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Il caso Banca Marche e i sistemi di protezione dei depositanti
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Articolo di Alessandro Pedone
3 settembre 2013 15:32
 
Con un provvedimento del 27 Agosto scorso la Banca d'Italia ha commissariato gli organi amministrativi di Banca Marche per una gestione provvisoria di due mesi.
L'operatività della banca continua normalmente, la gestione è “provvisoria” nel senso che i precedenti organi di amministrazione della banca sono sospesi per un periodo provvisorio. Naturalmente, dopo questi due mesi, potranno esserci altri provvedimenti in base alle risultanze dei commissari.

Ci giungono molte domande su cosa dovrebbero fare i correntisti della banca fra i quali diversi sottoscrittori del conto di deposito (che, ironia della sorte, si chiama “Deposito Sicuro”).

E' il caso di dare una risposta un po' più articolata dei soliti consigli che si trovano spesso scritti sui giornali perché la questione prescinde dal caso specifico di Banca Marche e riguarda l'itero sistema bancario, non solo italiano.

Andiamo subito al sodo. Riteniamo che l'ipotesi largamente più probabile sia il completamento del percorso di risanamento della banca per poi essere, probabilmente, inglobata in un istituto di maggiori dimensioni. Quindi non consigliamo di affrettarsi a ritirare i depositi.

Da cosa traiamo questa conclusione?
Certamente non da un'analisi della situazione reale dei conti della banca. Da quello che si legge sui giornali e dall'analisi dell'ultima semestrale si può comprendere come la situazione della banca sia decisamente molto grave. D'altra parte, se non lo fosse, la Banca d'Italia non avrebbe preso un provvedimento di una tale portata. L'analisi dei conti della banca, comunque, è una parte del problema perché il vero dubbio è che vi siano delle perdite in qualche modo “nascoste” nelle pieghe dei bilanci ed il compito dei commissari della Banca d'Italia sarà molto probabilmente anche quello di capire quale sia la reale situazione.
Pur non conoscendo, quindi, la reale situazione della banca, come abbiamo scritto, siamo ragionevolmente convinti che verrà risanata e probabilmente inglobata in un altro istituto. Questo perché tale esito è l'unico che sia compatibile con il mantenimento del sistema bancario nel suo complesso.

Come abbiamo più volte scritto anche su questo sito, il sistema bancario in generale (non solo quello italiano, ma quello di tutto il mondo) è intrinsecamente instabile. Nessuna banca, neppure la più solida, sarebbe in grado di restare in piedi in presenza di una “corsa agli sportelli”. Per questa ragione esistono in Italia ed in Europa una serie di norme volte a governare le crisi bancarie e gestirle affinché anche i casi più gravi possano essere superati con più o meno conseguenze per gli investitori della banca in difficoltà, ma senza danni per i clienti e per i correntisti con depositi inferiori ai 100.000 euro.

Grossolanamente, possiamo dividere le banche in due categorie: quelle che sono di dimensioni sistemiche e quelle che non lo sono. Per le banche relativamente piccole, quelle che non sono sistemiche, ci sono una serie di norme che prevedono la liquidazione in modo relativamente indolore per i clienti con depositi sotto i 100.000 euro. In questi casi interviene il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (d'ora in poi lo chiamiamo “FITD”). Questo fondo viene alimentato da tutto il sistema bancario. Una parte è prontamente disponibile, qualora non sia sufficiente, tutte le banche si impegnano a mettere a disposizione i fondi per integrarlo. Sebbene giuridicamente non sia così, nella sostanza, questo fondo può intervenire solo per le piccole banche (e ci sono stati casi in passato, anche recente, nei quali è intervenuto). Se la banca che ha difficoltà è di dimensioni rilevanti, sistemiche, è chiaro che intervenire con il FITD creerebbe ulteriori problemi a tutto il sistema bancario.
In questi casi, quindi, la tutela dei depositanti deve avvenire con strumenti diversi di ordine preventivo. Bisogna, cioè, evitare in tutti i modi che si giunga al momento nel quale l'operatività della banca viene interrotta. Uno degli strumenti disponibili è esattamente quello che è stato posto in atto dalla Banca d'Italia. La Banca d'Italia ha il potere di sospendere temporaneamente gli organi amministrativi della banca e dare tutti i poteri operativi ad altri che rispondono direttamente alla Banca d'Italia. Ciò significa che questi nuovi amministratori provvisori hanno tutti i poteri operativi nonché il supporto della Banca d'Italia per poter risolvere i problemi nel più ampio contesto del sistema bancario italiano.
C'è da comprendere che il problema di una banca sufficientemente grande non è solo un problema di quella banca, ma è il problema di tutte le banche poiché una eventuale liquidazione dell'istituto in difficoltà avrebbe senza alcun dubbio effetti dirompenti su tutte le altre banche non solo e non tanto per la questione del FITD (cioè il fatto che qualora la banca dovesse essere liquidata tutte le altre banche dovrebbero comunque coprire i depositi sotto i 100.000 euro) ma soprattutto per l'effetto panico che si creerebbe su tutti gli istituti e che farebbe collassare il sistema. E' quindi interesse di tutte le altre banche risolvere un eventuale grave problema di una banca sistemica. Con la regia della Banca d'Italia, e nei casi gravissimi con il supporto dello Stato, questo generi di problemi si possono risolvere come si sono risolti in molti altri casi del passato, anche decisamente più gravi di quello che sembra essere il caso Banca Marche.

