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 MONDO - MONDO - Degrado foresta amazzonica. Radicali: reato da Corte Penale Internazionale
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23 agosto 2019 12:26
 
Dal 12 ottobre 2016 la Corte Penale Internazionale può perseguire i crimini ambientali alla stregua di reati contro l’umanità. Con questa riforma i Procuratori dell’Aia possono indagare sia i singoli individui che gli Stati per crimini contro l’ambiente. La Corte può perseguire soltanto i presunti responsabili che provengono da uno dei 139 Paesi firmatari dello Statuto di Roma; il Brasile è tra gli Stati membri e firmatari.
Già nel 2018 con una sentenza emessa il 2 febbraio il Nicaragua è stato obbligato al risarcimento del Costa Rica per i danni derivanti dall’abbattimento di 300 alberi e la deforestazione di oltre 6 ettari di vegetazione; la Corte Penale Internazionale riconosce così, per la prima volta, il diritto al risarcimento per danni ambientali.
Dichiarazione di Igor Boni (Direzione nazionale Radicali Italiani):
“La distruzione in atto in Amazzonia non è questione interna al Brasile: si tratta di un danno ambientale incalcolabile che colpisce l’intero Pianeta. Ciò avviene non solo con il consenso del Presidente Bolsonaro ma con la sua evidente complicità esplicitata dal suo invito agli agricoltori a disboscare per ottenere terre coltivabili, dalla totale inerzia dimostrata in queste settimane, nonché dalle sue accuse ridicole a ONG e Associazioni ambientaliste rispetto alle migliaia di incendi in atto (circa 73.000).
Chiediamo per questo alla Corte Penale Internazionale, secondo quanto stabilito dalla riforma del 2016, di perseguire il Presidente Bolsonaro per crimini contro l’ambiente che individuano peraltro nella ‘deforestazione’ e nello ‘sfruttamento dissennato delle risorse naturali’ due fattispecie precise. Se nel 2018 il Nicaragua per 300 alberi e 6 ettari è stato condannato, oggi per l'Amazzonia parliamo di centinaia di milioni di alberi e milioni di ettari.
Chiediamo che l’Unione Europea e l’Italia sostengano la richiesta di incriminazione del Presidente del Brasile”.

