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LEGGE E-COMMERCE
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Editoriale 
1 ottobre 2000 0:00
 
LA MIOPIA DEL GOVERNO E DEL SENATO SU UNO DEI POCHI SETTORI CHE GARANTISCE SVILUPPO E QUALITA' PER PRODUTTORI E CONSUMATORI
Il Senato ha approvato un decreto legislativo proposto dal Governo sull'e-commerce, dl n. 4752. Ora il provvedimento passera' alla Camera per l'approvazione finale.
Che l'e-commerce sia uno dei pochi settori che, per il futuro, garantisce sviluppo e qualita' per produttori e consumatori, e' innegabile, cosi' come e' innegabile che le regole del commercio tradizionale sono troppo rigide per essere applicate sulla Rete. Questo lo hanno capito un po' dovunque nel mondo, tant'e' che gli approcci piu' diffusi sono quelli della delegificazione e autoregolamentazione, per favorire l'accesso e l'uso ad un numero sempre piu' alto di nuovi imprenditori e consumatori.
La legge approvata ieri dal Senato, pero', non va in questa direzione, ma dando per scontate le norme tradizionali del commercio, prevede solo una serie di finanziamenti (crediti d'imposta e contributi in conto capitale) per il settore tessile, abbigliamento e calzaturiero, e un fondo di garanzia per coprire le banche che erogheranno crediti agli studenti per l'acquisto di un personal computer.
A parte il fatto che e-commerce non significa solo tessuti, vestiti e scarpe (anzi!), la legge approvata sembra ignorare del tutto lo strumento telematico, trattandolo alla stregua di un "abbellimento degli attuali negozi", evitando accuratamente di affrontare i nodi principali di questa nuova forma di vendita: la facilita' di accesso, di intrapresa e di consumo, con il conseguente avvicinamento ad una quantita' smisurata di offerte e di consumatori che, con le regole e i costi tradizionali di queste regole, non potrebbero altrimenti farlo.
Nella legge non si affronta, per esempio, il problema delle autorizzazioni, dell'Iva, dei costi delle prestazioni lavorative. Inoltre, limitandolo a tre settori merceologici, fa discriminazione creando il commercio buono e quello cattivo, e abbandona l'editoria on-line alle leggi restrittive della carta stampata e del sistema radiotelevisivo.
Eppure in Senato c'erano altri progetti di legge, come quello, per esempio il dl n. 3264 e il dl n. 3263 dei senatori Milio, Gawronski, Semenzato, Cossiga, Cortiana e altri che potevano essere di conforto per un dibattito piu' ampio. Ma, nonostante -per restare sempre a questo progetto- fosse stato depositato da molto piu' tempo rispetto a quello del Governo, si e' preferito ignorarlo. A cose fatte capiamo perche': questo progetto prevedeva l'assenza di autorizzazione per il commercio on-line, aliquote Iva tra il 4 e 10%, varie agevolazioni fiscali e retributive, nonche' l'assenza di iscrizione ad alcun albo per i giornalisti che si assumono la responsabilita' di divulgare informazione on-line.
In questa situazione e' ovvio che i faraonici progetti di alfabetizzazione informatica per raggiungere, quantomeno, i livelli degli altri Paesi europei, resteranno solo tali: non basta consentire ad uno studente l'acquisto agevolato di un pc, ma bisogna anche che l'offerta in Rete sia allettante, e se si limita e si ignora proprio li' dove c'e' l'espansione e l'apertura -come fa questa legge- si resta fermi al palo.
(Vincenzo Donvito)
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