La scelta delle soluzioni dipende essenzialmente dalla quantità dei soldi che servono per far continuare la normale operatività della banca. Affinché una banca possa operare è necessario un certo rapporto fra il capitale proprio ed i prestiti concessi.
Quando delle operazioni scellerate (come sembra sia il caso di Banca Marche) generano delle gravi perdite alla banche queste fanno diminuire il capitale proprio ed è necessario reintegralo con nuovi soci. Più la banca è grande e maggiore è il capitale necessario, ovviamente. E' chiaro che se un problema come quello di Banca Marche lo avesse una banca molto più grande come il primo o secondo istituto bancario d'Italia allora il problema sarebbe talmente grave che chiamerebbe in causa direttamente lo Stato (come è successo per il Monte dei Paschi di Siena).
Quando ci sono da fare questi salvataggi bancari i primi che ci rimettono i soldi, naturalmente, sono gli azionisti. In un modo o nell'altro, il valore delle azioni sostanzialmente si approssima allo zero. Se il buco da coprire è molto più grave possono entrare in gioco anche gli obbligazionisti. Abbastanza recentemente, in Europa, abbiamo avuto alcuni casi di grandi banche sistemiche (non solo in Grecia o a Cipro ma anche in Olanda, Belgio, Francia, ecc.) che hanno visto una loro ristrutturazione pagata anche dagli obbligazionisti.
In ultima istanza, comunque, come abbiamo già detto, prima di far pagare i depositanti interviene comunque lo Stato attraverso formule che possono andare dalla nazionalizzazione pura e semplice (solitamente temporanea) a varie forme di immissione di denari pubblici.

La forma specifica dei salvataggi bancari varia da caso a casa. Anche l'Unione Europea ha la sua voce in capitolo. In alcuni casi i depositanti oltre 100.000 euro possono essere considerati alla stregua degli obbligazionisti e vedersi quindi decurtato una parte del deposito (come è accaduto a Cipro). Si tratta di casi veramente molto gravi e particolari. La situazione di Banca Marche, per le informazioni che sono pubbliche al momento, è distante anni luce da queste ipotesi.

In sostanza, quindi, i correntisti di banche europee, in particolare quelli con depositi inferiori ai 100.000 euro, sono “garantiti” (uno questo termine sensu lato, non tecnico) da una rete di norme protettive che rendono veramente residuale l'ipotesi di non vedersi restituire i soldi depositanti nei conti correnti o di deposito. Diverso è il caso per gli azionisti ed in misura molto diversa anche per gli obbligazionisti, in particolare per i possessori di obbligazioni così dette subordinate.
Nessun problema, infine, per i titoli presenti nel dossier titoli aperto presso un istituto in difficoltà perché in nessun caso queste disponibilità fanno parte del patrimonio della banca.

In sintesi, quindi, ci sentiamo di sconsigliare i correntisti di Banca Marche, se hanno depositi inferiori ai 100.000 euro, di andare a ritirare i loro soldi dai conti correnti perché riteniamo largamente più probabile che nel giro di poco tempo verrà trovata una soluzione esattamente come è successo recentemente per il Monte dei Paschi di Siena.

Sarebbe auspicabile che questa vicenda, insieme alla decina e decina di vicende simili che ci sono state nel passato, anche recente, in Europa e nel mondo, facesse aprire una discussione sull'intrinseca instabilità del sistema bancario mondiale. Un diverso modo di concepire la finanza rispetto al modello attuale è possibile. Da tempo è stato teorizzato e ci sono esempi di modelli alternativi già funzionanti oltreché molti casi tratti dalla storia che ci dimostrano come sia possibile avere una finanza non basata sul concetto di denaro come merce, ma di denaro come unità di conto delle rispettive obbligazioni. Purtroppo sappiamo che anche dopo questo caso di Banca Marche, e dei prossimi che senza dubbio ci saranno in futuro, tutto tornerà come prima fino a quando, magari fra qualche decennio i problemi da affrontare saranno talmente gravi che sarà necessario ripensare finalmente l'intero sistema.

PS Chi desiderasse affrontare l'argomento di un diverso sistema finanziario può leggere i seguenti articoli:
- (Il) fine della finanza 
Un'altra moneta è possibile, un'altra finanza è possibile, un'altra banca esiste!
La radice dei problemi economici-finanziari
- Ci serve veramente il sistema finanziario attuale?
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