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 ITALIA - ITALIA - Ostacoli RU486 in Umbria
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Notizia 
16 giugno 2020 14:25
 
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha formalmente richiesto un parere al Consiglio Superiore di Sanità, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, in merito alla interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico. L'obiettivo è capire se la salute della donna sia tutelata anche con il semplice day hospital o se invece siano necessari tre giorni di ricovero in ospedale come stabiliva l'ultimo parere in materia. Una richiesta quella del ministro che cerca di dare una risposta alle polemiche scatenate dalla decisione della  governatrice dell'Umbria, Donatella Tesei, di cancellare la delibera regionale che permetteva di effettuare l’aborto farmacologico con la Ru486 senza il ricovero in ospedale. Una mossa che Tesei ha motivato spiegando di averlo fatto per tutelare la salute delle pazienti e  "seguendo le linee guida ministeriali".
Effettivamente le linee guida del ministero della Sanità emanate nel 2010, quando la Ru486 arrivò nei nostri ospedali, consigliano i tre giorni di ricovero. Anche se molte regioni, dalla Toscana all’Emilia, dal Lazio alla Liguria, ormai hanno adottato il day hospital come prevedeva anche l'Umbria fino a pochi giorni fa.
Fra l'altro il 95 per cento delle donne che sceglie questa modalità di interruzione, dopo aver assunto la pillola abortiva, firma ed esce dall’ospedale, per tornare tre giorni dopo. L’aborto chirurgico, invece, che prevede un’anestesia, si fa in day hospital.
E nei giorni più bui dell’epidemia, mentre i reparti di interruzione di gravidanza chiudevano uno dopo l’altro, la Sigo, una delle più importanti società di ostetricia e ginecologia, aveva chiesto che la Ru486 si potesse somministrare senza ricovero, ma auspicando anche il passaggio da sette a nove settimane per poter richiedere l’aborto farmacologico.

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