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Associazione consumatori. L’anomalia delle libertà
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Editoriale di Redazione
3 maggio 2022 13:19
 
 Capita * che alcune persone rimangano perplesse di fronte al nostro modo di essere associazione per i diritti dei consumatori. “Ma fate politica...”.
Chiariamo.
Un’associazione fa politica: sceglie, seleziona, propone, presta attenzione alle politiche private e delle istituzioni, selezionando tra le stesse. Non si schiera a prescindere per una partito, ma riconosce e disconosce quando uno di questi fa scelte e proposte che possano servire alla crescita dei diritti, individuali e collettivi.

Siamo associazione legalitaria rispetto all’ordine costituzionale, europeista e liberista al pari del nostro Stato e della Unione europea, verso la quale propendiamo per migliorarla, considerando che tante politiche del nostro Stato oggi non ci sarebbero senza l’Ue. Pretendiamo rispetto delle regole, soprattutto da parte delle istituzioni.
Per questa presenza di supporto, di consiglio e di indirizzo dei cittadini – economici, sociali e umani – abbiamo scelto di dedicare anche particolare attenzione ai diritti dei cosiddetti marginali, quelli che nelle leggi e norme contano poco per i loro diritti, ma che nella realtà quotidiana sono tutt’altro che marginali. Da qui la nostra attenzione ai migranti; al fenomeno umano, sanitario e politico delle droghe illegali, in Italia e nel mondo; alle libertà d’espressione.
Argomenti di supporto e di indirizzo per un’economia libera in cui consumatori e utenti abbiano consapevolezza e certezza di scelte e di diritti e doveri.

Non abbiamo da difendere nicchie di potere e non vogliamo costruirle. Non ci piacciono le politiche urlate, volgarmente ridotte ad affermazioni di principio, rivendicazioni corporative e scambi di pezzi di potere.

La nostra missione è informare il cittadino dei propri diritti e, nel caso, supportarlo per l’affermazione e difesa degli stessi. Nel privato come nel pubblico.
Scelta che ha come presupposto l’assenza di finanziamenti pubblici e - unica associazione del genere nel panorama italiano - ne paghiamo pesanti conseguenze economiche e di isolamento rispetto alle congreghe di amici degli amici… aziende, media o istituzioni che siano.

Qualcuno - che si è fatto una propria idea di associazione di consumatori o vi è stato indotto per le molteplici pagliacciate mediatiche di alcuni gruppi, anche istituzionali - rimane stupito per non trovare in noi la “religione del consumatore”, una fede cieca nella ragione a prescindere del cittadino consumatore. Consumare è un momento della vita del cittadino. Scegliere come e cosa consumare presuppone la presenza di condizioni di libertà umana, sociale ed economica che talvolta non ci sono, o vengono meno, o sono falsamente applicate e indotte da terzi con interessi di potere e di condizionamento.

Ci basiamo sul volontariato di persone, professionisti o meno di alcune discipline, che hanno deciso di operare per migliorare se stessi con il miglioramento dell’altro. Persone che vivono nella comunità, che agiscono e reagiscono anche quando vedono una lucertola maltrattata e che, di conseguenza, affrontano economia, socialità e umanità.

Niente da stupirsi, quindi, se commentiamo e interveniamo su guerre di ogni tipo in corso o minacciate. Su come funziona o meno il governo o una istituzione, nazionale, europea e mondiale. L’armonia del diritto e del dovere è base per il pensiero e le scelte libere di ognuno.

Questa nostra anomalia comporta che ci siamo solo per volontà nostra supportata da chi crede di trarre benessere umano, culturale ed economico da questa presenza. Nessuno paga un’imposta perché, a prescindere, ci dovremmo essere. Prendiamo atto che tutte le altre associazioni, tra sostegni da fiscalità generale locale, regionale e nazionale e distrazioni specifiche tipo x-per mille, sono gradite e incentivate a prescindere.
La nostra è l’anomalia delle libertà. E la paghiamo.


* tra cui giornalisti che ci leggono quando capita o non ci leggono
 
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