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SI RINNOVA LA COMMISSIONE CENSURA DEL CINEMA
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Comunicato 
20 febbraio 2001 0:00
 


CONTINUERA' MEGLIO LA SUA OPERA DANNOSA

Firenze, 20 febbraio 2001. Il ministero dei beni Culturali fa sapere che ha deciso di rinnovare la "Commissione di revisione cinematografica", piu nota come commissione censura, facendovi entrare i rappresentanti delle associazioni dei genitori, che si affiancheranno alla pletora di consulenti delle varie scienze ed arti educative che sono pagati per dirci quando un film debba essere vietato o meno ai minori di 14 o di 18 anni.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Dobbiamo confessare che ogni volta che sentiamo nominare questa commissione, siamo presi da un brivido sulla schiena, e la mente ci corre a periodi piu' tristi per la nostra Europa e ancora attuali in buona parte del mondo, dove c'e' sempre chi dice cosa e' giusto e cosa e' sbagliato per l'educazione e l'informazione del singolo.
Ci viene in mente, tra l'altro, che in Gran Bretagna si discutera' fra poco di abbassare il limite dei 14 per portarlo a 12, ma Oltremanica, si sa, in materia "sono molto diversi da noi".
Quel che ci preme contestare, non e' tanto l'esistenza di una commissione che svolga opera di indirizzo, ma che quanto deciso da questa commissione divenga poi norma valida per tutti. Stiamo parlando di un ambito -l'educazione e l'informazione dei giovani- dove, almeno fino a 18 anni (per oggi) la responsabilita' e' della famiglia o del tutore, e allora, perche' questa responsabilita' deve venir meno nell'ambito del cinema, e deve unificarsi alla volonta' di Stato? Non e' un'invadenza dello Stato nel privato di ognuno? Perche' un genitore/tutore non dovrebbe poter decidere se un film vietato debba essere visto o meno dal suo ragazzo?
Non abbiamo tanto da ridire sul fatto che uno Stato, attraverso una commissione che un ministro stabilisce come vuole nell'ambito dei suoi poteri, si faccia promotore di un giudizio, ma ci sembra quantomeno inopportuno che a questo giudizio ci sia l'obbligo di uniformarsi, a maggior ragione in una societa' in cui la pluralita' delle culture e degli approcci educativi e' sempre piu' vario.
E' evidente che dentro questo sistema censorio (come, del resto, in qualunque altro sistema di censura) c'e' una volonta' prevaricatrice dello Stato rispetto al singolo, convinto -lo Stato- di sue capacita' maieutiche superiori a chiunque altro: una visione del mondo, della societa' e dell'economia che ha riempito di lutti gli ultimi due secoli, ma che continua a trovare alloggio nelle stanze di quello che, senza far torto ad alcuno, possiamo serenamente chiamare Minculpop.



CARRIER PRESELECTION TRUFFALDINA?
TELECOM GRANDE VAMPIRO? L'ADUC CHIEDE LUMI ALL'AUTORITA' DELLE TELECOMUNICAZIONI.

Firenze, 21 Febbraio 2001. Il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, ha inviato una richiesta di chiarimenti all'Autorita' Garante delle Telecomunicazioni in merito all'uso e ai contratti di carrier preselection (la preselezione diretta, quando si chiama da una linea fissa e si vuole passare da un gestore alternativo a Telecom, senza dover comporre il numero identificativo del gestore stesso). Ecco il testo:

Spettabile Autorita',
la presente per segnalare cio' che ci sembra un'anomalia nei metodi e nei contratti di carrier preselection che vengono stipulati dai gestori alternativi al monopolista Telecom.
Ci risulta -e ne abbiamo avuto conferma chiedendo spiegazioni ad un operatore addetto alle informazioni di Tele2, e dopo anche alcune segnalazioni al nostro servizio di consulenza in Internet- che nelle chiamate che gli utenti fanno, se dovessero trovare occupate tutte le linee del gestore alternativo, la chiamata sia automaticamente instradata sulle linee Telecom, e vengono applicate le tariffe del gestore monopolista.
Il fatto di per se' non sarebbe grave, ma diventa truffaldino nel momento in cui all'utente non si segnala in alcun modo che la sua telefonata sta per aver luogo ad un costo diverso da quello che lui crede. Non solo, ma andando a spulciare il contratto di carrier preselection, da nessuna parte e' segnalata questa possibilita'.
E' questa una situazione corretta?
Fin qui la lettera all'Autorita' del prof.Cheli, a cui aggiungiamo: qualunque sia la risposta dell'Autorita', sulla liceita' o meno di questo meccanismo, rimane il fatto che all'utente non e' dato sapere quanto spendera' per un telefonata, e non e' stato nemmeno messo sull'avviso da una nota contrattuale. Telecom come il grande vampiro, che succhia soldi all'insaputa dell'utente? Non ci stupiremmo piu' di tanto, ma non abbiamo intenzione di continuare a farglielo fare.
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