testata ADUC
Ci serve veramente il sistema finanziario attuale?
Scarica e stampa il PDF
Editoriale di Alessandro Pedone
31 luglio 2013 16:29
 
La quasi totalità delle azioni che svolgiamo ogni giorno le compiamo sulla base del fatto che in passato lo abbiamo già fatto in situazioni simili.
La psicologia cognitiva ha molto da insegnarci in proposito. Spesso adottiamo comportamenti che non sono realmente voluti, ma che sono innescati in maniera sostanzialmente automatica dal nostro cervello il quale, attraverso il sistema emozionale, identifica una situazione simile ad una già vissuta in passato nella quale un determinato comportamento si è rivelato utile, si parla in questi casi di “schemi mentali” (1). Questo meccanismo ci fa risparmiare un sacco di energie ed essere molto più veloci: nella maggior parte dei casi funziona abbastanza bene. Il problema è che può accadere che il comportamento appreso in passato non risulti più adeguato al contesto attuale. Si parla, in questi casi, di “schemi mentali distruttivi”.
Si pensi al bambino o alla bambina che in passato si è sentito/a abbandonato/a da un genitore. In quel contesto ha sviluppato una serie di comportamenti che l'hanno aiutato/a a gestire il dolore e la paura. Quando il bambino/a è diventato/a adulto/a questi schemi mentali riaffiorano innescando comportamenti che non sono più utili e talvolta sono molto dannosi (è il caso dei vari problemi nelle relazioni di coppia dovuti a questi schemi mentali distruttivi).
Meccanismi simili avvengono anche al livello sociale. All'interno di una società c'è sempre una sorta di stratificazione di regole comportamentali (nella maggior parte dei casi non codificate) le quali avevano una certa utilità al momento in cui si sono affermate, ma che nel presente non sono più utili e potrebbero essere perfino dannose.
Prima che la società, nel suo complesso, si accorga che quell'abitudine sociale non è più utile passa moltissimo tempo per varie ragioni sia di ordine psicologico/comportamentale, sia di ordine opportunistico legato al fatto che quel determinato comportamento non più utile al complesso della società può essere vantaggiosissimo per una parte di essa la quale – facendo leva sulla forza dell'abitudine – lotta per mantenere i propri privilegi.
 
E' questo il caso del sistema finanziario nel suo complesso.
Fra gli studiosi di economia e di finanza, oggi, in pochissimi riflettono sul fatto che il modo di organizzare il sistema finanziario e monetario che abbiamo ereditato dai secoli scorsi non è più adeguato al livello di conoscenze scientifiche e tecnologiche della società attuale. Ci sono moltissime dotte argomentazioni su come poter meglio operare all'interno delle regole attuali, ma pochissimi hanno l'elasticità mentale necessaria per mettere il discussione le basi stesse di funzionamento del sistema.
La quasi totalità delle regole, scritte e non scritte, che governano il sistema finanziario derivano dal fatto che in passato si è sempre fatto così. Anche i pochi cambiamenti che sono gradualmente avvenuti (ad esempio il passaggio dal così detto “gold standard” al sistema attuale di “fiat money”), cambiamenti che solitamente sono avvenuti solo attraverso gravissime crisi, non hanno mai implicato un radicale ripensamento complessivo.
Il risultato è che oggi abbiamo un sistema finanziario il quale, ben lungi da essere un supporto, rappresenta il primo ostacolo ed il più importante fattore di rischio e di instabilità per l'economia reale.
 
Sarebbe immaginabile una società moderna senza banche e istituzioni finanziarie?
Sembrerebbe una domanda retorica la cui risposta non possa che essere negativa ed invece è l'esatto contrario. Siamo talmente abituati ad usare il denaro come abbiamo sempre fatto che la riteniamo l'unica possibilità esistente. Il sistema finanziario, nel suo complesso, servirebbe essenzialmente a distribuire le risorse finanziarie in modo efficiente per la società: da chi ha un eccesso di risorse e non sa come impiegarle a chi ha una carenza di risorse ma sa come poterle impiegare profittevolmente. Centinaia di anni fa non avevamo il livello di conoscenze scientifiche e tecnologiche per fare questa cosa in maniera diversa da come si è fatto fino ad oggi.
Negli ultimi decenni, però, abbiamo acquisito alcune conoscenze scientifiche e tecnologiche che potrebbero (vorrei scrivere: dovrebbero) essere messe a frutto per liberare l'umanità dalla piaga della scarsità indotta (2).
L'umanità non ha mai avuto a disposizione, prima di adesso, la capacità di elaborare in maniera istantanea flussi praticamente infiniti di informazioni in modo automatizzato. Questa capacità tecnologica, insieme alle nuove conoscenze scientifiche di cui disponiamo (ad esempio in ordine al funzionamento dei sistemi complessi) ci consentirebbe di organizzare un sistema monetario e finanziario totalmente diverso da quello attuale pensato come una infrastruttura necessaria all'economia e non come ad un mercato nei quale si scambia quella particolarissima merce (che merce non è) chiamata denaro.
Sarebbe possibile realizzare una società nella quale il denaro sia gestito esclusivamente in formato elettronico e pubblico con tutte le garanzie del caso per gli aspetti di privacy e sicurezza (3). Sia chiaro che pubblico non significa necessariamente gestito dallo Stato. Internet, in qualche modo, è “pubblico” nel senso che non è posseduto da nessuno, ma accessibile a tutti. Naturalmente un sistema che gestisce il denaro dovrebbe essere realizzato con standard di sicurezza più elevati di quelli della rete attuale, ma ciò è tecnicamente possibile.
Dal punto di vista tecnologico disponiamo delle conoscenze per poter realizzare un sistema del genere che renderebbero obsolete le banche per la funzione di gestione dei pagamenti e del denaro.
 