Ma cosa sta facendo il presidente Bolsonaro?
Ecco una sintesi della situazione a cura dell'agenzia stampa Nova:
Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha invitato tutti i ministeri ad impegnarsi per trovare soluzioni all'emergenza causata dagli incendi che da giorni devastano l'Amazzonia. In una riunione convocata d'urgenza nella serata di giovedi', riporta il quotidiano "O Globo", il capo dello stato ha firmato un decreto con il quale invita tutti i ministeri a "mobilitarsi per identificare i focolai di incendio nell'Amazzonia" e "trovare soluzioni" per risolvere il problema. Tra le soluzioni allo studio - ha detto il ministro della Casa Civile, Onyx Lorenzoni, ci sarebbe anche un aggravamento delle pene per i responsabili dei fuochi. "L'Amazzonia e' un patrimonio brasiliano e non ci arrenderemo", ha detto Lorenzoni segnalando che il governo "non intende abbassare la guardia" ed e' pronto a "mostrare al mondo che il Brasile si preoccupa di salvaguardare la foresta".
Oltre a Lorenzoni, titolare di un ministero che funge da coordinatore del governo in stretta dipendenza dal presidente, alla riunione erano presenti il ministro della Sicurezza istituzionale Augusto Heleno, il ministro della Difesa Fernando Azevedo e Silva, il ministro dell'Ambiente Ricardo Salles, il ministro degli Esteri Ernesto Araujo, il ministro dell'Agricultura Tereza Cristina. La questione, che il decreto di Bolsonaro definisce espressamente "una emergenza nazionale", e' divenuta oggetto di una polemica con li governo francese, dopo che il presidente Emmanuel Macron l'aveva inserita - via Twitter - nell'agenda dei lavori del G7 del prossimo fine settimana. Per Lorenzoni l'inquilino dell'Eliseo ha fatto una gaffe: "puo' parlare dell'Amazzonia della Guiana Francese, ma non di quella del Brasile. Bolsonaro non intende rinunciare alla sovranita'", ha avvertito.
"Mi dispiace profondamente che il presidente Macron cerchi di strumentalizzare una questione interna del Brasile e di altri paesi amazzonici per interessi politici personali", aveva risposto in precedenza Bolsonaro. "Il tono sensazionalista con il quale si riferisce all'Amazzonia, utilizzando anche foto false, non aiuta per niente a risolvere il problema", ha aggiunto.Bolsonaro segnala che il governo rimane "aperto al dialogo basato su dati oggettivi e sul rispetto reciproco". Brasilia rivendica non solo la sovranita' delle politiche utili a preservare la piu' grande area verde del piante ma contesta anche le informazioni circolate sulla rete su dimensioni, portata e responsabilita' dei fuochi. L'idea di portare il tema degli incendi al G7, un foro cui non partecipano i paesi della regione coinvolta nell'emergenza, "evoca una mentalita' colonialista" che nel XXI secolo non ha piu' ragione d'essere.
Una idea della portata dell'emergenza la puo' dare il rapporto del programma anti-incendi dell'Istituto nazionale della ricerca spaziale (Inpe), secondo cui il 52,5 per cento degli incendi divampati tra gennaio e agosto 2019 in tutto il Brasile si e' concentrato nel cosiddetto "polmone del mondo". Si tratta del 82 per cento di roghi in piu' rispetto ai primi otto mesi del 2018. "Il 30,1 per cento si e' registrato nel Cerrado e il 10,9 per cento ha interessato la foresta atlantica. Tra il primo gennaio e il 18 agosto di quest'anno ci sono stati 71.497 incendi, l'82 per cento in piu' rispetto allo stesso periodo del 2018. Di questi 13.641, il 19 per cento del totale, si sono registrati nel Mato Grosso. Lo stato maggiormente colpito dagli incendi e' stato il Mato Grosso, seguito da Para', Amazzonia e Amapa'".
Il paese sta intanto vivendo un acceso dibattito politico sulle responsabilita' dei fuochi. Un'ampia eco, anche internazionale, hanno avuto le parole del presidente Jair Bolsonaro, che non ha escluso il coinvolgimento delle organizzazioni non governative, interessate ad attirare un'attenzione negativa sul governo. Un'azione che, secondo il capo dello stato, le ong avrebbero lanciato in risposta al taglio dei finanziamenti loro concessi dal governo. "Non posso affermarlo con certezza, ma dietro le azioni criminali potrebbero esserci questi gruppi, che vogliono attirare l'attenzione su di me e andare contro il governo del Brasile", ha detto Bolsonaro ricordando di aver "tolto denaro alle Ong. Oltre il 40 per cento dei fondi che arrivavano dall'estero andavano alle Ong e glieli abbiamo tolti. Abbiamo anche tagliato i trasferimenti di fondi pubblici. Ora a queste persone mancano i soldi", ha detto il presidente sottolineando che si trattava solo di una ipotesi.
Reduce da una sopralluogo delle operazioni di contrasto alle fiamme, il ministro dell'Ambiente, Ricardo Salles, ha denunciato che la maggior parte dei focolai si trova nell'area urbana: dei 10mila ettari ettari di area che sono stati bruciati, circa 3.000 si trovano nell'area di Chapada dos Guimaraes, ha detto il ministro secondo cui la maggior parte dei roghi - appiccati in aree vincine a discariche - e' di origine dolosa. "La piu' grande concentrazione di focolai qui nella regione e' nel perimetro urbano, motivo per cui questa concentrazione di fumo in citta'", ha aggiunto. La rapida propagazione del fuoco e' per il ministro soprattutto legata alle condizioni climatiche e non a una presunto minor impegno delle autorita'. "Il fuoco ha proliferato molto rapidamente in un solo giorno a causa del caldo, della bassa umidita' e del forte vento", ha affermato Salles. "Non vi e' alcun taglio nella destinazione finale delle risorse dei vigili del fuoco, al punto che abbiamo lo stesso numero di vigili del fuoco, che lavorano allo stesso modo", ha detto. "Ora e' un clima piu' secco, piu' caldo, con piu' vento e cio' fornisce una maggiore diffusione di roghi ", ha aggiunto.
Un tema che e' comunque destinato a finire nelle aule di giustizia. L'Istituto brasiliano di protezione ambientale (Proam) e almeno 50 Ong attive nella tutela dell'ambiente hanno presentato presso la Procura federale per i diritti dei cittadini, una denuncia per cattiva condotta amministrativa da parte del ministro Salles. Una richiesta presentata "a seguito dell'enorme devastazione della foresta pluviale amazzonica causata delle omissioni del ministero dell'Ambiente". Secondo il Proam "la riduzione delle multe per gli speculatori inflitte nella regione da parte dell'Istituto brasiliano per l'ambiente (Ibama) e' una delle ragioni dell'aumento degli incendi". La denuncia verra' inoltrata all'Ufficio del difensore pubblico federale e all'ufficio del procuratore generale della Repubblica.
 
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