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Editoriale 
15 novembre 2000 0:00
 
Una breve riflessione sul parlarsi addosso che e' in corso, tra politici .... noti esperti di storia, sui libri di testo che vengono propinati ai ragazzi a scuola.
Il contendere sembra che sia sul fatto se la Repubblica di Salo', per esempio, sia stata un covo di sanguinari fascisti che cercava di riesumare un regime ormai sfasciato per la sua crudelta', o dei ragazzi che credevano in degli ideali fino a dare la vita per questi.
Io non c'ero, ho solo letto qui e la', anche perche' quando facevo io il liceo, non si arrivava mai a studiare e parlare dei Governi Mussolini e della Seconda Guerra Mondiale, e mi sono fatto un'idea indipendentemente dalla scuola.
Il contendere, ovviamente, non e' su questo, ma, come sempre e' su chi deve gestire il potere a scuola, e su quale casa editrice -piu' o meno compiacere con questo o quell'altro professore- bisogna far guadagnare. La sopraffazione dei diritti dei discenti, che devono solo sottostare alle decisioni dei loro insegnanti, che, essendo obbligatoriamente quelli e non altri, non possono essere disconosciuti, e' la dominante, inamovibile.
L'oscurantismo della scuola obbligatoria di Stato, riesce ad alimentarsi solo calpestando i diritti dei piu' deboli, valorizzando quelli dei piu' forti: esistono, cioe', i diritti degli insegnanti a scegliere i libri, mentre gli studenti devono solo subire, e senza possibilita' di alternativa.
Fatto salvo, per carita', il diritto degli insegnanti a scegliere i testi su cui comunicare la loro scienza, questo pero' bisticcia con il diritto degli studenti a poter, a loro volta, scegliere.
E allora? Ora viene fatto prevalere il diritto del piu' forte. Come uscirne? Cantando l'ode allo statalismo e mettendo in soffitta i principi e le pratiche che -altrove- si dice di voler far prevalere? O rimettendo tutto in discussione dalle fondamenta (obbligo di Stato), proprio perche' le attuali si basano non sulla convivenza dei diritti, ma sulla sopraffazione di uno sull'altro? Per esempio -anche prima di arrivare a rimettere in discussione l'obbligo di Stato- perche' ci deve essere l'obbligo del libro scelto dall'insegnante? Non si parla tanto di sviluppo dello spirito critico dello studente, in relazione dialettica e curiosa con il suo insegnante? Come puo' succedere questo se tutti sono uniformati, pur senza l'orpello dell'uniforme fisica (il trionfo dell'ipocrisia l'ha abolita, ma ne ha mantenuta la sostanza).
Lunga la strada, stretta la via, ma non confondiamo la liberta' con l'autoritarismo, per giunta di Stato.
(Vincenzo Donvito)

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