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I miei soldi sul conto corrente sono a rischio prelievo forzoso?
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Editoriale di Alessandro Pedone
17 giugno 2020 12:41
 
 Dopo che da più parti è giunta l’ennesima domanda su come evitare un “imminente” (???) prelievo forzoso dei soldi sul proprio conto corrente è bene scrivere un articolo per rimandare tutte le prossime domande ad un link che mi evitasse di ripetere per la trecentesima volta la stessa pappardella.
Sono ormai anni che in rete si diffondono contenuti digitali (video, blog, podcast) che prospettano una riproposizione della tanto odiata tassazione sui conti correnti che nel 1992 fece il governo Amato (allora fu dello 0,6%) e che ha talmente scioccato gli italiani da non essere più stata dimenticata. Periodicamente questa bufala torna e ritorna. 
Le ragioni sono sostanzialmente due: 
1) far leva sulla paura porta tante visualizzazioni sui propri contenuti digitali. Oggi avere queste visualizzazioni è il primo metro di successo al quale la follia dell’attuale mondo dominato dal marketing ha abituato praticamente tutti. Una cosa “vale” se è vista da tante persone. Non importa se la cosa sia priva di senso e se ogni sapiente di ogni epoca semplicemente proverebbe un misto di ilarità e compassione nei confronti di questo assurdo comportamento (come facciamo quando guardiamo un gatto rincorrere la propria coda). 
2) la paura di una tassazione è un eccellente motivazione per spostare i soldi da una parte all’altra ed in giro ci sono un mare di persone che guadagnerebbero un po’ di soldini (sicuramente di più dell'importo dell’improbabile patrimoniale) facendovi spostare i soldi attraverso la leva della paura della tassazione. 
Sei mica matto che ti vuoi far mettere le mani in tasca dal governo, vero? Certo che no!” 
La soluzione proposta implica che le mani in tasca non le metta il Governo ma colui che ti propone “la soluzione”... 

Che probabilità ci sono di un prelievo forzoso?
Partiamo subito dalla risposta rapida. Le probabilità che vi sia un prelievo forzoso solo sul conto corrente a mio avviso è prossima allo zero. Qualunque cosa si possa pensare del Governo (questo come degli altri e dei prossimi) ritengo che si possa escludere che sia composto da masochisti completamente idioti. Una certa capacità di far di calcolo su almeno cosa convenga a loro direttamente l’hanno sempre mostrata in passato. 
Imporre una tassa sui conti correnti degli italiani corrisponde ad un suicidio politico, per altro chiarissimamente inutile. 
Il futuro è sempre aperto e nessuno è in grado di prevederlo, ma un minimo di logica porta ad escludere un atto così demente ed autolesionista come la tassazione diretta del conto corrente. 
Qualcuno probabilmente obietterà: se l’ipotesi è così assurda, perché il Governo Amato lo fece nel 1992? Il caso del ‘92 fu più unico che raro ed è da ricollegare essenzialmente ad un problema di difesa della valuta nazionale che oggi non esiste. 
Sarebbe lungo e ci porterebbe fuori tema ripercorrere storicamente quell’evento. Per chi volesse iniziare a farsi un’idea, propongo di iniziare dall’intervista dello stesso Giuliano Amato rilasciata al Corriere della Sera 25 anni dopo, un arco di tempo ragionevolmente lungo affinché le urgenze della cronaca non facciano eccessivamente premio sulla verità dei fatti. 
Da una parte, oggi non ci sono più le condizioni straordinarie che portano a quella sciagurata opzione, dall’altra, proprio l’esito disastroso, soprattutto politicamente, di quella scelta ha impresso un marchio indelebile nella testa di ogni politico che prima di ripetere un errore del genere farebbe qualsiasi altra cosa, magari un errore peggiore, ma diverso!

Ha senso spostare i soldi dal conto corrente per evitare il presunto prelievo forzoso?
Sebbene ritenga l’ipotesi di un prelievo forzoso sui conti correnti un’opzione con una probabilità prossima allo zero, l’imposizione di una patrimoniale straordinaria è un’opzione con probabilità molto bassa, ma non prossima allo zero. 
In uno scenario molto diverso da quello attuale, sia sul piano politico, sia sul piano finanziario, sia sul piano di cultura economica dominante, se tornassero tempi nei quali la narrativa prevalente fosse ancora quella della presunta insostenibilità del debito pubblico e dalla presunta necessità di racimolare più soldi possibili ovunque questi siano, diversamente dal 1992 oggi la cosa più sensata da fare sarebbe quella di elevare l’attuale mini-patrimoniale che già in Italia esiste dal Governo Monti in poi, ovvero l’imposta di bollo dello 0,2% all’anno con una imposta di bollo straordinaria ed una tantum. Non avrebbe alcun senso calcolare un’imposta straordinaria solo sui conti correnti. Diversamente dal 1992 oggi lo Stato dispone immediatamente di tutte le informazioni sul valore complessivo degli investimenti finanziari degli Italiani: importo molto superiore rispetto alla liquidità sui conti correnti. 
Perché mai dovrebbe limitarsi a tassare la liquidità quando potrebbe tassare una base imponibile molto più grande ed in modo anche più politicamente accettabile? 
Non ha alcun senso spostare i soldi dai conti correnti in qualche forma di investimento, come qualche venditore della finanza sta proponendo da un po’ di tempo, per evitare una possibile tassazione. Questi sono solo argomenti psicologici di bassissima lega ai quali ricorre qualche venditore, magari anche credendoci. 

Concludendo
Non sarà l’ultima volta che si tornerà a parlare di patrimoniale, purtroppo. In realtà l’ipotesi ad oggi è ampiamente inconsistente. Qualora si dovesse concretizzare, però, è praticamente impossibile che riguardi solo i conti correnti. Se mai dovesse concretizzarsi riguarderebbe tutti gli investimenti finanziari oggi soggetti all’imposta di bollo dello 0,2% ed è probabile che negli stessi provvedimenti il Governo includa anche altre tassazioni di altre forme di proprietà, in primis quelle immobiliari ed aziendali (ricordiamo che nel 1992 insieme al famoso prelievo forzoso sul conto corrente venne introdotta quella che oggi chiamiamo IMU). Non ha quindi senso andare a spendere soldi oggi per tentare di proteggersi da un’ipotesi largamente improbabile, e per di più in modo assolutamente marginale. Concentrarsi sul conto corrente quando il problema, se dovesse presentarsi, riguarderebbe l’intero patrimonio è un evidente caso di scelta irrazionale dettata esclusivamente dalla paura.  

 
 
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