Una nuova progettazione del sistema finanziario e monetario dovrebbe eliminare alcuni chiari obbrobri giuridici che stanno alla base del sistema attuale. Vediamone un paio che sono collegati: (a) la riserva frazionaria e (b) la proprietà della moneta all'atto dell'emissione.
Quando noi apriamo un conto corrente veniamo definiti, giuridicamente, depositanti ma in realtà non siamo depositanti, siamo dei prestatori di denaro. L'art. 1834 del codice civile, intitolato “Depositi di denaro”, dice che: “Nei depositi di una somma di denaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà”. E' evidente che si tratta di un pasticcio giuridico. Se si tratta di un deposito, senza il consenso esplicito del depositante, “il depositario non può servirsi della cosa depositata” (art. 1770 c.c.) e quindi la banca non potrebbe acquisirne la proprietà se non in virtù dell'articolo successivo che sancisce una contraddizione giuridica. Nei fatti tutti sappiamo che la banca utilizza questi soldi per prestarli ad altri e le banche nel loro complesso prestano gli stessi soldi molte volte (4). Se una parte anche minoritaria (nell'ordine del 5%) dei correntisti decidesse di ritirare il denaro contemporaneamente, tutto il sistema salterebbe!
E' evidente che un sistema monetario ben progettato non si può reggere su questo pasticcio giuridico. Attraverso il sistema della riserva frazionaria, di fatto, viene creata indirettamente la moneta.
Ma all'atto dell'emissione, la moneta, a chi appartiene ed a chi dovrebbe appartenere?
Un tempo la moneta era una rappresentazione di alcuni beni, tipicamente oro (almeno nell'immaginario collettivo, nella realtà è un po' diverso, ma non è questa la sede per questioni storiche). Quindi chi possedeva l'oro era anche colui che possedeva la moneta all'atto dell'emissione. Oggi non è più così, la moneta non rappresenta alcunché ed ha valore solo ed esclusivamente perché è convenzionalmente e legalmente accettata. Ciò che conferisce valore alla moneta, oggi, è lo Stato ed i cittadini che l'accettano (che in ultima analisi dovrebbero essere la stessa cosa). Il denaro, quindi, è di proprietà dei cittadini, ma quando viene creato e prestato allo Stato quest'ultimo deve pagare un tasso d'interesse per acquisire la proprietà di qualcosa che, in teoria, è già suo. A quale titolo la Banca Centrale presta allo Stato il denaro che non è suo? Lo fa in maniera perfettamente legale grazie al Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (in particolare l'art. 128) che, così come nel caso dell'art. 1834 del codice civile, stravolge il buonsenso.
 
Un altro errore che ci portiamo avanti dalla stratificazione delle abitudini relative al sistema monetario e finanziario è quello di considerare la moneta una merce. In effetti la moneta era rappresentativa di una merce, ma oggi non è più così da molto tempo, ciò nonostante continuiamo a comportarci come se la moneta fosse una merce.
In un sistema monetario e finanziario moderno dovrebbero esserci come minimo almeno due forme di moneta. Una che abbia la funzione di accumulo ed un'altra che abbia la funzione di scambio. La moneta che ha funzione di accumulo dovrebbe essere rappresentativa di uno o più beni. Il più importante teorico delle monete complementari, Bernard Lietaer, ad esempio ha proposto una moneta, denominata Terra la quale è rappresentativa di un paniere di merci (5).
Accumulare ricchezze non costituisce un problema a patto che queste ricchezze siano direttamente collegate con dei beni fisici. Il valore di queste ricchezze accumulate quindi diventa in relazione con il resto degli altri beni. Oggi non è così. Oggi si accumula denaro con lo scopo di fare altro denaro. L'accumulo di denaro non è in nessun modo in relazione con i beni fisici disponibili in questo pianeta. Va anche bene che un soggetto accumuli una fortuna in case, petrolio, oro, diamanti, legno, terra, ecc. Tale persona, però, deve essere esposta al rischio che questi beni possano oscillare di valore in funzione dell'evoluzione dell'economia e della società, inoltre deve occuparsi degli oneri e rischi connessi al possesso di questi  beni fisici. E' utile che esista una moneta la quale renda questo accumulo molto più semplice e riduca il più possibile i costi, ma la connessione ai beni fisici è un requisito indispensabile per dare stabilità all'intero sistema economico e monetario.
 
