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 MESSICO - MESSICO - Guerra alla droga. Governo smentisce accuse di mancanza di strategia
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2 novembre 2019 11:51
 
Il governo messicano di Manuel Lopez Obrador smentisce le accuse di non avere una strategia nella lotta contro i cartelli della droga dopo le forti critiche ricevute per la vicenda della liberazione di Ovidio "El Raton" Guzman, figlio del boss del cartello di Sinaloa, "El Chapo" Guzman. "Noi puntiamo a combattere le cause profonde che generano l'insicurezza e l'uso della forza non e' una strategia, ma solo una risorsa", ha dichiarato il segretario per la Sicurezza Pubblica, Alfonso Durazo, in un intervento in Parlamento. Il funzionario del governo ha quindi chiarito che nei confronti di Guzman non esisteva una richiesta di arresto delle giustizia messicana, ma solo una richiesta di detenzione con fini di estradizione. Questo particolare, secondo Durazo spiega anche il mancato intervento delle forze dell'ordine all'interno dell'abitazione dove si trovava "El Raton" al momento dell'arresto.

Durazo ha quindi spiegato che l'operazione delle forze dell'ordine non e' stata disposta dal governo. "Siamo contro questo tipo di operazioni, non fa parte della nostra strategia", ha detto il segretario, sottolineando che "in una fase di transizione da una strategia ad un'altra si verificano delle inerzie e si commettono degli errori". Durazo ha quindi rigettato anche le accuse riguardanti un presunto negoziato tra il governo e i narcos del cartello di Sinaloa. "Non c'e' stato assolutamente nessun negoziato, siamo un governo onesto e trasparente come forse non c'e' mai stato nel nostro Paese", ha dichiarato il segretario per la Sicurezza. Il funzionario del governo ha quindi rivendicato la diffusione del video dell'intera operazione sostenendo che "mai nella storia del nostro Paese e' stato fatto un esercizio dell'informazione cosi' ampio e senza restrizioni come quello che abbiamo fatto sull'episodio di Culiacan".

Il presidente del Messico, Manuel Lopez Obrador, ha dichiarato oggi che la decisione di liberare Ovidio "El Raton" Guzman, figlio del boss del cartello di Sinaloa, "El Chapo" Guzman, catturato per alcune ore dalla polizia il pomeriggio di giovedi' scorso nella sua citta' di origine, e' stata "la migliore" che si potesse prendere in quella circostanza. "Quando sono stato informato del conflitto che si era scatenato ho chiesto ai responsabili della sicurezza di riunirsi e di prendere una decisione ed e' stata la migliore", ha affermato Obrador. Il presidente ha quindi sottolineato che l'operazione fallita rappresenta "un apprendistato" e che l'obiettivo principale e' stato quello di "salvare vite umane". "Non vogliamo spargimenti di sangue, non siamo estranei al dolore che provoca la morte di una persona", ha aggiunto.

L'obiettivo della cattura di Ovidio Guzman ad ogni modo non viene abbandonata. "Non ci puo' essere impunita', solo bisogna evitare i cosiddetti danni collaterali, e per questo l'intelligenza conta piu' della forza", ha aggiunto. Il presidente messicano ha quindi sottolineato le differenze dalle politiche di sicurezza dei governi precedenti. Non piu' quindi la ricerca di colpi ad effetto, ma "che diminuiscano gli omicidi e delitti come rapine, sequestri, furti d'auto, alle case, questo ci importa", ha detto. "Quello che ci importa e' la sicurezza dei cittadini, lo dico sinceramente, per questo non mi perturba questo episodio", ha ribadito quindi Obrador in riferimento sempre alla fallita cattura di "El Raton".

Il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, si e' detto pronto a illustrare anche davanti alla giustizia la decisione di liberare Ovidio Guzman Lopez, figlio del narcotrafficante noto con il nomignolo di "El Chapo", per non rischiare altre vite umane. "Ho la coscienza tranquilla", ha detto il capo dello Stato rispondendo - nel corso della tradizionale conferenza stampa quotidiana - all'annuncio del conservatore partito di opposizione Pan (Partito di azione nazionale) di voler presentare un esposto presso la Procura generale della Repubblica. "Il proposito di questa decisione e' stata di salvare vite, evitare un massacro. Ci avevano detto cosa stava succedendo nei paraggi, una situazione complessa, e non potevamo rischiare le vite delle persone per l'arresto di un presunto delinquente", ha ribadito il presidente.

