
Il culto della Santa Muerte non tramonta mai. Quella figura a forma di teschio, sulla quale i cartelli messicani e i narcotrafficanti ecuadoriani, da sempre fanno affidamento per 'proteggersi dalle persecuzioni dello Stato', e' riapparsa imponente in Ecuador. In un recente raid a Duràn, citta'-sobborgo alla periferia di Guayaquil, gli agenti di polizia hanno trovato l'inquietante figura scheletrica, con una tunica nera, una falce affilata e circondata da offerte come denaro, tabacco, liquori, gufi e immagini di Jesus Malverde - il santo patrono della droga e dei trafficanti - nelle cui mani tiene il mondo. Con i guanti e i nastri rossi ai polsi come amuleti, gli agenti di polizia hanno cosi' ispezionato con cautela l'altare dedicato alla Santa Muerte.
Temuti e venerati, i seguaci di questa divinita' si moltiplicano nelle vicine Guayaquil e Duran, citta' entrambe controllate da potenti mafie con tentacoli anche in Messico e Colombia. E proprio nella zona portuale della citta', altamente strategica per l'esportazione di cocaina, solo nel 2024, la polizia stima di aver trovato altari della Santa Muerte in ben sei operazioni anticrimine su dieci.
Come ha spiegato all'Afp il capo della polizia di Duran, Roberto Santamaria, narcotrafficanti e sicari "affidano alla Santa Muerte la loro missione per non essere catturati e per risultare invincibili".
Il culto - che tra i narcotrafficanti ecuadoriani e' emerso sei anni fa, quando il cartello messicano di Sinaloa ha addestrato Los Choneros, una delle 22 mafie locali - risale al XVIII secolo, quando gli indigeni del Messico centrale veneravano uno scheletro. Venerazione che si e' successivamente diffusa in tutta l'America Centrale e in altri Paesi del continente, talvolta sotto lo stigma del traffico di droga. La "sorella bianca", cosi anche denominata, ha trovato poi terreno fertile nei quartieri poveri di Duran, dove nel 2024 il tasso di omicidi era di 160 ogni 100.000 abitanti.
Secondo un uomo ecuadoregno di 28 anni che in passato ha fatto parte di una gang e ha chiesto di restare anonimo, i narcotrafficanti la considerano un vero e proprio scudo, offrendole addirittura delle vite prima di commettere i loro crimini. "Sacrificavano davanti a lei i bambini che avevano rapito dagli altri villaggi", racconta l'uomo che oggi lavora in un programma di riabilitazione dei tossicodipendenti. All'epoca anche lui chiedeva protezione quando rubava o si prostituiva, anche se evitava di tatuarsi l'immagine e di indossarla su ciondoli, per non essere associato alle mafie.
A Guayaquil, un creatore di contenuti digitali ha un altare nel suo soggiorno con sei scheletri vestiti di nero, bianco e rosso. Grazie alla Santa Muerte, "il mio lavoro sui social media e' esploso e ho iniziato a fare soldi", racconta questo ventenne TikToker dal suo quartiere pieno di violenza.
Non esiste, pero', una relazione diretta tra la Santa Muerte e narcocultura, spiega la ricercatrice di studi sociali, Cristina Burneo. "Ci sono poliziotti cattolici devoti a questa figura, che e' l'ostetrica delle partorienti, e associarla a gruppi criminali e' assurdo", osserva.
Per la psichiatra Julieta Sagnay, i criminali si sono, tuttavia, appropriati del culto della Santa Muerte e lo hanno riempito di stigmi. "Non e' ne' buono ne' cattivo. Tutto dipende da chi esegue il culto", spiega.
Sagnay e Burneo concordano sul fatto che la Santa Muerte si stia diffondendo come rito pagano nei settori emarginati e poveri, con le sue immagini che vengono vendute nei mercati piu' popolari e su Internet per appena cinque dollari.
La polizia, che da quando e' salito al potere nel 2023 il presidente Daniel Noboa ha avviato una dura repressione della criminalita', non distrugge ne' confisca le statue della Santa Muerte, a meno che non vi nascondano droga o munizioni. E proprio in luoghi come Duran, divenuta capitale della criminalita' ecuadoregna, le strade sono pattugliate da soldati e poliziotti, alcuni dei quali indossano passamontagna con il teschio. (AGI)
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