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 ITALIA - ITALIA - Aborto. Ru486 anche nei consultori in Emilia Romagna
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2 ottobre 2022 16:40
 
L’Emilia-Romagna allarga così la possibilità per le donne di ricorrere all’aborto farmacologico
In Emilia-Romagna parte la somministrazione della pillola Ru486 anche nei consultori. «È una questione di civiltà», dichiara il presidente della Regione Stefano Bonaccini che sembra così rispondere a chi, come il gruppo di FdI in Liguria considera la piena attuazione della legge 194 con l’istituzione di sportelli pro-vita in ogni ospedale.
Si inizia a Parma ai primi di ottobre, poi nelle settimane e mesi successivi a Modena e Carpi, Romagna (Ravenna e Cattolica) e Bologna. Si amplia così la possibilità per le donne di ricorrere, per l’interruzione volontaria di gravidanza, al trattamento farmacologico: non più solo negli ospedali (in Emilia-Romagna sia in day hospital dal 2005 sia in regime ambulatoriale da fine 2021), ma anche nei consultori. Potranno usufruirne donne maggiorenni entro il 49esimo giorno di età gestazionale. «È un provvedimento conforme alle disposizioni nazionali per dare piena attuazione a un diritto di scelta che riguarda le donne e il proprio corpo — insiste Bonaccini in un post sulla sua pagina Facebook —. Un diritto che deve essere garantito in tutta Italia». «A tutte le donne dell’Emilia-Romagna sarà garantita assistenza, protezione e aiuto lungo l’intero percorso, attraverso strutture e personale altamente qualificato», aggiunge il governatore.
Nell’annunciare la novità, la Regione evidenzia anche che il 2021 ha fatto registrare «il numero più basso di interruzioni volontarie di gravidanza». Dall’inizio della rilevazione, nel 1980, per la prima volta scendono sotto 6.000, esattamente a 5.671, -6% rispetto al 2020 e -52% rispetto al 2004 (quando sfiorarono quota 12.000). «Contemporaneamente, si registra un sempre maggiore ricorso alla pillola Ru486 rispetto all’intervento chirurgico»: lo scorso anno 3.505 interruzioni volontarie di gravidanza, ovvero il 62%, sono state effettuate con questo trattamento.
«Siamo pronti a partire per garantire alle donne un’ulteriore possibilità di effettuare, in sicurezza e con l’assistenza adeguata, l’interruzione volontaria di gravidanza — afferma l’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini — iniziamo in alcune città, per estendere questa modalità anche alle altre province, man mano che le Ausl completeranno la predisposizione dei protocolli necessari su spazi e modalità, sulla base delle indicazioni definite dalla Regione. Siamo convinti si tratti di un diritto che deve essere garantito e rispetto al quale il servizio sanitario deve operare al meglio».
La Regione ricorda che già a fine 2021 aveva recepito le raccomandazioni nazionali del ministero della Salute: dare alle donne la possibilità di eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza con trattamento farmacologico in regime ambulatoriale anche negli spazi dei consultori, «che da sempre svolgono un ruolo fondamentale in tutte le fasi della vita riproduttiva femminile». In questo anno le Ausl hanno lavorato per individuare le strutture, riorganizzare e attrezzare dove necessario gli spazi, formare adeguatamente il personale, costituito da equipe multiprofessionali, e costruendo protocolli e accordi con gli ospedali di riferimento, in modo da accogliere e seguire le pazienti nei diversi momenti dell’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica. Non tutti i consultori, infatti, possono essere utilizzati per la somministrazione della pillola Ru486: per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza, la Regione ha definito un protocollo sperimentale che sarà utilizzato unicamente dalle strutture che presentano determinate caratteristiche e autocertificate dalle aziende sanitarie.
«È un’ottima notizia e risponde perfettamente alla richiesta contenuta in una risoluzione presentata dal Movimento 5 Stelle ed Emilia-Romagna Coraggiosa e approvata da tutta la maggioranza a già a giugno del 2021», ricorda la capogruppo pentastellata in Regione Silvia Piccinini. «Si tratta di una decisione importante e che va nella direzione diametralmente opposta a quella intraprese dalle Regioni amministrate dal centrodestra che evidentemente vogliono negare quello che per le donne è e deve restare un diritto inviolabile».

(Corriere di Bologna del 01/10/2022)
 
 
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