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SENTENZA CASSAZIONE: MINORI E RESPONSABILITA' CIVILE
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Comunicato 
30 marzo 2001 0:00
 


BASTA CON LE IPOCRISIE: MAGGIORE ETA' A 16 ANNI!

Firenze, 30 Marzo 2001. La Corte di Cassazione, con la sentenza n.4481, ha confermato che un minore e' civilmente responsabile delle sue azioni, per cui i danni da lui provocati non devono essere risarciti da chi ne ha la patria potesta', che, invece, deve limitarsi a "vigilare" sull'operato del giovane e non a "sorvegliare" tutto quello che fa.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Una sentenza che legge e interpreta la legge rispetto a quello che e', cioe' che sotto i 18 anni si e' comunque soggetti alla patria potesta', ma in certi termini e non altri. Una sentenza che da' un indirizzo, ma non sicuramente quella certezza con cui invece il comune mortale vorrebbe avere a che fare per non dover, ogni volta che chiede giustizia, mettere in moto la macchina giudiziaria fino alla sua massima espressione in Cassazione.
Non solo, ma e' un'ulteriore conferma che tutta la nostra vita, fin nella sua intimita' (che non avrebbe bisogno di nulla se non le regole di ognuno verso la propria dignita'), oggi e' sempre piu' scandita dalle sentenze della Cassazione: dalle corna da mettere o non mettere alla moglie e al marito, alla geografia e temporalita' gluteale consentita o meno per un approccio ad alto rischio.
Per tornare allo specifico della sentenza di cui ci stiamo occupando, non possiamo non rivolgere al legislatore un caloroso invito ad intervenire (ormai nel prossimo Parlamento e, perche' no?, che' qualcuno ne faccia stendardo nella campagna elettorale in corso), anche per dimensionare il ruolo e le funzioni della Cassazione: stabiliamo la maggiore eta' a 16 anni!
Sarebbe un taglio a tutte le ipocrisie pubbliche e private che vengono alimentate nella fascia d'eta' che va da 16 a 18 anni.
La conquista della responsabilita' civile sarebbe il primo eclatante successo, insieme a quello della libera decisione di trattenersi o meno nella famiglia d'origine, in un'eta' in cui gia' si possono guidare i motorini (e provocare incidenti, come nel caso della sentenza da cui siamo partiti). Siccome stiamo parlando di persone sessualmente adulte, i rapporti sessuali -che tra 16 e 18 anni sono lecitamente consentiti solo fra coetanei, mentre e' notorio che chi ha 16 anni e' gia' nel giro di chi arriva anche a 20 anni- non sarebbero un incubo o un continuo sotterfugio con la spada di Damocle che se al partner piu' giovane non gli torna qualcosa, potrebbe rovinare la vita dell'altro.
Infatti, checche' ne dicano i censori delle commissioni cinematografiche che vietano i film ai minori di 18 anni magari perche' ci sono scene esplicite di sesso o violenza, a quell'eta' i ragazzi sanno tutto di tutto, anche se a scuola continua a non esistere un didattica di informazione sessuale e mediamente non si arriva mai a studiare le questioni piu' importanti degli anni in corso.
Sono gli stessi ragionamenti che facevamo quando negli anni '70, alcuni di noi contribuirono a portare la maggiore eta' da 21 a 18 anni. Ed oggi, dopo quasi trenta anni, ci sentiamo di dire che i tempi sono ulteriormente cambiati, perche' anche chi ha 50 anni ha bisogno del contributo civico e degli eletti col voto di chi ha 16 anni.
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