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 FRANCIA - FRANCIA - Vietati i nomi legati alla carne per i sostituti vegetali
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Notizia 
11 agosto 2022 23:39
 
Dal prossimo mese di ottobre in Francia non sarà più possibile utilizzare le denominazioni classiche dei prodotti a base di carne per i sostituti vegetali, con una sola eccezione: la parola ‘burger’. È stato infatti pubblicato il decreto che recepisce una legge approvata già nel 2020, con cui, per la prima volta in Europa, per indicare prodotti vegetali sarà vietato utilizzare termini come ‘bistecca’, ‘salsiccia’ o ‘pancetta’ e gli analoghi sostantivi relativi al pesce.  Ne dà notizia FoodNavigator, specificando come nella normativa si legge che “non sarà possibile utilizzare la terminologia specifica dei settori tradizionalmente associati alla carne e al pesce per designare prodotti che non appartengono al regno animale e che, essenzialmente, non sono paragonabili”.
Dopo la sconfitta in Europa, i produttori francesi di carne bovina, che sono i primi a livello continentale, si prendono dunque una rivincita nazionale, sempre all’insegna della supposta difesa dei consumatori e della confusione che potrebbe nascere se fosse permesso usare i termini tradizionali come ‘polpette’. Non a caso, l’associazione di produttori Interbev ha accolto con entusiasmo la legge, sottolineando proprio la non sovrapponibilità delle due tipologie di prodotti e la difesa dei consumatori da ogni possibile ambiguità. E ha colto l’occasione per rilanciare su scala più ampia, chiedendo che la normativa sia estesa a tutto il continente. Dello stesso tono sono state le opinioni espresse da un’altra associazione di produttori alimentari, la Fnsea, che ricordando quanto ottenuto in Europa con il latte e i prodotti caseari e gli omologhi vegetali, ha subito detto che regole simili dovrebbero essere estese anche alle carne e al pesce.
Ma Fnsea è andata oltre, perché ha fatto notare un limite della norma: sarà infatti vietato utilizzare la terminologia legata alla carne solo per i prodotti che sono realizzati e venduti sul territorio nazionale. Per quelli che arrivano dall’estero, e in primo luogo da paesi europei, non ci saranno le stesse restrizioni, visto che in Europa la legge non è passata. Fnsea ha quindi sottolineato come la nuova norma sia “insufficiente” e non permetta di “superare la confusione nei consumatori”. E l’unico modo per porre rimedio, ha affermato, è portare la questione a Bruxelles, per fare approvare anche lì la stessa legge ed estendere le restrizioni, a prescindere dal luogo di fabbricazione di un surrogato. Le autorità europee dovrebbero cogliere l’occasione per rivedere tutta la materia, così come quelle francesi dovrebbero approfittare per riformare le leggi sull’etichettatura e, in particolar modo, la parte relativa alla provenienza di un alimento, rendendola più severa rispetto a quella attuale. Le misure, ha concluso Fnsea, devono rientrare nella strategia Farm to Fork, per la massima chiarezza dei prodotti proposti al consumatore. 
Tutto ciò ha il sapore di una battaglia persa in partenza, anche se la discussione è presente in molti Paesi e ha già portato a provvedimenti simili a quello francese, per esempio in Sudafrica. Secondo diversi esperti, i consumatori distinguono perfettamente un prodotto vegetale da uno animale. E il successo crescente dei sostituti vegetali della carne ne è la conferma, a prescindere dalla denominazione sulla confezione.

(Il Fatto Alimentare del 11/07/2002 - Agnese Codignola)

 

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