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Caro Prezzi. La demagogia dei ministri aumenta la sfiducia verso le istituzioni. Liberalizzare e destatalizzare!
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Editoriale di Vincenzo Donvito
1 settembre 2008 0:00
 
Non si capisce se il ministro Luca Zaia, sia tale o una nonna. Cioe' quella persona con tanta esperienza che da' i famosi consigli per semplificarsi e migliorare la qualita' della vita dei nipoti. Infatti non c'e' giorno che il ministro Zaia non venga fuori con un consiglio per far fronte al caro-prezzi. L'ultima e' quella dei pacchi di pasta di 5 Kg che, siccome buona parte dei costi dei prodotti al dettaglio sono dovuti alle confezioni, il risparmio sarebbe notevole. In un certo senso e' innegabilmente vero. Solo che queste confezioni sono gia' sul mercato e sono poco acquistate non perche' i consumatori ne ignorano l'esistenza (sono nei banconi dei supermercati), ma perche' il mercato e' diverso: sono sempre meno le famiglie numerose che consumano chili e chili di pasta in continuazione, e magari carne due volte la settimana e pesce il venerdi'. Ma sono sempre di piu' le micro-famiglie e i single che con pacchi di pasta di 5 Kg non farebbero che alimentare la quantita' di rifiuti (i pacchi aperti per lungo tempo favoriscono la crescita di sgradevoli animaletti...) e che non consumano prevalentemente pasta e sempre dello stesso tipo (un pacco da 5 Kg...), per cui preferiscono le piccole confezioni che consentono di variare con gusto l'alimentazione e, tra l'altro, mangiano spesso fuori casa, per le brevi pause durante il lavoro e per scelta ludica.
Le nonne, per l'appunto danno consigli adeguati al loro essere un po' fuori del tempo.....
Inoltre ci stupiamo dei ministri che danno i consigli su questioni di vita quotidiana. Non ce ne voglia il nostro Zaia, ma ci ricorda molto l'ex-presidente dell'Iraq Saddam Hussein che, quando dominava il suo Paese, nelle interviste si prodigava nel dare consigli su come lavarsi i denti, etc... E crediamo che quando un politico si mette a svolgere la funzione di un igienista o un alimentarista/dietologo, sia messo un po' male, perche' e' sintomo di mancanza di argomenti e di politiche per favorire l'economia e il mercato. Una conferma che il nostro Paese non avrebbe bisogno di un ministero delle Politiche Agricole, cosi' come gli italiani imposero col referendum abrogativo... ma poi da ministero dell'Agricoltura gli misero il nome di ministero delle Politiche Agricole e furono fregati. Soprattutto se questo ministro svolge la funzione di nonna.
Ma visto che questo ministero per il momento continua ad esserci, e siccome siamo convinti che il nostro Zaia voglia fare gli interessi degli italiani, da associazione di consumatori (che talvolta a ragion veduta da' i consigli della nonna) auspichiamo che si muova li' dove un ministro dovrebbe: sulla politica, sull'economia e sui meccanismi che determinano e aggravano la vita degli italiani, a partire dall'eccessivo aggravio fiscale, dal dominio dei monopoli e dai numerosi conflitti di interesse che caratterizzano le filiere alimentari.
Dopo il ministro delle Politiche Agricole, e' la volta del ministro dello Sviluppo economico. Claudio Scajola, galvanizzato per sua ammissione dall'inflazione che ha dato un po' di tregua (dal 4,1 al 4%), probabilmente convinto di avere una certa responsabilita' in questo micro-calo, ha promesso un maggiore aumento della sorveglianza, attraverso Mister Prezzi e Guardia di Finanza.
Con il primo, probabilmente per raggiungere accordi con le varie associazioni di categoria come quella fatta ai primi di agosto per far costare i servizi dei bagni in spiaggia il 50% meno se usufruiti dopo le 14 (se c'e' uno –ma diciamo proprio uno- che ne abbia usufruito, lo preghiamo caldamente di segnalarcelo perche' lo proporremo per il guinness dei primati).
Con la Guardia di Finanza, si tratta di ispezioni presso le varie aziende. Ma per fare cosa? Immaginiamo solo per minacciare di multa o redigere dei veri e propri verbali nel caso di inadempienze. Niente a che fare, quindi, con le logiche e i processi che portano alla definizione dei prezzi al dettaglio, all'ingrosso e alla produzione che, fino a prova contraria, ci pare che siano liberi nel nostro Paese.
E allora? E' solo la politica degli annunci di azioni e provvedimenti che, per l'obiettivo che si prefiggono, sono inutili.
Probabilmente perche' i nostri ministri credono che il consumatore medio sia una sorta di imbecille che si ferma ai titoli di qualche mezzo di informazione e all'autorevolezza di chi fa certi annunci. Pericoloso, molto pericoloso. In questo modo, siccome i consumatori sono tutt'altro che imbecilli, ma consapevoli del loro potere di acquisto e non-acquisto di cio' che risponde o meno ai loro interessi, sanno perfettamente che non sono queste azioni che fanno calare i prezzi. Anzi. Spesso sono stimolo perche' i diversi attori della filiera si ingegnino meglio per evadere il Fisco e peggiorino la qualita' delle loro offerte, camuffandola per non farla individuare da chi le acquista. Oltre a questo risultato, infine, c'e' quello piu' grave e che riguarda tutti, cioe' i cittadini: sempre piu' consapevoli di un'inerzia delle istituzioni verso i loro interessi, camuffata da presa in giro, con conseguente perdita di fiducia nelle istituzioni.
Tutti lo sanno, ma tutti fanno finta di niente. Per evitare che le crisi internazionali (su cui il nostro Paese e' economicamente e politicamente ininfluente) ci travolgano, in economia ci sono solo due leve da muovere, quella fiscale (ad ogni livello della filiera) e quella delle liberalizzazioni. Quest'ultima, in particolare, non nell'accezione fino ad oggi perseguita (privatizzazioni e societa' controllate da capitali pubblici), ma nella dipartita dello Stato dalle attivita' economiche: non piu' controllate –in conflitto di interessi e abuso di posizione dominante- dai medesimi controllori, ma fluenti e controllate dalle loro capacita' nel mercato. I decreti Bersani della passata legislatura muovevano in questa direzione e non comprendiamo perche' i nostri ministri, con le dovute differenze che hanno, non ne abbia fatto tesoro, foss'anche per migliorarli.
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