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Sciopero pane. Hanno ragione i panificatori: lo sciopero e' finto... ma non sono finti i loro prezzi e la loro demagogia
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Comunicato di Vincenzo Donvito
18 settembre 2008 0:00
 
Ha ragione il presidente della Fippa (Federazione Italiana Panificatori), Luigi Vecchiato, quando sostiene che lo sciopero del pane indetto per oggi 18 settembre da alcune associazioni di consumatori per contestare i prezzi del settore, e' una iniziativa demagogica. Ha ragione perche' la possibilita' di valutare se uno sciopero e' riuscito o meno si calcola rispetto ai risultati del disagio che avrebbe creato, cosa impossibile nella fattispecie, perche' siamo convinti che i promotori dello sciopero non hanno alcun servizio di rilevamento statistico in merito, ma solo il populismo demagogico che contraddistingue la loro iniziativa. Ma e' altrettanto ridicola la Fippa quando, a meta' mattinata del giorno di sciopero, sostiene che i 25 mila panificatori a loro associati non hanno registrato alcuna flessione... dove sono i dati? Quale sistema di rilevazione hanno? Non e' dato saperlo.
Quindi abbiamo la demagogia di alcune associazioni di consumatori che si confronta con altrettanta demagogia della Fippa e il Governo, che dovrebbe fare qualcosa con Mister Prezzi, ma che non fa neanche il prurito a qualcuno.
In mezzo rimane il consumatore, coi prezzi del pane che salgono sempre di piu' e senza nessun strumento di difesa.
Un metodo ci sarebbe per far calare i prezzi e favorire la qualita' del mercato, ma bisognerebbe defiscalizzare e liberalizzare: due processi che sarebbero contrastati dai medesimi attori di questo mercato, lo Stato che, siccome non vede mai oltre il proprio naso e non sa cosa sia un libero mercato, e' convinto che avrebbe meno introiti in questo modo e le corporazioni dei panificatori che perderebbero il loro potere di controllo.
Per capire il contesto di questo sciopero del 18 settembre, tra i promotori c'e' anche la Coldiretti che, nella sua politica per contrastare l'aumento dei prezzi sta proponendo in alcune piazza italiane i "farmer market" che, anche se fa molto "figo" e "impegnato" chiamarli in lingua inglese (come il "family day", il "gay pride", etc..), ha proposto i propri prodotti a prezzi superiori che nei supermercati di zona, cosi' come e' accaduto nel lancio milanese del 17 settembre.
Contesto in cui tutti si buttano a capofitto per trarne il maggior profitto possibile per la propria corporazione: coltivatori diretti, panificatori, consumatori. Meno male che i coltivatori diretti, i panificatori e i consumatori, nella maggiorparte dei casi non seguono i consigli di chi pretende di rappresentarli... col risultato, per l'appunto, che ognuno continua a fare come crede senza, invece, focalizzare le proprie iniziative contro i responsabili della mancanza di mercato e quindi dei prezzi alti e della qualita' scarsa, cioe' Stato e Governo.
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