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Siamo un Paese inconcludente? Teniamoci stretta l’Europa
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Editoriale di François-Marie Arouet
15 febbraio 2022 13:19
 
L’italiano che parla male di se stesso è un pilastro della cultura. Lo stesso che poi alla fin fine, pur nel più terribile dei mali, riesce a sopravvivere e a cascare in piedi. Vuoi la famiglia, vuoi la fratellanza, vuoi le protezioni più o meno legali che si instaurano soprattutto a livello locale, l’annientamento dell’individuo a livello economico non c’è. Altro annientamento, però, è quello a livello civico, in crescita, con minore partecipazione e disinteresse verso lo Stato. Qualcosa di “anomalo” è accaduto di recente: la raccolta firme per i referendum eutanasia e cannabis sembra aver risvegliato, soprattutto nei giovani, slancio di partecipazione… per ora è troppo presto per dire che c’è un percorso, anche se la tendenza c’è ed è più che tangibile.
Questo spirito inconcludente si riversa ovviamente anche su chi fa leggi e chi governa: la classe dirigente è lo specchio di chi l’ha eletta.
E ne stiamo avendo dimostrazione, ultima in ordine di tempo, nella crisi energetica che avvampa.
Sappiamo che le soluzioni non sono dietro l’angolo e potrebbero essere soluzioni che vanno oltre il nostro dato nazionale: in materia energetica non siamo autosufficienti, dipendiamo dall’estero. Se sentiamo e leggiamo coloro che deleghiamo a governarci e rappresentarci, l’inconcludenza impera: tranne rare eccezioni (quasi sempre fuori di queste categorie di “eletti” e comunque senza potere) parlano di cose che non ci risolvono l’immediatezza, il caro-bolletta, il caro-benzina, il caro-prezzi. “Potremmo”, “dovremmo”, “occorre investire”, etc anche e perché in periodo pre-crisi non si sono comportati come formiche che accumulavano, ma come cicale sul ramo a tessere e gioire delle proprie lodi.
E’ per questo che siamo incapaci e impotenti. Ma una cosa giusta, tra le altre, abbiamo fatto: essere motori dell’Unione Europea. Certo, fra i motori di oggi abbiamo anche quelli che ieri volevano farci uscire, tornare alla lira… ma è bene riconoscere che questa nostra capacità di essere in un certo senso inaffidabili nelle cose che diciamo un giorno rispetto a quello che diciamo il giorno dopo, è quella che ci permette di avere, per esempio, un Governo e un Parlamento europeista coi numeri di quelli che ieri sostenevano il contrario.
E’ bello? E’ brutto? E’! Prendiamone atto e andiamo avanti. Anche perché in Europa abbiamo dei motori che, con le dovute differenze come tra Francia e Germania, pur prendendoci talvolta in giro non ci mollano, agiscono anche per noi, ed hanno bisogno di altre nostre virtù che non affidabilità e coerenza.
 
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