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IL MITO DEI CONSUMATORI. SOGGETTO POLITICO?
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Editoriale 
15 maggio 2001 0:00
 
Consumatori di qua e consumatori di la'. E' una delle parole piu' usate dai politici, e qualche tempo fa, in un sondaggio, la fiducia degli italiani metteva le associazioni dei consumatori al secondo posto come portatori della loro fiducia.
Bene!
Ma da qui a farne un soggetto politico, c'e' da capire qualcosa che alcuni faciloni del consenso degli elettori fanno finta di non considerare.
E non si tratta di mettere le mani avanti, perche' gia' un'associazione di consumatori, Adusbef, si e' messa in gioco in queste elezioni trasferendo presidente e gruppo dirigente nelle liste del movimento di Antonio Di Pietro. Ed e' proprio di oggi pomeriggio 14 maggio, mentre scrivo, una dichiarazione del tuttologo ministro delle Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio che, deluso dalla performance elettorale del suo partito Verdi, ha cominciato a parlare di scioglimento della sua organizzazione per la creazione di un partito per l'ambiente e per i consumatori. Quindi e' una realta' tangibile in movimento.
Potra' tutto cio' aiutare i diritti dei consumatori ad essere il motore dell'economia? Potranno i consumatori essere difesi e vedere affermare i loro diritti da chi auspica tariffe di Stato per calmierare i prezzi di questo o quel prodotto (come qualcuno fa per l'assicurazione obbligatoria Rc-auto), oppure blocchi alla ricerca e alla produzione transgenica perche' cosi' ha deciso che un consumatore medio debba mangiare, salvo poi fare il finto tonto quando il transgenico e' tale per irradiazione dei cibi (com'e' per il grano duro con cui si fa la pasta italiana) piuttosto che per l'uso delle biotecnologie?
Noi crediamo che questa sia la difesa e la ricerca dell'affermazione dei diritti di un tipo di consumatore, che si puo' riconoscere in un modello piuttosto che un altro, e che, di conseguenza, decide di dare la sua fiducia, anche con il voto, a questo o quell'altro partito, cosi' come potrebbe sceglierne un altro che parla meno di consumatori.
E' evidente che la prospettiva di una politica dei consumatori cosi' come gli esempi che ho riportato sopra, e' cosa diversa da cio' che l'Aduc intende: per il consumatore in quanto tale non e' conveniente sposare questo o quel partito, perche' cosi' come gli vengono fatte le proposte, le stesse si possono realizzare solo penalizzando altri consumatori. Per estremizzare con un esempio: il consumatore sta all'economia come la democrazia sta ad un sistema di governo. Certamente si puo' governare senza democrazia, cosi' come si puo' realizzare una politica economica senza considerare i consumatori come soggetti determinanti. Ma e' questione di scelta: la stessa differenza che c'e' tra un sistema autoritario e un sistema democratico, dove quest'ultimo e' tale quando e' frutto di una libera scelta. E allora, perche', in un regime che si presume democratico, negare questa libera scelta al consumatore? Perche', per tornare al nostro esempio, le tariffe obbligatorie per altrettante assicurazioni obbligatorie? Perche' negare il diritto ad un consumatore di mangiare prodotti transgenici? L'unica discriminante e' che sia una libera scelta che derivi da una conoscenza di cio' che si sta per consumare, e non un gioco al buio basato sulla fiducia obbligatoria che si deve dare a chi e' al governo e all'amministrazione.
Questa che pongo e' una riflessione per sottolineare come non riusciamo a considerare il consumatore un soggetto politico, ma economico, di cui la politica non puo' fare a meno per calmierare la giustezza delle sue scelte di economica.
O, forse, chi mangia il pane integrale biologico e' di sinistra e chi mangia la michetta rigenerata dal freezer e' di destra? Ed ha ragione o torto rispetto a chi sponsorizza uno o l'altro pane?
Prepariamoci anche a queste fesserie.
(Vincenzo Donvito)
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