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Editoriale. Gas russo e Italia. I preamboli e i fatti del disastro. Morte piuttosto che diritti
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
23 maggio 2023 12:00
 
E’ interessante, quanto sintomatica, l’intervista che un quotidiano ha fatto all’attuale presidente dell’Enel e del Milan, Paolo Scaroni, relativamente al periodo 2005-2014 quando era amministratore delegato dell’Eni e curava lo storico rapporto tra questo ente di Stato e la Russia che così viene sintetizzata dallo stesso quotidiaoi: "I russi erano partner commerciali. Pensavo che fossero fornitori affidabili, come lo pensavano Angela Merkel e il cancelliere austriaco. Io ho approvato il contratto con Gazprom perché era nell’interesse di Eni e perché condiviso dai vertici politici di allora".

Un viaggio politico su come il nostro Paese era arrivato ad avere anche il 40% delle forniture di gas dall’Unione Sovietica prima e dalla Russia poi. Sostanzialmente un “avevo obbedito agli ordini”, frase che abbiamo sentito riecheggiare in modo macabro anche durante il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti e pronunciata da tutti i dipendenti - militari o meno - che hanno sempre obbedito agli ordini, anche più umanamente truci, dei loro superiori, dittatori o meno che siano.

Ovviamente la storia ci dice che ci sono varie eccezioni, ma fanno parte di una sorta di storia parallela (Aventino durante il fascismo, obiettori di coscienza durante la prima guerra mondiale, resistenze anche clandestine ai vari dittatori degli ultimi secoli, etc). Eccezioni a cui Scaroni non appartiene e, con lui, i governanti che gli davano il lasciapassare per il commercio del gas.

In quegli anni, nonostante Putin manifestasse già da tempo le sue intenzioni e pratiche politiche, il tutto veniva ignorato in nome del “dio gas”. Tappandosi occhi e orecchie rispetto a quella che, Unione Sovietica ante-perestroika prima, e Russia putiniana poi, facevano e disfacevano ammazzando persone e diritto.

Oltre ad invitare a leggere e riflettere su questa disincantata intervista, ci permettiamo una riflessione. I consumi non sono mai apolitici: ogni volta che accendiamo un fornello a gas o gustiamo, per esempio, un pezzo di cioccolato, dietro c’è tutto un mondo che, in virtù dei modelli dominanti di produzione e commercio, ha portato il Pianeta da un punto di vista ambientale, e le nostre società da un punto di vista umano e politico, a favorire la morte piuttosto che i diritti.

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