testata ADUC
REGOLE PER INTERNET
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
30 novembre 1999 0:00
 


L'UNESCO TENTA DI FARE A PARIGI QUELLO CHE MAI GLI RIUSCIRA' DI FARE: REGOLAMENTARE CIO' CHE E' IMPOSSIBILE REGOLAMENTARE.

Firenze, 30 Novembre 1999. A Parigi si incontrano oggi i rappresentanti di molti Governi per cercare di trovare un accordo sulla regolamentazione di Internet. Alle due posizioni gia' conosciute (quella Usa per l'autoregolamentazione e quella europea -essenzialmente francese- per la regolamentazione) s'e' aggiunta quella tedesca per la "coregolamentazione", che dovrebbe essere un tentativo di conciliare le altre due posizioni.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Non sappiamo se la posizione del Governo tedesco riuscira' a mettere d'accordo tutti e, soprattutto, in che termini: il padre di questa coregolamentazione -la concertazione- ha effetti distruttivi o meno a seconda di persone e luoghi in cui viene praticata, e per questo e' difficile ipotizzarne un effetto positivo valido per tutto il mondo. Inoltre -nonostante la buon volonta' dell'Unesco che promuove questo incontro- stiamo parlando di un'assemblea che non puo' decidere alcunche' di impegnativo, ma solo chiarire le idee, e sarebbe lo stesso anche se si fosse in sede Onu.
Premesso questo, ci auspichiamo che non si arrivi ad alcuna decisione o indirizzo di comportamento, perche' sarebbe il primo passo per la creazione del "federalismo del grande fratello" che, pur se federalista, rimane sempre "il grande fratello".
Internet ha bisogno di svilupparsi cosi' come e' nata, cioe' strumento della liberta' di comunicazione e informazione dell'individuo, e le sue conseguenti applicazioni non possono che essere connesse a questa liberta' individuale. E -per il momento, almeno- questo lo ha ben capito il Governo Usa che si oppone a qualunque condizionamento della proliferazione della rete, ma stentano a capirlo tutti coloro (Francia, Germania e Italia in testa) che sono invece convinti che l'individuo sia capace e libero delle sue scelte quando sia lo Stato ad indicargli come, quando e dove (non limitandosi -lo Stato- ad esclusivamente controllare che questa capacita' e liberta' non calpesti quella di un altro).
Ma, anche al di la' delle impostazioni civiche, rimane anche un altro fatto che ci conforta nelle nostre posizioni: come potranno regolamentare cio' che di per se' non e' regolamentabile? Chi e come impedira' a qualcuno che non gradisce le regole di uno Stato, di avere il proprio sito web in un altro Stato che gli sembrera' piu' funzionale ai suoi interessi? Oppure il controllo -dalla regolamentazione del luogo in cui ha sede fisica il proprio web- si spostera' a quello che uno decide di visitare in Internet, magari con dei chip di controllo che per legge verranno montati su ogni computer? Pensiamo che le implicazioni e le conseguenze che queste scelte comporterebbero, potrebbero divenire un forte condizionamento per tutto il sistema di comunicazione in Rete.
Percio', siccome -per diversi motivi, essenzialmente ideologici- la posizione Usa non sara' mai sposata da tutti, tanto vale non stare ad incontrarsi per non stabilire nulla, e lasciare che lo sviluppo di Internet faccia il suo corso; auspicandosi che questo sviluppo faccia capire -soprattutto ai governanti- che la Rete non puo' essere che un nuovo ed efficace strumento di crescita economica e civica, ma non in relazione al potere degli Stati, perche' e' qualcosa che travalica le strette gabbie che -con lo stesso Stato- diversi popoli si sono dati per vivere.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS