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Non ci sono più le mezze stagioni. Organizziamoci
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Editoriale di Vincenzo Donvito Maxia
17 febbraio 2024 16:10
 

19 gradi all’ombra, qui a Firenze oggi 17 febbraio. Più del doppio della media che ci si immagina in questa stagione, quando non era freddo.

Pensiero e attenzione alle attività economiche, quelle che ne gioiscono e quelle che si lamentano. E ai consumatori, che comprano più gelati (alla frutta) e meno cioccolate calde e maritozzi con panna altrettanto calda. Consumatori che consumano più frutta e meno insaccati avvolti da farinacei, che gustano legumi e insalate piuttosto che patate minestrose e carne di stufato.

Insomma cambia il clima. E in attesa che si esaurisca (quando?) la corrente del golfo e ci si ritrovi senza quelle mezze stagioni che caratterizzano oggi l’Europa… che si fa, oltre al godimento temporaneo, più o meno filosofico, della giornata odierna pensando: “sai che, stasera preparo un’insalata di riso”?

Si fa che, tra le specie viventi, siamo umani e non animali, siamo umani e non vegetali. E pur se molti di noi sono convinti di non essere più - come negli ultimi millenni - la specie dominante che plasma tutto il resto “a propria immagine e somiglianza”, abbiamo ancora una certa capacità di condizionare quanto ci circonda. Magari più consapevoli che non i nostri avi che gettavano i rifiuti in discariche all’aperto dietro il muro della propria dimora e i nostri nonni che non avevano mai preso un aereo (davvero, siamo più consapevoli?). 

E anche se come avi e nonni ci si ammazza ancora in nome di un dio (esterno o interno a noi stessi, poco importa), saremo in grado di organizzarci per cominciare a modificare le abitudini individuali e collettive?

Oppure facciamo parte della ampia schiera dei lamentosi che, siccome ci sono già i fiori che “normalmente” ci sarebbero stati fra uno o due mesi, andiamo a bussare al “babbo Stato” che ci dia qualche bonus?

Cominciamo a cambiare da noi: abitudini e consumi. Il mercato nasce così. Scopriamo il gusto della novità, per quanto traumatica possa essere, senza lamentarsi chiedendo che i nostri custodi (governo o certezza del pensiero che sia) ci garantiscano l’esistenza di ieri.

Si provi ad immaginare l’applicazione di questi pensierini a tutto quello che facciamo.


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