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Rimborsi Tari sulle pertinenze.  Fra i due litiganti (Comuni vs. Ministero), il terzo (contribuente) che fa?
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Comunicato di Emmanuela Bertucci
22 novembre 2017 13:27
 
 La vicenda dell'illegittima duplicazione di pagamento della Tari sulle pertinenze tiene banco da diversi giorni, e temiamo che finisca in bagarre. Per questo il cittadino deve trovare la via migliore per farsi meno male possibile e non perdere il diritto al rimborso, perché questo rischio c'è.

Il Ministero delle finanze ha emanato una poco chiara circolare di chiarimento che inspiegabilmente non menziona i rimborsi per la Tares (applicabile nel 2013) e per la quale presumibilmente è stato compiuto lo stesso errore.

I Comuni, d'altro canto, puntano il dito contro Ministero e legislatore poco chiaro (su questo non possiamo dar loro torto); l'Anci, il dito lo punta contro i prototipi di regolamento poco chiari e contro il silenzio del Ministero in questi primi anni di applicazione.

Noi continuiamo ad invitare i comuni alla trasparenza nei confronti dei cittadini, ricalcolando loro stessi gli indebiti - utente per utente - quando gli avvisi di pagamento non sono dettagliati e le quote da restituire sono difficilmente calcolabili, ed inviando una comunicazione con l'indicazione dell'importo che deve essere restituito.

E consigliamo ai cittadini che abbiano diritto a restituzioni a non affrettarsi a richiederle. Ricordiamo che abbiamo 5 anni di tempo dal versamento per chiedere il rimborso. Se lo chiediamo ora, in un momento in cui le acque non si sono calmate e i Comuni non hanno ancora idea di come procedere, corriamo il rischio di perdere il diritto al rimborso o essere costretti a presentare ricorso alla commissione tributaria.
Dal momento della richiesta, infatti, il Comune ha 90 giorni di tempo per rispondere. Se non risponde, noi potremo agire in commissione tributaria entro 5 anni dal versamento indebito.
Se invece il Comune risponde con un diniego (poco importa se mal motivato), abbiamo solo 60 giorni per presentare il ricorso.

Forti di questo fatto, molti Comuni potrebbero negare esplicitamente il rimborso per "mettere alle corde" il contribuente e costringerlo a scegliere fra rinunciare al diritto o fare causa in commissione tributaria (con costi e tempi che sappiamo).

Stiamo facendo un processo alle intenzioni? Non crediamo. Questo timore ce lo fa sorgere la stessa Anci, in una recente nota sulla questione: "I contenziosi aperti da singoli contribuenti non sembra abbiano ancora prodotto sentenze definitive".
Come a dire, l'ultima parola ce l'avranno i giudici. Il che è vero, ma auspichiamo che i comuni non costringano i cittadini a far causa per rivedere i propri soldi.
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