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Editoriale 
1 aprile 2001 0:00
 
Una buona notizia? Purtroppo sono diventate tanto rare quanto pregiate. I crismi ci sarebbero, ma non riusciamo a non leggerci dentro. Si tratta del ritiro, da parte dell'ex-presidente del Consiglio Massimo D'Alema, della querela miliardaria con cui aveva chiesto un risarcimento al vignettista Giorgio Forattini, reo di averlo ritratto mentre sbianchettava alcuni nomi su una lista di presunti spioni sovietici.
Il presidente dei Ds si era molto arrabbiato e a nulla era valso che gli avvocati di Forattini, in tribunale, avessero ricordato che si trattava dell'abituale canzonatura della satira.
Ma proprio ieri D'Alema ha cambiato idea, sostenendo che finalmente Forattini gli aveva fornito quelle giustificazioni che lui da tempo chiedeva (che si trattava di satira e non altro, cioe' informazioni o presunte "soffiate" giunte non si da dove che avrebbero potuto accreditare veridicita' all'atto dello sbianchettamento) .. . che era quello che anche in tribunale gli era stato detto.
Un ingenuo potrebbe dire: "beh, D'alema non aveva ancora capito, ma ora c'e' arrivato!". Ma dire una cosa del genere e', per l'appunto, un'ingenuita': in politica non esiste non-capire, e niente viene fatto senza un secondo fine. Il nostro ex-presidente del consiglio, poi, in quest'arte maieutica, si potrebbe dire che sia quasi un maestro.
Ma allora cos'e' successo?
C'e' stata la trasmissione Satyricon con l'intervista al giornalista Marco Travaglio. Una trasmissione satirica che, nel suo corpo centrale, ha uno spazio che non c'entra con la satira, e dove il suo conduttore Daniele Luttazzi intervista personaggi vari: una passerella dove il giornalista Travaglio ha raccontato di un suo libro che presuppone incroci e contatti poco leciti del leader della Casa delle Liberta', Silvio Berlusconi, con mafiosi e delinquenti di varia tacca. Un'intervista che ha scatenato un putiferio e difesa (ovviamente solo per partito preso, perche' anche un demunito ha capito che non fosse un'intervista satirica), da buona parte dei dirigenti della formazione del centro-sinistra, in nome del fatto che la satira va accettata per quello che e'.
Evitiamo i commenti sullo specifico di satira e non-satira dell'intervista a Travaglio (abbiamo rispetto dell'intelligenza di chi ci legge), ma non possiamo non collegare questa difesa della satira al fatto che, nel momento stesso in cui veniva fatta, pendeva in tribunale una richiesta miliardaria contro la vignetta di Forattini da parte di uno dei massimi dirigenti di questi difensori (una vignetta, non un'intervista che presentava un libro e che, invece che far ridere, avrebbe dovuto far preoccupare seriamente chi credeva nella veridicita' di cio' che veniva presentato).
Per questo collegamento, noi crediamo che Massimo D'Alema (che notoriamente non e' uomo di spirito) sia stato costretto a fare marcia indietro, in modo da meglio avvalorare la posizione di chi difende la satira (chissa' se D'alema ci denunciera' per questo ....) contro le presumibili reazioni di Silvio Berlusconi.
Ci dispiace per l'amico Giorgio Forattini, ma, mentre siamo contenti che lui non rischia piu' di sborsare miliardi che l'avrebbero ridotto sul lastrico, non possiamo non notare l'uso strumentale della sua "assoluzione".
Una sola vittima rimane sul terreno: la satira. Cioe' la nostra liberta' di farci sberleffo di cose che sembrano tanto serie da perdere anche di credibilita'. Una liberta' che ci consente di continuare a chiedere -a noi stessi, a chi ci amministra e alla giustizia- di considerarci adulti e capaci di decidere quando ridere e quando piangere.
(Vincenzo Donvito)

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