La seconda moneta, quella che ha la funzione di scambio, invece, dovrebbe essere molto semplicemente una unità di misura e niente più. Dovrebbe essere di proprietà del portatore e priva di tasso d'interesse (meglio ancora se con tasso d'interesse negativo, ma qui si aprirebbe un altro lungo dibattito) e dovrebbe essere emessa in funzione della quantità di beni e servizi prodotti con dei meccanismi automatici regolati dalla libera iniziativa dei soggetti economici. Tutto questo è possibilissimo senza alcuna banca che decida chi può essere finanziato e chi no.
La moneta come mezzo di scambio potrebbe essere nient'altro che una enorme stanza di compensazione multilaterale per le transazioni commerciali. Strumenti di questo di questo tipo sono già in funzione con risultati eccellenti in vari posti (anche in Italia), ma affinché possano realmente apportare benefici sistemici necessitano chiaramente di una massa critica molto elevata.
Non abbiamo alcun bisogno di banche che decidano chi può ricevere un credito o chi no. Tutto ciò di cui avremmo bisogno, in un sistema di questo tipo, è un insieme di regole automatiche che stabiliscano i limiti di accesso al credito, validi per tutti, anche al fine di limitare gli inevitabili abusi che sono connaturati, purtroppo, con la natura umana.
Una volta compresa la vera natura del denaro (6) ed effettuata la separazione fra moneta per lo scambio e moneta per l'accumulo, anche il problema dell'accesso al credito e/o dell'emissione di nuova moneta (che è poi sostanzialmente la stessa cosa) acquista una prospettiva completamente diversa. L'emissione di moneta (o la concessione di crediti) diventa un problema di equilibrio fra il valore delle merci e dei servizi prodotti da una società e la quantità di moneta-mezzo-di-scambio disponibile (7).
 
Senza scendere nei dettagli, il concetto di base è che l'attuale tipo di sistema monetario e finanziario non sono affatto indispensabili per mantenere il nostro livello di benessere economico e sociale, anzi, rappresentano l'ostacolo più grande verso il passaggio da una società della scarsità indotta, quella attuale, ad una società della prosperità sostenibile.
 
Affinché questo modello possa essere superato, però, è necessario che ci rendiamo conto che stiamo operando in base ad abitudini vecchie che non tengono conto delle nuove conoscenze e delle nuove tecnologie di cui siamo dotati. Un modello totalmente nuovo di sistema monetario e finanziario è possibile, in larga parte già teorizzato. Abbiamo solo bisogno che sempre più persone se ne rendano conto fino al punto che il cambiamento necessario diventerà evidente. Oggi, purtroppo, siamo ben lontani da quel momento.


--------------
Note:
 
(1) Un bellissimo libro da leggere su questo tema è: “Alchimia Emotiva” di Tara Bennet Goleman con prefazione di S.S. il Dalai Lama.
 
(2) Con questo termine mi riferisco al fatto che l'umanita, nel suo complesso, è dotata di risorse economiche affinché tutti possano soddisfare i loro bisogni, ma in realtà tutti viviamo in una perenne carenza di risorse finanziarie che ci impediscono di farlo. Questa carenza è una carenza indotta dal sistema, non legata ad una effettiva scarsità di risorse materiali. Il concetto è espresso in modo un po' più articolato qui: http://investire.aduc.it/editoriale/scarsita+prosperita_21452.php
 
(3) Per denaro qui intendo quello che ha corso legale. Ne avevo già parlato qui: http://investire.aduc.it/articolo/moneta+elettronica+pubblica+alcuni+chiarimenti_19929.php. Un sistema monetario ideale dovrebbe veder circolare una ecosistema di monete ciascuno aventi funzioni diverse.
 
(4) Il meccanismo della riserva frazionaria l'abbiamo illustrato più nel dettaglio in questo articolo: http://www.aduc.it/articolo/altra+moneta+possibile+altra+finanza+possibile_20434.php
 
(5) Per una spiegazione dettaglia di questo modello si può leggere qui: http://www.terratrc.org/PDF/Terra_WhitePaper_2.27.04.pdf
 
(6) Per un approfondimento su cos'è il denaro: http://investire.aduc.it/articolo/che+cos+denaro_21376.php
 
(7) Il problema potenziale è quello del così detto “azzardo morale” per il quale dovrebbero esserci delle regole che impediscano a chi adotta comportamenti antisociali di continuare a farlo, ma qui il discorso sarebbe molto lungo ed in questa sede non posso entrare nei dettagli.  
Pubblicato in:
 
 
EDITORIALI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS