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SIMBOLI RELIGIOSI NELLE SCUOLE
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Comunicato 
26 ottobre 2003 0:00
 

LA SENTENZA DE L'AQUILA APRE IL PROBLEMA, MA NON E' IL METODO E LA SOLUZIONE

Firenze, 26 Ottobre 2003. La sentenza del tribunale de L'Aquila che ha intimato al preside di una scuola della provincia del capoluogo abruzzese di levare il crocifisso cattolico, oltre agli aspetti giuridici del problema in se', ha il merito di fare uno squarcio su diversi aspetti non secondari della nostra istruzione obbligatoria e della funzione economica e sociale di quella che a tutti gli effetti non si puo' non considerare una religione di Stato, quella della Chiesa romana.
Sugli aspetti giuridici la questione ci pare dubbia e non chiara da una parte e dall'altra. In quanto i principi costituzionali della liberta' religiosa ci sono, cosi' come ci sono le leggi che, grazie al Concordato tra Stato italiano e Chiesa romana, dal 1923 impongono l'esposizione nelle scuole e nei tribunali. Sicuramente il principio costituzionale ha un valore maggiore rispetto alla legge, ma quest'ultima c'e', e pur se e' giusto che il preside all'ordinanza del tribunale che gli intima di rimuovere il crocifisso non puo' che attenervisi, rimane questa anomalia che, sempre in termini giuridici, potrebbe essere risolta dal legislatore che modifica la Costituzione (ipotesi abbastanza difficile) o cambia la legge del 1923 (ipotesi altrettanto difficile) .. per cui forse una sentenza della Corte Costituzionale potra' quantomeno dare un indirizzo interpretativo su cui poi il legislatore potra' decidere di intervenire o meno. Insomma chi crede che la liberta' religiosa possa essere la conseguenza di un effetto valanga di una sentenza di un giudice, e' bene che si ricreda: non e' costringendo con la legge la maggiore confessione religiosa italiana (nonche' di Stato) a farsi da parte che si potra' serenamente far convivere le diversita'. Anzi. C'e' un'alta possibilita' che possa solo servire ad esaltare la conflittualita', con il risultato che, alla fine, non potra' che vincere il piu' forte, cioe' la Chiesa romana. Che per questo sicuramente non impedira' ad ognuno di credere in cio' che vuole, ma sara' piu' che legittimata a continuare ad avere il ruolo economico privilegiato di cui oggi gode.
Nell'Italia e nel Vaticano del 2003, i simboli che sono un tutt'uno con le mura dei nostri edifici scolastici (come appunto il crocifisso) contano poco per modellare le coscienze degli scolari, perche' cio' che e' importante e' il potere economico, e il modo con cui questo potere si esercita.
E' forse determinante levare un crocifisso o consentire che ogni contribuente finanzi direttamente solo la religione che ritiene piu' opportuna, cioe' il contrario di cio' che oggi ognuno e' obbligato a fare con l'8 per mille?
E' a partire da questo che, stimatori o meno del crocifisso a scuola, ci si deve impegnare per far si' che nel nostro Paese sia rispettata la liberta' di ognuno, religioso o meno che sia.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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