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Come alcuni ricercatori hanno tradito le riviste scientifiche
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Articolo di Redazione
28 dicembre 2015 10:41
 
 C'e' qualcosa di marcio nel regno della scienza. Poco a poco, tre testate di prestigio della stampa scientifica sono state costrette a ritirate diversi studi che avevano pubblicato. In tre casi, la frode si e' manifestata nell'ambito del procedimento di rilettura della validita' degli articoli fatta dai “peer review” (revisori editoriali), cioe' nel cuore stesso del meccanismo scientifico. Per coloro che non hanno famigliarita' con questa procedura, ecco qual e' il percorso che deve essere seguito dai ricercatori che vogliono pubblicare il risultato dei loro lavori. Redigono il loro studio e lo inviano ad una rivista. L'editore della stessa invia poi il testo ad uno o piu' specialisti, coloro che ri-leggono, che, in virtu' della loro esperienza, sono nel contempo in grado di decidere di rigettare questo articolo e fare un'analisi critica. Spesso anonimi, possono decidere di respingerlo se lo giudicano poco interessante o non al livello della rivista; essi possono anche, prima di pronunciarsi, domandare ad alcuni dei chiarimenti o dei nuovi esperimenti; essi possono infine accettare lo studio, in generale aggiungendo correzioni e precisazioni. Se gli esperti danno il semaforo verde, il testo e' pubblicato.
Tra l'invio iniziale e la pubblicazione dell'articolo, tutto il procedimento puo' prendere diverse settimane, anche diversi mesi, ed alcune valutazioni dei “peer reviw” garantiscono qualita' e serieta' della rivista. Ma quando il “peer review” e' piratato, come e' accaduto in diverse occasioni, e' tutto il castello scientifico che ne viene compromesso. Le tre vicende sono state rivelate al grande pubblico dall'eccellente sito “Retraction Watch”.
La prima e' datata 16 dicembre. L'editore Hindawi e' stato costretto a ritirare in un colpo solo dieci articoli in cui uno dei due co-autori, il sud-coreano Jason Jung, aveva fraudolentemente fatto lui stesso il rapporto di rilettura. E' evidentemente piu' facile vedere il proprio lavoro accettato da una rivista quando si fa da se stessi la propria valutazione...
La seconda vicenda riguarda un grande nome dell'editoria scientifica, il Nature Publishing Group (NPG), che, come indicato dal suo nome, pubblica la prestigiosa rivista Nature. In un laconico comunicato diffuso il 18 dicembre, il NPG fa sapere che tre articoli, tutti redatti da una équipe cinese e apparsi sulle riviste “Cancer Gene Therapy” e “Spinal Cord”, sono stati ritirati, cioe' rinnegati. Non ci sono molte spiegazioni ma, ancora una volta, si tratta di una frode al livello di “peer review”. Infine, “Retraction Watch” ha annunciato il 24 dicembre che il gruppo editoriale SAGE, dopo aver condotto un'inchiesta su degli studi sospetti che erano stati sottoposti ad una delle sue riviste, il Journal of the Renin-Angiotensin Aldosterone System (JRAAS), aveva ritirato 21 articoli. Otto di questi erano gia' stati pubblicati, tutti scritti da équipe cinesi...
Complessivamente, in meno di dieci giorni, 34 studi sono quindi stati messi nel dimenticatoio della scienza. Questa raffica di ritrattazioni non e' in realta' una sorpresa, perche' fa parte di una sorta di “operazione mani pulite” alla quale i grandi editori del mondo scientifico hanno deciso di dedicarsi da un anno. A dicembre del 2014, in effetti, il Comitato sull'etica delle pubblicazioni (COPE), organizzazione no-profit che raggruppa piu' di 1.000 editori scientifici nel mondo, ha lanciato un segnale d'allarme. In un comunicato, il COPE constatava “sistematici ed inconvenienti tentativi per manipolare il procedimento di revisione dei 'peer review' di diversi giornali appartenenti a diversi editori. Sembra che queste manipolazioni siano state orchestrate da un certo numero di agenzie terze per offrire i propri servizi a degli autori”.
Per comprendere cio' che puo' sembrare un po' oscuro in questo estratto, bisogna dedicare qualche minuto al retrocucina della scienza, la' dove bolle la ricerca. Molto popolari in Asia -ed essenzialmente in Cina- le agenzie alle quali si riferisce il comunicato del COPE sono degli uffici che, dietro remunerazione, propongono ai ricercatori che hanno problemi nel farsi riconoscere i propri studi e che sono sottomessi alla pressione del “Pubblicare o morire”, degli articoli chiave gia' pronti o, piu' semplicemente, un “aiuto” alla pubblicazione. E, talvolta, l'aiuto diventa una truffa. Come succede? Tre sono i casi principali. Nei primi due, i truffatori approfittano del lassismo delle riviste pigre, che domandano agli autori di fornire coi loro articoli una lista di specialisti di loro gradimento che potrebbero servire per la rilettura. Prima possibilita': i potenziali ricercatori sono in combutta con gli autori (o remunerati dalle agenzie per renderli piu' disponibili…) e, in attesa di un qualche ritorno, giocano a quel “passami l'insalata ed io ti mando il rabarbaro” caro ad un uomo politico francese che non conosce i suoi classici (1).
Seconda possibilita', nettamente piu' contorta, ma visibilmente piu' in voga: gli autori o, piu' spesso, le agenzie che agiscono per conto loro, forniscono il nome di ricercatori ma con falsi indirizzi di posta elettronica. E quindi, senza dubitare della manfrina, le riviste inviano loro gli studi domandando di valutarli! E' sufficiente dare una risposta benevola ma con un assortimento di qualche giudizievole osservazione, in modo da non rimettere in discussione la fiducia degli editori, e il gioco e' fatto: un “peer review” ha validato il lavoro, lo si puo' pubblicare. Nell'ultimo caso preso in considerazione, si e' trattato di un pirataggio classico: qualcuno penetra nel sistema informatico che gestisce gli studi in rilettura ed indirizza quelli che vuole che siano validati ad un “peer review” fittizio o complice. E' quanto accaduto per il giornale, Optics & Laser Technology, del gruppo Elsevier, che ha dovuto ritirare nel 2013 una decina di articoli fraudolentemente accettati.
Dopo che e' scoppiato lo scandalo di queste manipolazioni dei “peer reeviw”, secondo “Retraction Watch” ci sono state circa 300 ritrattazioni, la maggior parte per studi provenienti dall'Asia -Cina, Taiwan, Corea del Sud- e che coinvolgevano le famose agenzie del mercato nero della scienza, che abbiamo ricordato prima. Da un mese, Pechino, desiderosa di restaurare una crediblita' scientifica un po' scossa, ha reagito vietando ai ricercatori cinesi di lavorare con queste agenzie. In quanto agli editori, essi hanno lanciato diverse indagini interne le cui ricadute non hanno sicuramente finito di farsi sentire. Numerose sono anche le riviste che hanno promesso di non domandare piu' agli autori di fornire loro una lista di potenziali ri-lettori. E se ne trae lezione che la cosi' importante validazione si debba basare su dei colleghi e non dei fantasmi.

(1) ndr: si tratta del'ex-presidente della Repubblica  Nicolas Sarkozy, attuale leader de Les Repubblicains. Frase pronunciata nella campagna elettorale per il secondo turno delle recenti regionali, come indisponibilita' del suo partito a quanto, in un primo tempo, aveva paventato il primo ministro socialista per non presentare propri candidati a confronto con il Fronte National.

(articolo di Pierre Barthélémy, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 28/12/2015) 
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