Nel pomeriggio del 17 ottobre, una pattuglia di trenta elementi impegnata in controlli di routine e' stata attaccata da un gruppo armato in una delle abitazioni del quartiere. Le forze di sicurezza hanno preso il controllo della casa e individuato, tra gli altri, il figlio del boss, noto alle cronache con il nome di "El Raton" (il Topo). La delinquenza organizzata ha in breve "circondato l'edificio con una forza superiore a quella della pattuglia". Di li' a poco "altri gruppi hanno realizzato azioni violente contro la cittadinanza in diversi punti della citta' generando una situazione di panico", portando il gabinetto di sicurezza messicano a richiamare gli agenti lasciando libero Ovidio Guzman. Il giorno dopo il presidente aveva difeso la decisione avvertendo che il governo non intende tornare sulla strada del confronto armato con la criminalita'.
"Non e' una dittatura militare ma un governo civile, i fatti dimostreranno" che quella operata dalle forze di sicurezza e' stata la "scelta migliore". Un maggiore impiego della forza nella lotta al crimine "e' stato gia' sperimentato ed e' stato un insuccesso", ha detto il capo dello Stato ricordando l'uso massiccio dell'esercito con compiti di polizia interna voluto dalle amministrazioni precedenti. "Noi non vogliamo la guerra, sono visioni, punti di vista. Io sostengo da molto tempo che la pace e la tranquillita' sono frutto della giustizia e non intendo cambiare", ha detto "Amlo" che dall'inizio del mandato punta su una strategia di contrasto alla violenza basata sulla "pacificazione" del Paese, sulla lotta alla poverta' e sul rilancio delle opportunita' di sviluppo come antidoti di lungo periodo all'affermazione della violenza criminale. "Sappiamo cosa non si deve fare, i massacri, le uccisioni di massa. Sappiamo che non danno risultati", ha rimarcato il presidente messicano.

Il gabinetto di sicurezza "ha seguito la vicenda, si e' riunito e ha preso una decisione che io appoggio, avallo. E' stato deciso di proteggere la vita delle persone ed ero d'accordo perche' non si tratta sui massacri", ha detto Lopez Obrador. "L'arresto di un narcotrafficante non puo' valere di piu' della vita delle persone", ha aggiunto. La decisione di liberare il giovane, ha spiegato il ministro della Sicurezza nazionale Alfonso Durazo, e' stata presa "con il proposito di salvaguardare il bene superiore, l'integrita' e la tranquillita' degli abitanti". Secondo il ministro della Difesa, Luis Crescencio Sandoval, gli agenti hanno comunque "agito in maniera precipitata, improvvisata, senza misurare le conseguenze per poter ottenere un risultato positivo".

A febbraio, il figlio del "Chapo" - 28 anni - era stato imputato di traffico di stupefacenti dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, assieme all'altro fratello, il 34enne Joaquin Guzman Lopez. L'accusa era quella di aver organizzato, tra aprile del 2008 ad aprile del 2018 una rete per la distribuzione di cocaina, metanfetamina e marijuana dal Messico e altre localita' in America centrale verso gli Usa. I figli del "Chapo" compongono uno dei due rami nei quali si pensa sia ad oggi organizzata la potente rete criminale nota con il nome di cartello di Sinaloa. L'altra fazione fa riferimento a Ismael "El Mayo" Zambada, gia' socio del "patron" e oggi nemico della famiglia.
Il capostipite, piu' volte indicato come il narcotrafficante piu' potente al mondo e condannato oggi all'ergastolo in Usa, e' stato arrestato in tre occasioni. Nel 2001 era riuscito a evadere dal carcere messicano di Puente Grande. Riarrestato a febbraio del 2014, El Chapo ha effettuato una spettacolare fuga da un carcere di massima di sicurezza. "El Chapo" e' stato condannato all'ergastolo a luglio da un tribunale di New York, per dieci capi di imputazione, dall'associazione a delinquere nell'ambito della criminalita' organizzata al traffico di droga, dal riciclaggio di denaro sporco all'uso e traffico di armi da fuoco. 
(agenzia Nova)
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