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Alla scoperta di Enea
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Articolo di Giuseppe Parisi
1 luglio 2007 0:00
 
Tanti anni fa il latino nelle Universita' e nelle scuole era una cosa seria. Fu la rivoluzione del '968 a formulare una riforma universitaria e scolastica -in definitiva- poco pratica ed efficiente Si crearono corsi differenti di studi, ad esempio l'universita' assumeva una frammentazione impressionante di materie e sottomaterie. In definitiva, era un mero sistema "clientelare". La frammentazione delle materie, creavano il "Predone clientelare", quello degli "amici degli amici" e dei parenti e sottoparenti. Non parliamo cosa accadeva nelle "materiucole", la serie di materie create ad hoc, dove nella maggior parte dei casi il libro di testo erano fotocopie.
Una crema universitaria malsana ed insopportabile ingolfava -screditandolo- il mondo culturale e professionale italiano.
Anche le scuole ebbero radicali modifiche.
Vennero privilegiati gli Istituti Professionali -fin qui nulla di male- e poteva anche capitare che operai che prima lavoravano come metalmeccanici erano professori in queste scuole. Ovviamente, il grado di istruzione culturale che si poteva raggiungere era completamente differente da come era andata fino quel momento.
Ricordo quando il mio professore di microbiologia e virologia - una delle materie primarie del corso di studi in medicina- si lamentava che molti allievi erano "ignoranti". Erano gli ultimissimi anni '70, e quel professore era un attivista di destra, di quella delle peggiori, cafone ed ignorante, come oggi buona parte di loro. Talvolta, durante una lezione, a mio avviso molto accademizzata, si interrompeva per domandare a qualche povero disgraziato sul banco, il significato di qualche termine medico e delle sue radici latine e greche. Sovente lo faceva con un collega che mi sedeva accanto, aveva un faccione grande ed innocente, abbondante, figlio di contadini. Si trovava in quel banco per la sua squisita intelligenza e per gli enormi sacrifici dei genitori, coltivatori diretti. Ma proveniva dal Professionale, e del latino sapeva soltanto cosa fosse. Era alto 192 cm e pesava 102 kg, ma era in rapida ascesa. Quando si andava in mensa, faceva due turni, mangiando due volte. La sua corporatura faceva si' che lo si poteva individuare anche tra mille persone. Era preparatissimo, ma il professore di destra lo boccio'. "Un medico non puo' non conoscere il latino", sgorgo' con voce fredda e rozza.
Era un'altra Italia, ove ancora il Professore era il Professore, e l'universita' era il top della performance degli studi. In quel periodo l'universita' soffriva dei moti 68ini, e buona parte di quella migliore universita' che si era sviluppata dal dopoguerra, ormai si era volatizzata nel sistema clientelare tipico del periodo d'oro della Democrazia Cristiana.
In buona parte, il professore aveva ragione.
Non poche le volte che tanti colleghi, provenienti da scuole professionali, mi chiedessero il significato di una specifica parola, con radici latine e/o greche. Ed i latinisti, a quanto pare, andavano riducendosi. Le donne erano quelle piu' esperte. Ma erano cosi' tanto brutte, che nessuno le avvicinava. Chissa' -pensavo- perche' le ragazze belle erano tutte a Lettere e Filosofia, Legge -che con il latino non scherzavano affatto- mentre qui le donne erano inguardabili.
Ma, in fondo, quella crociata del "professor Microbiologia" era di facciata. Dietro c'era la nostalgia dell'universita' fascista, con una Medicina di classe e classista. A quei tempi, si', quel mio collega avrebbe potuto diventare medico nei suoi sogni, ma non nella realta'.
Restava il problema di fondo: la natura di buona parte della terminologia medica, tutta proveniente dal latino e dal greco. Mi chiedevo tra me stesso: perche' non inseriscono qualche cattedra con questa materia? Qualche Rettore avrebbe potuto "sistemare" qualche sua cugina... La risposta era nella natura "cerchiobottista" italiana. Si attuavano riforme clientelari e non si risolvevano le problematiche che queste creavano, per non scontentare l'altra parte. Una tattica, quella del Cerchio e della Botte, della quale la vecchia DC era maestra.
Oggi, nel corso di studi medici, invece del latino e greco, c'e' la materia "Inglese Medico". Siamo davvero un Paese-Paesello. Un "villaggio" che non sa divenire globale.
