testata ADUC
 MONDO - MONDO - Il Giorno del sovrasfruttamento quest’anno indietreggia di tre settimane, non era mai accaduto prima
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
21 agosto 2020 19:56
 
La pandemia da Covid-19, che anche in Italia sta tornando ad alzare la testa, sta lasciando dietro di sé un baratro socio-economico che è l’antitesi dello sviluppo sostenibile, ma che per il pianeta nel suo complesso rappresenta una boccata d’ossigeno: l’Earth overshoot day, il Giorno del sovrasfruttamento, quest’anno cadrà il 22 agosto, ovvero 24 giorni dopo la data relativa al 2019. Un indietreggiamento di oltre tre settimane, mai avvenuto prima.
Dagli anni ’70 – prima il problema semplicemente non c’era – la data calcolata dal Global footprint network infatti è (quasi) sempre arrivata in anticipo, testimoniando il nostro impatto insostenibile sul pianeta. Ogni anno, l’Earth overshoot day segna infatti il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali possono rinnovare nel corso dell’intero anno. Per calcolare questa data, il Global footprint network confronta l’impronta ecologica dell’umanità – che somma la pressione sulle aree biologicamente produttive in termini di cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio, superfici per le infrastrutture – e la biocapacità del nostro pianeta, ovvero l’ammontare di risorse biologiche che gli ecosistemi della Terra sono in grado di rinnovare in un anno (o gli scarti, come la CO2 antropogenica, che sono in grado di assorbire).
Dagli anni ’70 del secolo scorso il risultato è sempre più scoraggiante ad ogni anno che passa, fino a quest’anno. Le misure di contenimento messe in atto in tutto il mondo in risposta alla pandemia hanno ridotto del 9,3% dell’impronta ecologica dell’umanità tra il 1° gennaio e l’Earth overshoot day rispetto all’anno precedente; l’impronta dovuta alle emissioni di CO2 (che da sole rappresentano il 60% dell’impronta ecologica dell’umanità) è calata ad esempio del 14,5%, quella legata al consumo di prodotti forestali dell’8,4%, mentre quella relativa al sistema alimentare mondiale non è stata granché scalfita. Il risultato complessivo per il pianeta è comunque positivo, ma non per noi.
«L’umanità si è trovata unita dalla comune esperienza della pandemia, realizzando quanto le nostre vite siano interconnesse. Tuttavia – sottolinea Laurel Hanscom, ceo del Global footprint network – non possiamo ignorare la profonda disuguaglianza delle nostre società né le tensioni sociali, economiche e politiche che sono state esacerbate da questo disastro globale. Mettere il concetto di rigenerazione delle risorse da parte del pianeta al centro dei nostri sforzi di ricostruzione e recupero può aiutare a correggere sia gli squilibri nella società umana che nel nostro rapporto con il pianeta».
Da una parte, gli sforzi compiuti in tutto il mondo per rispondere al Covid-19 hanno dimostrato come sia possibile modificare il nostro stile di vita ed i livelli di consumo delle risorse ecologiche in un breve lasso di tempo; dall’altra questa improvvisa e inaspettata riduzione dell’impronta ecologica non deve essere interpretata come un’inversione di tendenza intenzionale, necessaria a raggiungere sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle popolazioni, due componenti inestricabili dello sviluppo sostenibile.
Quel che possiamo già fare, secondo il Global footprint network, è trarre alcuni importanti insegnamenti dalla nostra esperienza collettiva di pandemia globale: quando la vita umana viene messa al primo posto, i governi sono in grado di muoversi rapidamente, sia in termini di regolamentazioni che di spesa; l’umanità è un corpo unico e siamo più forti quando siamo uniti, le azioni richieste per proteggere noi stessi, le nostre case e le nostre comunità, proteggono anche gli altri
«Ormai – concludono dall’organizzazione internazionale – siamo testimoni di ciò che può fare l’umanità nel perseguire un obiettivo comune. Quale obiettivo comune può essere più importante del nostro successo a lungo termine nell’operare rimanendo entro i limiti del nostro pianeta?».
(da Greenreport del 21/08/2020)
 
 
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile

DONA ORA
Pubblicato in:
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS