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I cicli in finanza: perché esistono e cosa farne?
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Editoriale di Alessandro Pedone
9 settembre 2020 9:04
 
  Il tema dei cicli in finanza è affascinante e scivoloso al tempo stesso.
Per una persona che, come il sottoscritto, fa del tema dell’incertezza fondamentale il cuore del suo approccio alla consulenza finanziaria, parlare di cicli potrebbe sembrare una contraddizione.
La maggior parte delle persone che parla dei cicli, lo fa con l’intento di poter prevedere l’andamento futuro dei mercati finanziari. Il fatto che una cosa sia ciclica significa che conoscendo la fase attuale nella quale mi trovo, posso ragionevolmente inferire quale sarà la prossima.
In alcuni casi, come in alcune varianti delle così dette “Onde di Elliot”, i cicli sconfinano quasi in una sorta di fede con il risultato che quando i fatti non concordano con le credenze, si cerca di “aggiustare i fatti”, con qualche vigorosa “martellata metaforica”, pur di farceli stare.

Cosa sono i cicli?
Non esiste una definizione rigorosa di ciclo economico o finanziario. E’ un concetto abbastanza sfumato che indica l’alternarsi di periodi nei quali determinati valori hanno la tendenza a crescere, alternati a periodi nei quali vi è una tendenza opposta. Fra i due, in genere, vi sono delle fasi contrastate nelle quali non prevale nessuna delle due tendenze. Essendo il concetto così impreciso è evidente che sia possibile farci rientrare praticamente qualsiasi cosa.
Ciò nonostante i cicli sono un fatto inoppugnabile. Ci sono fasi nelle quali l’economia va bene e tende ad andare sempre meglio, alternate a fasi nelle quali accade l’opposto. Lo stesso può dirsi per i mercati finanziari. Queste fasi tendono ad avere caratteristiche simili, specialmente se analizzate ex-post, sebbene siano molto più difficili da definire mentre si vivono.
La mente umana è specializzata nel classificare, trovare similitudini, schemi. Non stupisce quindi che si trovino similitudini, ma - come vedremo nel prossimo paragrafo - ci sono validi motivi che spiegano queste similitudini.
Una caratteristica affascinante dei cicli è che tendono ad innestarsi uno dentro l’altro. Una fase di un ciclo, in genere, non procede in modo lineare nella stessa direzione. Esistono cicli di più breve periodo che rendono questo movimento frastagliato. A sua volta il ciclo intermedio fa parte di un ciclo di più lungo termine che ha dei massimi e dei minimi più ampi.

Perché esistono i cicli?
I cicli esistono poiché le interazioni fra le parti di un qualunque sistema in natura sono generalmente fondate su meccanismi di retroazione. Proviamo a spiegare questo semplice concetto in modo più semplice con un esempio. Quando una persona fa un mutuo per comprare una casa, nel momento in cui accende il mutuo, una notevole quantità di denaro viene letteralmente creata nel sistema e questo denaro fa sì che una serie di soggetti economici aumentino il proprio reddito. Questo nuovo reddito verrà in parte speso e genererà ulteriore reddito alimentando l’effetto positivo.
Tutto questo maggiore reddito in circolazione renderà un maggiore numero di soggetti ancora più meritevoli di nuovo credito e verranno accesi più mutui che continueranno ad alimentare positivamente questo circolo virtuoso.
Al tempo stesso, però, l’accensione di un mutuo genera una lunga fase nella quale il soggetto indebitato spenderà una quota minore del suo reddito nell’economia reale. Se nel breve termine, il mutuo ha dato una spinta positiva all’economia, contemporaneamente, nel lungo termine ha generato un pressione negativa poiché sottrarrà per lungo tempo parte del reddito disponibile che dovrà essere utilizzato per il “servizio per il debito”, cioè il rimborso degli interessi e di parte del capitale.
In altre parole, i meccanismi di retroazione, positivi o negativi, sono quelle azioni che agevolano successive azioni simili (retroazioni positive) o contrarie (retroazioni negative). Il mondo economico e finanziario (ma non solo) è pieno di esempi del genere. Molto spesso, come nell’esempio già citato, una stessa azione implica sia delle retroazioni positive nell’immediato che negative nel lungo termine, o viceversa.
L’insieme di un numero incalcolabile di queste interazioni crea delle concatenazioni di eventi sempre diverse e imprevedibili nei particolari, ma riconoscibili nella struttura generale.
E’ come dire che tutti gli esseri umani hanno tendenzialmente due gambe, due braccia, un busto ed una testa. Però le varianti di questa struttura sono praticamente infinite.

A cosa serve conoscere i cicli?
Abbiamo visto che i cicli esistono ed hanno spiegazioni molto concrete. Abbiamo però anche provato a spiegare che questi non possono aiutarci a prevedere con ragionevole precisione ed utilità l’andamento dei mercati.
Facciamo un esempio concreto. In questo momento siamo senza ombra di dubbio in una fase molto avanzata del ciclo del debito di lungo termine (si veda questo articolo https://investire.aduc.it/editoriale/politiche+monetarie+terzo+tipo+dobbiamo+cambiare_31669.php).
Studiare le dinamiche di questo genere di cicli ci aiuta ad ipotizzare alcuni sviluppi, ma in modo comunque troppo vago. E’ molto ragionevole ipotizzare, ad esempio, che dovrà esserci un periodo di reflazione. Questo lo ipotizziamo sulla base della dinamica dei cicli. Non possiamo però sapere a priori se serviranno 3 anni o 5 anni affinché questo fenomeno prenda corpo. Non possiamo sapere se questo aumento sarà molto graduale o più repentino.
Conoscere le dinamiche dei cicli può essere utile ma solo se partiamo dall’assunto dell’imprevedibilità dei mercati ed impostiamo delle strategie di portafoglio non di tipo previsionale, ma di tipo adattativo.
Una volta che si è accettata l’idea che non si può sapere dove andranno i mercati finanziari con un livello di dettaglio utile per tentare di anticiparli, lo studio dei cicli finanziari ci fornisce uno spazio sufficientemente ampio per impostare strategie di portafoglio che permettono di sfruttarli dopo che certi movimenti si sono verificati.
Facciamo un esempio concreto.
Sappiamo che i mercati azionari, nel suo complesso, attraversano fasi in ascesa piuttosto prolungati con movimenti, mediamente, meno accentuati seguiti da fasi più brevi di discese forti e talvolta violente. Questo è un fatto ed è dovuto, appunto alle dinamiche interne ai cicli. Non sappiamo esattamente come si verificherà (quando ed in che misura), ma sappiamo che si verificherà con quella struttura. Mentre si verifica una discesa, non potremo dire se terminerà dopo un mese, tre mesi o un anno e non potremo sapere se terminerà con un -20%, -30% o magari -50%!
Ciò nonostante, conoscere la struttura di massima dei vari cicli finanziari, ci consente di impostare delle regole di bilanciamento che ne tengano conto, insieme a tutti gli altri elementi necessari per impostare un portafoglio finanziario (il più importante dei quali sono i propri obiettivi di vita collegati al denaro).
La differenza, apparentemente sottile, ma sostanziale, è fra provare ad anticipare i mercati per tentare di avere degli extra-guadagni, aumentando i rischi, oppure adattarsi alle nuove situazioni sui mercati una volta che queste sono già emerse per aumentare la probabilità di raggiungere i propri obiettivi di vita.
 
 
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