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TABACCO DA PROIBIRE? O NO?
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Comunicato 
6 giugno 2000 0:00
 


E' IL FALSO DUBBIO CHE CONTINUA AD ALIMENTARE L'ASSOTABACCO, PER FAR SI' CHE NULLA CAMBI E CHE LORO CONTINUINO A GUADAGNARE SPECULANDO SULL'IGNORANZA

Firenze, 6 Giugno 2000. Durante un convegno dell'Assotabacco -l'associazione dei produttori di sigarette- il suo direttore ha lanciato l'allarme contro una direttiva europea proibizionista in arrivo, appellandosi all'uso della concertazione per affrontare il problema, piuttosto che alla via giudiziale. Nello stesso tempo, sempre il direttore Carlo Bassi, ha perorato il divieto delle macchinette distributrici di sigarette ("almeno fino a quando non ci saranno strumenti che permettano l'identificazione dell'acquirente") per la salvaguardia della salute dei giovani.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Riconfermando l'opportunita' di campagne per l'informazione sui danni del fumo, e la necessita' dell'intervento dello Stato per favorire con incentivi fiscali la trasformazione dei luoghi pubblici per la convivenza di fumatori e non-fumatori, non possiamo non evidenziare il comportamento ambiguo di chi, come i produttori (in questo caso l'Assotabacco), sono in prima persona responsabili di cio' che sta succedendo, o meglio, di cio' che non sta succedendo.
L'ambiguita' e' proprio il cavallo di battaglia delle grandi aziende multinazionali, e l'Assotabacco cerca di emularle nella sua dimensione. Altrimenti che significato ha lanciare l'allarme proibizionismo (che -a loro dire- metterebbe in pericolo anche tanti posti di lavoro) e poi, nello stesso tempo, chiedere la chiusura dei self-service ipotizzandone di nuovi che controllino i documenti di chi li usa? E' la politica di un colpo alla botte e uno al cerchio: fare l'occhiolino all'autorita' -come il ministro della Sanita', che pare intenzionato a prendere finalmente iniziativa in materia- ma lanciare l'allarme occupazionale come ricatto.
Un buon metodo per far si' che nulla cambi, a spese, ovviamente dei consumatori, che, da una parte pagano prezzi assurdi per un pacchetto di sigarette, e dall'altro vengono bombardati di messaggi contraddittori. Infatti non si capisce perche' se la sigaretta fa male, non fa altrettanto male se debba servire a salvaguardare posti di lavoro. Come non si capisce perche' sarebbe proibizionista la direttiva Ue in arrivo, ma non sarebbe proibizionista vietare i distributori.
Un metodo, questo dell'Assotabacco, che serve solo a fare polverone e a far si' che il problema -per questo o quell'altro ricatto- non venga mai affrontato di petto, con i metodi che potrebbero salvaguardare i diritti dei fumatori e dei non-fumatori: l'informazione e la fine del monopolio dello Stato. Quest'ultimo, in particolare, servirebbe a far uscire allo scoperto le aziende produttrici che, da sole, si dovrebbero far carico di far quadrare i bilanci nel mercato, rispetto a bravura, capacita' di informazione corretta e investimenti per vendere un prodotto "difficile".
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