non ci sara' e lo sciopero non avra' gli effetti desiderati (infatti anche nelle notizie sugli scioperi, si parla sempre meno dei tempi delle astensioni, e non dei motivi), ma potra' solo essere utilizzato come forma di ricatto fra le parti, dove una parte deve per forza essere un sindacato organizzato.
Ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che gli utenti dei servizi sarebbero quelli piu' avvantaggiati, perche' non avrebbero disagi. Ma non e' cosi', perche' al blocco programmato di un trasporto pubblico, senza servizi alternativi, corrisponde l'intasamento urbano da traffico privato. E quindi per l'utente siamo punto e a capo, e non ce la sentiamo di chiedere l'obbligo di servizi alternativi in caso di sciopero, perche' faremmo una politica di diritti che per affermarsi deve negarne altri.
Il problema andrebbe completamente rivoltato. Perche' con gli scioperi si devono creare disagi agli utenti? Esistono forme di lotta per far valere i propri diritti che si possono manifestare senza coinvolgere chi non voglia esserlo, e questo e' valido a maggior ragione quando si parla di servizi pubblici. Perche', per esempio, per far valere una richiesta, sulle bacheche pubblicitarie delle fiancate dei mezzi pubblici di trasporto non si sostituisce la pubblicita' stessa con le rivendicazioni contrattuali, facendo perdere all'azienda i contratti pubblicitari? Gli utenti sicuramente non subirebbero disagi e l'attenzione dell'azienda e degli utenti stessi sarebbe comunque catturata. Mezzi come questo ce ne potrebbero essere tanti, ma non vengono presi in considerazione perche' il potere delle organizzazioni sindacali e' basato sui vecchi schemi del sindacalismo ottocentesco e novecentesco, e prima di impossessarsi del controllo delle novita' i sindacati potrebbe perdere questo potere definitivamente. E intanto gli utenti subiscono i
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