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 ITALIA - ITALIA - 'Sporco negro'. Cassazione: violenza privata
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27 ottobre 2017 16:31
 
Una lite tra automobilisti sfocia in minacce e un insulto odioso: 'negro puzzolente, sporco negro, ti spedisco a casa in scatola'. Un chiaro e "riprovevole" caso di razzismo, secondo la Cassazione, che ha però dovuto concedere all'imputato uno sconto di pena. La legge, infatti, punisce un comportamento simile: si tratta di violenza privata e minacce con l'aggravante dell'odio razziale, tuttavia l'autore, un bolognese di 47 anni, può beneficiare della recente depenalizzazione del reato di ingiuria, che invece le sentenze di merito avevano riconosciuto. Per questo è stata sì confermata e sanzionata la gravità dell'atto, ma la pena è stata ridotta di quindici giorni rispetto all'originaria condanna a 4 mesi di reclusione. Il risarcimento dei danni dovrà essere stabilito in un nuovo processo in sede civile. Il diverbio era nato da un banale gesto di inciviltà: come ricostruito nella sentenza della quinta sezione penale (n. 49503), l'imputato aveva parcheggiato la propria auto in una strada di Bologna maniera da impedire agli altri il passaggio. La parte lesa, un uomo originario del Camerun, aveva quindi suonato il clacson per invitarlo a spostarsi. Di tutta risposta, l'italiano gli aveva prima intimato 'esci e ti spacco la testa', poi aveva bloccato la portiera dell'auto impedendogli di uscire e aveva proseguito con gli insulti, in presenza di un passante e del gestore di un bar nelle vicinanze, che hanno potuto testimoniare l'accaduto. Nel ricorso in Cassazione, per scongiurare l'aggravante di razzismo, l'imputato ha asserito che si sarebbe comportato allo stesso modo anche con un italiano. Ma la Suprema Corte ha giudicato infondata la questione, spiegando che l'aggravante di odio etnico, razziale o religioso va riconosciuta in presenza di "un sentimento di avversione o di discriminazione", di "un pregiudizio manifesto"; inoltre non è necessario che "il riprovevole sentimento" sia percepibile da terze persone: "l'aggravante - spiega la Cassazione - sussiste in tutti i casi in cui il ricorso ad espressioni ingiuriose riveli l'inequivoca volontà di discriminare la vittima del reato in ragione della sua appartenenza etnica o religiosa". In questo caso, "a parte l'ossessivo riferimento al colore della pelle", il significato stesso della minaccia di essere 'rispedito a casa in una scatola' era esattamente "la negazione di potersi comportare come un cittadino italiano bianco". Sulla pena incide però l'abrogazione del reato di ingiuria, sostituito da un illecito civile. Per avere piena giustizia la parte lesa dovrà ora affrontare un altro processo, in sede civile. 
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