Recentemente incontrai un ordinario di filosofia che fu incaricato a tempo -le assunzioni a tempo indeterminato non esistono piu' o quasi- in latino. Stava scrivendo un testo di filosofia -con grandi riferimenti alla lingua latina- per le scuole magistrali -oggi sono licei ad indirizzo.- il testo era di grosse portate, come la testa dell'amico filosofo, per certi versi nostalgico. L'editore resto' perplesso di fronte alle tante pagine. In poche parole, dovette riorganizzare il tutto in meno di 200 pagine, ma non finisce qui. Questo testo, sara' utilizzato non piu' per i licei ad indirizzo psico-pedagocico -le magistrali- ma andra' al corso di facolta' in Lettere e Filosofia! E qui non si tratta di clientelismo, ne' di operazione commerciale, si tratta di scrematura eccessiva del valore della formazione.
I testi che una volta si studiavano nelle scuole superiori, sono divenuti testi universitari. E nelle scuole superiori presto avremo il "sussidiario". Ve lo ricordate?
Dovremmo essere tutti latinisti, invece non parliamo nemmeno l'italiano. Anzi, si parla l'italiondo. Questo per via dell'integrazione sociale proveniente dal terzo mondo. Ma questa e' preziosa: chi paga le tasse per gli innumerevoli pensionati del Paese piu' vecchio al Mondo, con natalita' sottozero? Molto presto tra di noi non ci comprenderemo. Allora, per farlo, ci parleremo in inglese.
Mi capito' in un viaggio, due anni fa. Stavo in una sauna, c'era mezzo mondo, forse l'intero. Mediorientali, giapponesi, cinesi, inglesi, francesi, svedesi, portoghesi (quelli che ricordo) e ad un certo punto uno si mise a parlarmi in inglese. Ci scambiavamo convenevoli, molti ascoltavano. Alla fine, nessuno di noi due si accorse che eravamo gli unici italiani presenti in quella sauna. Ma com'e' possibile? I francesi quando aprono bocca, se parlano in latino, sai che sono francesi, figurati se lo fanno in inglese. I tedeschi peggio. Non parliamo degli arabi. Quelli con gli occhi a mandorla sono confondibili, ma poi ci fai la pratica. I russi, basta guardargli in faccia, non devono nemmeno aprire la bocca. Quelli che non capirai mai sono gli italiani, a meno che non sono napoletani o di Belluno. Eravamo in due e ci parlavamo in inglese. In seguito, metabolizzato l'equivoco, scoppiammo in una fragorosa risata.
Siamo ovunque nel mondo, ma non ci riconosciamo. Non lo facciamo nemmeno in Italia.
Come sarebbe bello se si potesse parlare una lingua unica europea, per contrastare l'imperialismo dell'inglese, ormai scelta come lingua internazionale. Lo studio a livello europeo, della "lingua europea", dovrebbe divenire predominio rapido dei Paesi dell'Europa. E perche' non il Latino?
Di questo impoverimento linguistico se n'e' accorto anche il Vaticano. In piu' occasioni ha asserito che le radici europee non potevano che non essere cristiane. Noi, su questa onda lunga, asseriamo che tutta l'Europa dovrebbe studiare il latino, e promuoverlo quale lingua europea.
Ci ha pensato Papa Ratzinger. Desiderio di ritorno all'antichita', con la vecchia messa recitata in latino. Le chiese, me le ricordo da bambino, quando non c'era spazio all'interno e la folla si assiepava fuori sull'ingresso. In molti non comprendevano molto quando il sacerdote recitava, ma le chiese erano piene lo stesso. La messa tridentina, oscura nella comprensione, era stata messa al bando dal Concilio Vaticano II. Si dimentica, tuttavia, che sono in pochi a capire il latino, anche per colpa o per scelta della scuola.
Il Sessantotto ha cambiato la scuola, il Concilio ha cambiato la Chiesa.
Il filologo professor Biagio Conte aggiunge:
"Prendiamola allora piu' alla larga: il latino non e' per nulla morto. Vive nelle lingue che ha contribuito a formare, l'italiano, il francese e attraverso il francese persino l'inglese che e' ricco di voci latine. Quando Lutero scriveva la Bibbia in tedesco, era sul latino che modellava quella traduzione". "Paradossalmente il gesto di Lutero avvicina i libri sacri alla gente, mentre la Chiesa cattolica tiene vivo il latino fino all'introduzione della messa secondo il nuovo rito del Concilio Vaticano II, quello che Ratzinger vuole addolcire con un ritorno all'antico".
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