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Elezioni e rappresentanza. Crisi, cambiamenti, silenzi. I consumatori aspettano
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Editoriale di Redazione
20 ottobre 2021 11:33
 
I risultati delle ultime elezioni amministrative, dove ha vinto la sinistra contro la destra, hanno indotto i leader dei rispettivi partiti e schieramenti a riflettere, esultare, criticarsi, pensare, valutare …. insomma a rimettere in discussione quanto hanno fatto fino ad oggi. Osannando la propria lungimiranza (i vincitori) o riconoscendo le proprie limitatezze (i perdenti); tra questi ultimi il partito di Giorgia Meloni si è distinto per addossare le colpe a fattori esterni alle proprie capacità, soprattutto al cosiddetto clima di odio e di rissa che sarebbe stato creato dai propri avversari; a cui c’è anche da aggiungere la spropositata esultanza del maggior partito vincente (Pd) che ha ignorato di essere maggioranza della minoranza degli elettori (che hanno votato in meno del 50%).
E’ la politica? E’ vero. Dobbiamo rassegnarci e far gestire il nostro quotidiano e il nostro futuro a costoro? Considerando, per esempio, che tra perdenti e vincenti non c’è stato uno di questi partiti che abbia proposto qualcosa per uno dei drammi di questo mezzo autunno che, per l’inverno prossimo, non si può escludere divenga tragedia: i prezzi alle stelle dell’energia. Certo, il governo (di cui quasi tutti questi partiti fanno parte) è intervenuto, ma ha ridotto il danno solo della metà per gas e luce (ignorando la benzina), e solo per tre mesi e per coloro che già sono poveri (1).

Questa agorà elettorale si è consumata nell’imbarazzo generalizzato per il ritorno alla politica di gran parte degli elettori che, in 1 milione e 200mila, hanno firmato in tre mesi la richiesta di referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, e, in 550mila in dieci giorni per la depenalizzazione della cannabis.
Ci sono quindi due approcci e due gestori diversi per la politica.

I primi gestori, quelli delle elezioni
I vincitori ora si stanno attrezzando per cercare di mantenere gli impegni amministrativi che hanno preso con gli elettori. Vedremo.
I perdenti, invece, sembra che rimugino sulle loro proposte agli elettori e, invece di riflettere sulle proprie strategie, alcuni (soprattutto Lega di Salvini) sembra che stiano rivalutando proposte e alleanze (una sorta di partito che mette le proprie capacità a disposizione di ciò che “più tira” piuttosto di ciò per cui sono diventati partito. C’est la vie, et la politique).

I secondi gestori. Quelli dei referendum
Vincitori in fieri, visto che le firme raccolte, per diventare leggi, dovranno essere sottoposte al vaglio della Corte Costituzionale prima (entro febbraio 2022) e, se c’è l’ok della Corte, a quello degli elettori nella prossima primavera (legislatori permettendo ché, volendo, potrebbero modificare le leggi sottoposte a referendum, anche in peggio rispetto ai desiderata dei proponenti, e annullare il ricorso al voto… “lex, dura lex, sed lex”…).

La differenza dei referendari rispetto a quelli del voto è che mentre questi ultimi sono parte di un metodo politico in calo (elezioni con calo dei votanti), i primi sembra che siano parte di un metodo politico in crescita (erano decenni che in Italia non si registrava una così ampia e fulminea partecipazione al processo legislativo).

Sia amministratori emersi dalle elezioni che legislatori in fieri dei referendum hanno il compito di rendere migliori le leggi e la vita dei cittadini. Noi consumatori e utenti aspettiamo e li osserviamo con attenzione. Soprattutto per servizi ed economia…. Oltre che per quello su cui ritengono di poter avere successo.

1 - https://www.aduc.it/comunicato/rincari+bollette+energia+provvedimenti+tampone+non_33216.php
 
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